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 2012  agosto 28 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Mario Monti
Il Ministro degli Interni è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro degli Esteri è Giulio Terzi di Sant’Agata
Il Ministro della Giustizia è Paola Severino
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Vittorio Grilli
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Francesco Profumo
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Elsa Fornero
Il Ministro della Difesa è Giampaolo Di Paola
Il Ministro dello Sviluppo economico è Corrado Passera
Il Ministro delle Politiche agricole è Mario Catania
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Corrado Passera
Il Ministro della Salute è Renato Balduzzi
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Lorenzo Ornaghi
Il Ministro dell’ Ambiente è Corrado Clini
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali, turismo e sport è Piero Gnudi (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Fabrizio Barca (senza portafoglio)
Il Ministro della Cooperazione internazionale e integrazione è Andrea Riccardi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Filippo Patroni Griffi (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Dino Piero Giarda (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Domani Monti incontra la Merkel e intanto escono interviste piuttosto significative, e indiscrezioni altrettanto stimolanti su quello che la Germania avrebbe realmente in mente di fare con l’euro e con l’Europa. Ci sono due appuntamenti decisivi alle viste: il 6 settembre la riunione del Consiglio direttivo della Bce, nel quale la linea Draghi (tenere sotto controllo la politica monetaria, cioè dei tassi, anche acquistando titoli sovrani) dovrà essere definitivamente approvata. Su questo, c’è l’intervista di Jens Weidmann allo Spiegel, dove si ribadisce la contrarietà assoluta della Banca centrale tedesca o Bundesbank a questa linea: Weidmann ha già votato contro, unico di tutto il board, nel precedente consiglio. E, secondo appuntamento, quello del 12 settembre a Karlsruhe, quando i giudici della corte costituzionale tedesca dovranno dire se il fondo salvastati Esm, col quale si finanzierebbero i paesi in difficoltà, è compatibile o no con la legislazione tedesca.

È una materia assai intricata, che mi ostino a studiare – leggo quasi sillabando le frasi più difficili – ma nella quale mi oriento male.

Bisogna cominciare, forse, dal concetto di “banca centrale”. La Banca centrale è quella che stampa le banconote. Se stampa troppe banconote, i prezzi salgono e c’è inflazione. Se ne stampa troppo poche l’economia soffoca. Una volta ogni Banca centrale nazionale stampava le sue banconote, la nostra le lire, quella tedesca i marchi, quella francese i franchi eccetera. Chi stabiliva però il numero di banconote da stampare? Al tempo dei tempi non c’era nemmeno la banca centrale, pensi che alla fine dell’Ottocento in Italia le banche autorizzare a stampare carta moneta erano sei e da questo assurdo venne fuori il famoso scandalo della Banca Romana del 1895 (il buon Bernardo Tanlongo, a capo di quella banca, si faceva stampare a Londra banconote con i vecchi numeri di serie, e con queste banconote vere-false finanziava poi i politici e forse lo stesso Giolitti). A un certo punto si stabilì perciò che una sola Banca avrebbe stampato le lire. Però a decidere quanto stampare furono per molti anni i governi, e questo dava luogo a ogni sorta di pasticci, si concedevano per esempio degli aumenti agli statali e subito li si finanziava stampando più banconote e creando storture sempre più difficili da correggere. Infine, si arrivò alla decisione di separare banca e politica: il numero di banconote da stampare e più in generale la gestione del credito, con la determinazione dei tassi e il resto, non era più affare dei ministri del Tesoro, ma solo dei governatori delle banche centrali. Governatori indipendenti, talmente indipendenti che fino al 2005 era stabilito, da noi, che restassero in carica a vita. Questo punto – separazione della politica dalla banca – è essenziale per capire quello che sta succedendo.

Perché?

Se il ministro del Tesoro finanzia lo stato emettendo Bot o Btp e la sua Banca centrale glieli compra, abbiamo vanificato la separazione tra politica e moneta. Quindi è decisivo che lo Stato bisognoso di soldi non se li vada a cercare e soprattutto non li trovi a casa sua. Quando Weidmann attacca Draghi dice sostanzialmente questo: se la Bce – unica oggi a stampare banconote nell’area dei 27 paesi euro – compra i titoli dei paesi affiliati, e specialmente di quelli peggio messi, infrange il più sacro dei princìpi, quello della separazione tra politica e banca.

Quindi ha ragione.

Sì, se potessimo giudicare la vita con i manuali. Ma giudicare la vita con i manuali non si può, e in questo momento stiamo assistendo all’assurdo che i mercati dànno più credito, cioè fanno pagare meno interessi, all’Irlanda, debitore inadempiente un anno e mezzo fa e salvato dall’Europa, che a Italia e Spagna, puntualissimi finora nel far fronte alle loro incombenze. Di fronte all’assurdo sono ammesse incursioni nel discutibile e quindi Draghi fa bene a prepararsi a qualche intervento spericolato. Del resto la Germania si comportò esattamente nello stesso modo non solo ai tempi di Hitler, per uscire da un’inflazione in cui un chilo di pane costava 24 mila miliardi di marchi, ma anche alla fine degli anni Sessanta (secondo uno studio Paribas) e ancora a metà anni Settanta, come ha rivelato Peter Bofinger: nel 1975 nessuno gli comprava i Bund, che erano arrivati a rendere il 10,74%, e allora la Bundesbank soccorse il governo e comprò lei. Messa sotto accusa, la Bundesbank si difese così: «Le nostre politiche di mercato aperto» disse Helmut Schlesinger, poi governatore «non sono dirette a finanziare il deficit pubblico, ma solo a regolare il mercato monetario». Tale e quale la ragione che avanza il sottilissimo Draghi per fare quello che vuol fare.

E la Merkel?

Sta lavorando a un progetto di unificazione politica, cioè al progetto di un primo passo di unificazione politica. Dovrebbe farcelo conoscere in dettaglio a dicembre, ma qualche anticipazione comincia a circolare. La Kanzlerin sta pensando a un’unione fiscale che uniformi le aliquote Iva e preveda tetti uniformi per le spese di sanità, welfare e pensioni e politiche di welfare comuni per le tutele dei lavoratori e gli investimenti pubblici. L’Unione europea si trasformerebbe in uno stato federale, il Parlamento di Stasburgo approverebbe dal centro i vincoli di bilancio e la Banca centrale europea potrebbe agire come una vera banca centrale, fare da compratore di ultima istanza dei propri titoli, muoversi autonomamente senza aspettare il via libera dai vari paesi.

E a quel punto?

Emetterebbe Eurobond, cioè si farebbe carico di tutto il debito europeo. E non avrebbe nessun vincolo per comprare titoli sovrani sia sul mercato secondario che su quello primario.


[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 28 agosto 2012]

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