Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Frattini, Sacconi, Brunetta, Cicchitto, altri ex socialisti, la moglie, i due figli hanno ricordato ieri mattina, con una cerimonia nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet (Tunisia), la morte, avvenuta proprio laggiù il 19 gennaio 2000 (dieci anni domani), di Bettino Craxi, leader per tre lustri del Psi, personaggio chiave della storia politica recente, centro di tutti gli anatemi suscitati da Mani Pulite e causa involontaria, da ultimo, di altre lacerazioni, dovute all’idea milanese di dedicargli una strada. Se il peso politico del personaggio è indiscutibile, è anche vero – s’è detto da parte di chi ha avversato l’idea della via – che egli è morto nella condizione giuridica del latitante, condannato, con due sentenze passate in giudicato, a un totale di dieci anni di reclusione per corruzione nel processo Eni-Sai e per le mazzette corse durante la costruzione della metropolitana milanese.
• E’ una storia che tutti raccontano alla rovescia. Partendo da condanne e latitanza.
Sì, e non è giusto. Pesa un giudizio storico (e un dubbio) su Craxi e la politica del Psi negli anni che lo riguardano. E pesa un giudizio storico (e un dubbio) sul modo con cui fu condotta l’inchiesta di Mani Pulite, che disintegrò il Psi, la Dc e gli altri partiti che ruotavano a quel tempo intorno ai governi, e lasciò intatto il Pci, che pigliava soldi come minimo dalle cooperative e dai russi. La classe politica del 1992 fece una figura penosa di fronte al grande discorso di Craxi, quello pronunciato al momento della fiducia al governo Amato (3 luglio 1992), in cui il segretario dichiarò che nessuno era innocente in quel Parlamento, che tutti i partiti s’erano finanziati attraverso le tangenti e che chi avesse sostenuto il contrario avrebbe dovuto essere considerato uno spergiuro. Nessun uomo politico si alzò a contraddirlo. Adesso il giudice D’Ambrosio ammette che quel discorso fu onesto. E Fassino ha dichiarato poi che gli altri partiti «speravano di farla franca e lasciarono Bettino da solo».
• Quindi, un innocente.
Non lo so. Di sicuro un colpevole dal punto di vista politico: parlò per primo della necessità di riformare lo Stato, ma non gli venne in mente che il problema da affrontare era quello della corruzione, in generale, e in particolare dell’impossibilità di continuare a finanziare i partiti col sistema delle tangenti. Sostenere che non ne sapesse niente, come qualcuno ha tentato di fare, è patetico. Non capì il fenomeno della Lega, allora nascente. Non capì il sentimento degli elettori al momento del referendum sulla preferenza unica, commettendo la gaffe doppia di invitare i cittadini ad andare al mare. Ancora a pochi mesi dagli avvisi di garanzia che lo avrebbero travolto, progettava di tornare a Palazzo Chigi. Come si dice: aveva completamente perso la mano. Giuliano Amato sostiene che fu colpa del diabete.
• Meriti?
Molti. Portò il partito socialista fuori dall’alveo del marxismo-lenismo, facendogli recuperare le ragioni del riformismo e una tradizione più libertaria, quella di Proudhon. Con questo allineò il Psi nel corteo dei partiti di ispirazione liberale, mettendolo nella tradizione risorgimentale. Era infatti anche un appassionato di quel nostro pezzo di storia, e in particolare di Garibaldi. Gravissima è la responsabilità del Pci di non aver capito che su questo terreno doveva essere costruita un’alleanza tra le due forze e non su quello, puramente agonistico, del dominio a sinistra. All’apparente arroganza di Craxi, i comunisti opposero un’arroganza sostanziale e un’assenza di progettualità che li ha ridotti a quello che sono ora. Craxi diede la prima picconata al sistema della scala mobile, fattore moltiplicante dell’inflazione, che passò, durante il suo governo, dal 16 al 4%.
• Ha raddoppiato il debito pubblico.
È vero. Da 234 a 522 miliardi di euro. Adesso però siamo a 1.800 miliardi. Chi è responsabile del resto?
• La strada gli va intitolata o no?
No. Ma per questo fatto: a nessuno andrebbe dedicata una strada prima dei cinquant’anni dalla morte. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/1/2010]
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