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 2012  agosto 28 Martedì calendario

LAMPEDUSA, IN ROVINA LA VILLA DI SILVIO DOVEVA RILANCIARE IL TURISMO SULL’ISOLA


Ruderi di un miliardario. Quel che resta di uno spot pagato due milioni di euro e abbandonato al suo destino. Resta il cancello in legno, roso dalla salsedine del mare che quasi lo lambisce dalla spiaggia a pochi metri. Restano le pareti bianche della villa, scrostate dall’umidità di un anno e oltre trascorso senza cure e manutenzione. Restano quei lunghi rami crollati proprio sull’uscio di ingresso dalle due palme alte che affiancano e che danno il nome alla villa.
A vederla così, dalla spiaggia di Cala Francese, Villa Due Palme oggi appare scenografia plastica di un potere ormai tramontato. Ma forse è solo una suggestione. Comprata 14 mesi fa da Silvio Berlusconi tra annunci e grandi promesse per il futuro dell’isola («Sono diventato lampedusano»), in
questa estate 2012 gli unici ad avvicinarsi alla costruzione sono i tanti turisti che dalla spiaggia scattano foto e si chiedono se sia davvero possibile che il Cavaliere abbia abbandonato cosi una sua residenza. Tanto decadente lo scenario, che un mese fa uno dei legali dell’ex premier, circondato da una squadra di geometri, ingegneri e tecnici, si è presentato in via Roma, al neo sindaco Giusi Nicolini, con tutti i documenti in regola: «Dal primo ottobre il Dottore vorrebbe rimettere in sesto la villa».
Ma da queste parti ormai la novitá non suscita più emozioni. Il «Dottore» non è più a Palazzo Chigi. Ma soprattutto, da quel comizio in piazza e il sopralluogo a Cala Francese del 30 marzo, il leader Pdl non si è fatto mai più vedere.
«Abbiamo tanti di quei problemi seri da affrontare, da pensare ad altro — taglia corto la Nicolini, primo cittadino da maggio, leader ambientalista locale — Quella sortita di un anno fa credo sia servita a Berlusconi per esigenze politiche legate al momento. E poi questa isola è un po’ selvaggia, non so se sia tagliata per vip e leader politici. Spero almeno che questi lavori, con tutti gli operai impegnati, portino almeno un po’ di turismo invernale», racconta ironica il sindaco. La casa — che leggenda vuole sia stata segnalata al capo dall’agrigentino Angelino Alfano — cambierá volto: sarà messa in sicurezza la strada dissestata e fatti i lavori all’edificio malmesso. Ma sará davvero la volta buona?
«Sono diventato lampedusano
anch’io, mi sono collegato a Internet, ho cercato una villa e l’ho comprata» proclama quel giorno di primavera del 2011 Berlusconi. Piena emergenza immigrazione. I residenti in rivolta contro il governo che li ha abbandonati in balia delle migliaia di immigrati che sbarcano ogni giorno, il centro di prima accoglienza ormai esploso. Gli applausi scrosciano alle parole del Cavaliere. E lui: «Se i lampedusani saranno insoddisfatti potranno riversare su questa casa il loro scontento. La potranno imbrattare, sono autorizzati». I lampedusani quella casa l’hanno semplicemente ignorata. Non fosse altro perchè il proprietario non si è fatto mai più vedere. Nemmeno dopo che a fine giugno 2011 il rogito, travagliato per ragioni burocratiche, é stato finalmente
sottoscritto. È costata «sotto i due milioni di euro», spiegava in quei giorni vago Alfredo Gennaro D’Agata, titolare dell’agenzia immobiliare Vulcano Consulting incaricata della vendita. Che avrebbe fatto lievitare, secondo stime molto approssimative, a quota 29 il numero delle residenze del Cav.
Va detto che la costruzione ha uno scarso imprinting berlusconiano. La pista dell’aeroporto ad appena cento metri distanza, la spiaggetta pubblica giusto davanti il cancello, il bar-gazebo per noleggio ombrelloni a 20 metri. Con chiosco «Salsiccia e cipolle» annesso. «Mai visto nessuno dentro — racconta il signor Franco al bar lí accanto — Viene giusto il giardiniere, è lo stesso che c’era coi precedenti proprietari». Nessuna invasione di nuovi turisti dopo quello spot e zero milioni per l’isola. Ma quell’unico posto di lavoro almeno.