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 2018  agosto 10 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Maria Elisabetta Alberti Casellati
Il Presidente della Camera è Roberto Fico
Il Presidente del Consiglio è Giuseppe Conte
Il Ministro dell’ Interno è Matteo Salvini
Il Ministro degli Affari Esteri è Enzo Moavero Milanesi
Il Ministro del Lavoro, Welfare e sviluppo è Luigi Di Maio
Il Ministro della Giustizia è Alfonso Bonafede
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giovanni Tria
Il Ministro delle Politiche comunitarie è Paolo Savona
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Marco Bussetti
Il Ministro della Difesa è Elisabetta Trenta
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Danilo Toninelli
Il Ministro della Salute è Giulia Grillo
Il Ministro per la Famiglia e disabilità è Lorenzo Fontana
Il Ministro per il Sud è Barbara Lezzi
Il Ministro degli Affari Regionali e Autonomie è Erika Stefani
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Alberto Bonisoli
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Gian Marco Centinaio
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Sergio Costa
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Giulia Bongiorno
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Riccardo Fraccaro
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Michael Manley

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Jerome Powell
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Pedro Sanchez
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Ram Nath Kovind
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

I corsivi di venerdì

Massoni

il Giornale
Non avendo problemi, in Sicilia, se li creano. Non bastassero la mafia e l’antimafia, la disoccupazione e lo sconvolgimento del paesaggio, gli sfaccendati parlamentari dell’Assemblea regionale si trastullano con disegni di legge come quello che impone l’obbligo di dichiarare l’affiliazione dei deputati e degli assessori regionali a logge massoniche e similari. Il proponente è Claudio Fava, che si compiace di sovrapporre associazione a delinquere con le libertà di associazione religiosa, culturale, politica previste dall’articolo 18 della Carta Costituzionale. Un simile arbitrio era stato tentato nelle Marche e prontamente dichiarato illegittimo dal Consiglio di Stato. Infatti la norma discrimina l’appartenenza alla Massoneria da ogni altra per cui non è richiesta alcuna declaratoria. Le leggi speciali odorano di stato di polizia e di dittatura. E umiliano un’appartenenza come se essa stessa fosse un crimine. Il crimine presuppone una responsabilità individuale. La massoneria ha una storia gloriosa che non può essere infangata dai disturbi persecutori di un Fava, seguito da parlamentari distratti e opportunisti, privi di rispetto per la storia e per la libertà di idee, senza nulla fare di penalmente rilevante. Essere massoni non significa essere criminali. Gli iscritti al Grande Oriente d’Italia, anche per statuto interno, devono avere i medesimi obblighi di rispetto delle leggi dello Stato, con la «dovuta obbedienza e la scrupolosa osservanza alla Costituzione dello Stato democratico e alle Leggi che ad essa s’ispirino». La vera colpa è ignorarlo.
Vittorio Sgarbi


Frankenstein
La Stampa
Duecento anni dopo 
 un’altra creatura 
 è stata creata in laboratorio:
il governo giallo-verde.
Jena


