Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altra notte Moody’s ha inopinatamente degradato il debito italiano, facendolo scendere di tre gradini, da Aa2 a A2, con outlook negativo. Il nostro rating è a questo punto più basso di quello di Spagna, Slovacchia, Estonia ed è a livello di Botswana, Malta, Polonia. Gli analisti assicurano tuttavia che «il rischio default per l’Italia è remoto».
• Perché “inopinatamente”? Si sapeva che sarebbe
successo.
Quelli di Moody’s sono intervenuti almeno 15 giorni
prima del previsto. Si sapeva che ci avrebbero declassato di una posizione, si
pensava probabile uno scivolo di due scalini, ma un capitombolo di tre era
effettivamente impensabile. Le motivazioni sono le stesse di Standard and
Poor’s (le ricordo che anche S&P ci ha retrocesso pochi giorni fa): la
bocciatura è dovuta «in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e
politiche» e «in parte all’aumento dei rischi al ribasso per la crescita
economica e all’indebolimento delle prospettive globali». C’è anche un giudizio
pesante sul governo. «L’economia italiana continua a fronteggiare le sfide alle
sue debolezze strutturali, ma questi impedimenti non possono essere rimossi
rapidamente», visto che «il piano di riforme del governo è appena avviato e ha
bisogno di essere implementato in modo efficiente». «Oltre la metà delle misure
di consolidamento fiscale sono basate sull´aumento delle entrate il che rende i
piani vulnerabili rispetto all’elevato livello di incertezza sulla crescita
economica dell’Italia e nel resto dell’Ue». Inoltre, sembra «difficile
raggiungere un consenso politico su tagli alla spesa aggiuntivi». Ieri ci sono
state poi altre prese di posizione che integrano e se possibile aggravano
questo giudizio. Nel consiglio d’Europa il segretario generale dell’Ocse, Angel
Gurria, sentendo che il senatore Santini (Pdl) se la prendeva con le agenzie di
rating, gli ha risposto in perfetto italian «Dalla crisi si esce con la
crescita, e non c’è crescita se prima non si ristabilisce un clima di fiducia e
di credibilità». Idem la Merkel: «Roma è stata declassata due volte, ora deve
rispettare i suoi impegni e applicare le decisioni che ha preso perché ha tutte
le possibilità di riconquistare la fiducia dei mercati.»
• Come si spiega che ieri piazza Affari è andata
su di tre punti e mezzo e che tutte le borse hanno guadagnato?
Probabilmente gli effetti del downgrading, atteso
anche se non così presto, erano già stati scontati. I mercati si sono convinti
che c’è un piano per salvare i debiti delle banche, che la Grecia, anche se in
default, non uscirà dall’area euro e che insomma la cancelliera e gli altri non
hanno intenzione di mandare all’aria la moneta unica.
• Su che si basa quest’idea?
L’altro ieri a Bruxelles c’è stata una riunione dei
27 ministri finanziari ed è cominciatoi davvero lo studio di un piano
salva-banche. Tre linee possibili: 1, gli Stati ricapitalizzano le banche più
fragili, cioè quelle che stanno sotto un determinato livello di
patrimonializzazione (controindicazione: gli Stati in questo momento non
possono/debbono ulteriormente indebitarsi); 2, i prestiti a rubinetto della
Bce, ora semestrali, diventano annuali o biennali; 3, l’Efsf, cioè il fondo
salvastati da 440 miliardi, si trasforma in banca, si fa finanziare dalla Bce e
soccorre a sua volta le banche nazionali (ipotesi avversata finora da Trichet)
oppure fornisce garanzie per un 20% del debito sovrano dei paesi meno inguaiati
come Italia e Spagna. Ieri la Merkel ha dato la sua versione di questi percorsi
possibili: prima di tutto le banche devono cercare di ricapitalizzarsi da sé,
cioè gli azionisti devono tirar fuori i soldi oppure si devono far entrare
nuovi soci o magari si può procedere con fusioni o incorporazioni. Se questa
linea non ha successo, ci vorrà una parziale nazionalizzazione con il
sottinteso che, a crisi passata, gli stati si libereranno delle quote. Se non
basterà neanche l’intervento dello Stato, allora ci penserà in qualche modo
l’Europa. Badi che non c’è niente di deciso, queste sono linee generali,
enunciazioni tutte da verificare.
• Questo brutto voto di Moody’s non potrebbe
significare che c’è un complotto contro l’Italia?
Di sicuro il mondo vuole che Berlusconi si tolga di
mezzo. Le ho già detto un’altra volta che Roubini valuta che con la caduta del
premier il nostro famoso spread recuperebbe 50-100 punti. A Roma si diche anche
che l’attacco di Bagnasco allo stile di vita dissoluto sia stato chiesto dai
tedeschi al papa in visita da loro, e che Benedetto abbia subito telefonato al
presidente della Cei perché si muovesse.
• Nonostante questo il premier resiste.
Sta comunque preparandosi all’eventualità di un voto
nel 2012. Metterebbe in piedi una lista “Per Silvio” alleandosi col Pdl in una
coalizione che avrebbe Alfano come candidato alla presidenza del Consiglio.
Niente di ufficiale per ora. Ma sta facendo fare i sondaggi e quest’idea gli
frulla effettivamente per il capo
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 6 ottobre 2011]
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