Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Apertura ritardata di tre ore, ieri mattina a Roma, del Colosseo, del Foro romano, del Palatino, delle Terme di Diocleziano, di Ostia antica. Motivo: un’assemblea sindacale di tutto il personale convocata per via di varie inadempienze dell’amministrazione. Si sono perciò formate file di turisti piuttosto cospicue (al Colosseo, è stato calcolato, tremila persone), per cui il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini s’è infuribondito, il presidente del Consiglio Matteo Renzi pure e in consiglio dei ministri è stato varato un decreto che fa rientrare musei e luoghi di cultura tra i servizi pubblici essenziali, il che renderebbe più complicati (ma Camusso dice di no) scioperi e assemblee. I sindacati sono furibondi a loro volta, e insomma siamo all’ennesimo teatrino italiano, non so quanto appassionante.
• Chi ha ragione?
Dividerei la risposta in due capitoli. Intitolerei il primo capitolo: “La fattispecie”. Intitolerei il secondo capitolo: “Lo spirito dei tempi”. Cominciamo?
• Cominciamo.
La fattispecie dà senz’altro ragione ai sindacati. L’assemblea è stata chiesta nei tempi previsti e il sovrintendente, con le regole attuali, non aveva il potere di bloccarla. Le ragioni dell’assemblea, stando ai comunicati e al manifesto affisso, sembrano piuttosto forti specialmente nei primi due punti: mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie (aspettano da undici mesi); contratto di lavoro che nella parte economica non si rinnova da anni nonostante la Consulta abbia dichiarato incostituzionale il blocco dei salari. Negli altri due punti i sindacati chiedono il confronto sulla creazione di un Consorzio per la gestione dell’Area centrale e di un altro confronto sull’organizzazione del lavoro all’interno della Soprintendenza. Queste sono richieste dal sapore vecchio, poco in linea con i tempi. Franceschini, Renzi e Marino se la sono presa con i sindacalisti rovina-turismo ma non hanno detto una parola nel merito. Le file dei turisti non sono poi colpa del sindacato ma di tutta la struttura comunale o della sovrintendenza che non ha pensato a un’informazione adeguata per i turisti affiggendo manifesti dappertutto in modo visibile. Il sindacato s’è limitato ad appiccicare un comunicato in inglese, in un punto poco visibile e anche con un errore materiale (si annunciava la chiusura fino alle 23 invece che fino alle 11). Quindi, in base a quello che capisco, le rappresentanze sindacali, in questo caso, hanno ragione.
• Poi c’è lo spirito dei tempi.
Il sito di “Repubblica” ha interrogato i suoi lettori, se capiamo qualcosa della linea di quel giornale lettori schierati soprattutto a sinistra. L’80 per cento dei diecimila che hanno risposto ha barrato la casella «Ha ragione il ministro: le attività sindacali vanno regolate come quelle di trasporti e sanità». La casella «Il ministro sbaglia» ha raccolto appena il 5% dei consensi. Questo è lo spirito dei tempi. L’opinione pubblica sente che il sindacato è ormai un agglomerato di interessi suoi propri, che fa quello che fa più per sopravvivere come organizzazione che per rappresentare l’interesse dei lavoratori o, come ci si illudeva ai miei tempi, l’interesse generale della società. La Camusso ha rilasciato una dichiarazione stizzita, del tutto non all’altezza dell’enorme problema che hanno di fronte Cgil, Cisl e Uil: «... allora si dica chiaramente che i lavoratori non possono più avere strumenti di democrazia...». Ma nessuno pensa più che questa sia “la democrazia”, e chi lo pensa tante volte è in malafede. Il sindacato rifiuta una riflessione profonda e spietata su se stesso.
• È giusto equiparare il lavoro nei musei all’autotrasporto o magari ai servizi di polizia?
Non si devono varare leggi sull’onda di un’indignazione del momento. E poi per decreto! Dov’è l’urgenza che giustifica un decreto? È che l’altra strada è più difficile: regolare con una legge la natura del sindacato. A parte che i sindacati di solito non vogliono, ma una legge che disciplini il sindacato - tra l’altro prevista dalla Costituzione - non potrebbe essere varata senza un’analoga legge che disciplini anche i partiti. Magari definendoli una volta per tutte soggetti privati con fini di lucro e obbligandoli a presentare i bilanci e pagare le tasse. Magari obbligandoli a quotarsi in Borsa in modo da essere poi sottoposti ai controlli della Consob.
• Le dichiarazioni di Renzi e Franceschini?
Franceschini: «La misura è colma» ricordando poi che queste azioni sindacali arrivano in un momento di massima domanda turistica, con Expo e il Giubileo. Renzi (twittando): «Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #Colosseo#lavoltabuona».
(leggi)