Marcinelle
Corriere della Sera
Nel novero, ormai grottesco ed estenuante, delle parole in libertà buttate là dai politici, si aggiunge il pensierino del ministro del Lavoro Luigi Di Maio a proposito della catastrofe di Marcinelle dell’8 agosto 1956. Tra le «riflessioni» che azzarda il vice presidente del Consiglio c’è questa: la tragedia di Marcinelle «insegna che non bisogna partire». Lega e Fratelli d’Italia si sono ben guardati dal commentare questa frase infelice. In compenso hanno urlato all’«offesa» dopo la dichiarazione del ministro degli Esteri Enzo Moavero, che ha ragionevolmente invitato a non dimenticare l’emigrazione dei nostri padri e dei nostri nonni in un’epoca in cui si producono tante tragedie di migrazione. In pratica segnalando un’affinità tra la miseria italiana di ieri e la miseria che costringe molte popolazioni, in questi anni, a partire all’estero rischiando la vita. E non si vede proprio dove sia l’«offesa»: a meno che non si ritenga che i nostri morti abbiamo più valore e più dignità dei morti altrui. È grave, semmai, fare della memoria un esercizio puramente celebrativo, inerte e autoconsolatorio. Ed è, piuttosto, offensivo (senza virgolette) per i 136 morti italiani di Marcinelle, partiti in Belgio in cambio di carbone, esattamente come per i migranti morti oggi in Italia e in Europa, liquidarli con una puerile tautologia: non bisognava e non bisogna partire. Quasi che non sia proprio il «bisogno» ad averli spinti a partire e che allora, come oggi, si trattasse di scegliere. Ministro Di Maio, provi a dirlo alle vedove, agli orfani e ai sopravvissuti di Marcinelle che dal 1946 sono saliti sui treni per Charleroi per andare ad abitare nelle baracche degli ex prigionieri di guerra. Non si è mai trattato di scegliere: le migrazioni per povertà (e tanto più per le guerre o per le persecuzioni) si sottraggono al facile auspicio del «non bisogna», sono una condanna che nessuno vorrebbe mai vivere, uno sradicamento che procura sofferenza e talvolta morte. Tragedie su cui bisognerebbe (anzi, assolutamente bisogna) calibrare le parole evitando di affidarsi al primo pensierino che le banalizza e perciò, appunto, le offende.
Paolo Di Stefano 

Marte
Il Foglio
Su Marte è in attività da un tempo immemorabile un dipartimento dedicato alla ricerca sulla possibilità che ci fosse vita sulla terra. Ha avuto attorno al XVII secolo terrestre d.C. una sua epoca d’oro, studiosi di gran prestigio, scoperte emozionanti, e i giovani marziani più brillanti facevano a gara per esservi assunti. Poi, piano piano, è subentrata un’abitudine sempre più vicina alla rassegnazione e comunque alla noia. Ridotto il numero dei ricercatori, ancora più ridotta la qualità dell’attenzione, quasi tutto delegato alle registrazioni degli strumenti e alla loro archiviazione. Salvo che i marziani vi riparino in folla per le tempeste di sabbia, succede che in certe notti (la durata del giorno su Marte è quasi uguale a quella della terra) nei vasti locali del dipartimento resti un solo addetto, e a volte anche lui timbra e se ne torna fuori a farsi i fatti suoi.
Come per tutte le grandi interrogazioni sull’universo, il problema alla fine è la mancanza o la pigrizia di chi dovrebbe leggere e confrontare il magazzino delle registrazioni. Nella notte marziana dell’8 agosto 2018 gli strumenti hanno registrato dall’Italia solo una notizia che diceva: “Ma a fine serata arriva anche il commento di Luigi Di Maio, con una frase destinata a far discutere: ‘Io penso che queste tragedie storiche devono farci riflettere. La tragedia di Marcinelle ci deve ricordare che non bisogna emigrare’.” L’addetto, una giovane marziana precaria, per vocazione violinista, ha annotato: “Forse non c’è vita sulla terra. Se c’è, non vale la pena”. Poi ha spento ed è uscita con passo leggero nella notte gelida e stellata.
Adriano Sofri


Nomine
ItaliaOggi
Il centrosinistra è sgomento perché la maggioranza pentaleghista, dopo aver vinto le elezioni, non mantiene al suo posto, come se niente fosse successo, l’alta dirigenza di centrosinistra (spesso, a suo modo, anche competente, non c’è dubbio) e si ostina invece a voler mettere nei gangli del potere dei dirigenti (sinora altrettanto preparati, pare) vicini alle sue posizioni politiche. Il ministro pd che, fiutando il peggio, tre mesi prima delle elezioni, aveva riconfermato in blocco il suo cda delle Fs, è indignato perché questo sia stato sostituito. Non si vuol rendere conto (lui e gli altri) che al governo non c’è Berlusconi che, per quieto vivere, confermava nel loro posto i suoi avversari. Basti pensare alla solenne conferma ai Beni culturali di Salvatore Settis, uno che, al solo sentire il nome di Forza Italia, diventava idrofobo. L’anomalia, su queste scelte, era di Berlusconi o della maggioranza pentaleghista?  


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