Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I cantanti Bono e Bob Geldof si sono molto arrabbiati per i 60 miliardi di dollari promessi all’Africa dai potenti del G8 riuniti l’altro giorno a Heiligendamm. «Sono le stesse somme che si erano impegnati a tirar fuori due anni fa e che non hanno ancora pagato», hanno detto.
• E’ vero?
E’ vero. Un G8 che si tenne nel 2005 in Inghilterra, in un altro luogo di villeggiatura dal nome complicato – Gleaneagles –, aveva promesso questi stessi 60 miliardi di dollari. Soldi di cui, fino ad oggi, s’è visto poco. C’era anche l’impegno a spendere per gli aiuti lo 0,7 del Pil, percentuale anche questa piuttosto lontana. D’altra parte ci sono situazioni in cui questo 0,7 è davvero difficile da raggiungere. Nel 2005 i canadesi dissero a Geldof e Bono che erano matti: «Lo 0,7 per cento per noi vuol dire 50 miliardi di dollari, che è quello che abbiamo appena stanziato per il nostro sistema sanitario». Il Toronto Sun scrisse che i cantanti non sanno quello che dicono. Bisogna stare attenti perché è vero che le due rockstar fanno propaganda agli aiuti, ma è anche vero che gli aiuti fanno propaganda a loro.
• Ma ’sti aiuti qualche risultato lo ottengono o no?
Io, sugli aiuti, sono scettico e credo alla frase di lord Bauer: «Gli aiuti consistono nel tassare la povera gente nei paesi ricchi e passare i soldi alla gente ricca dei paesi poveri». Anche la Merkel, l’altro giorno a Heiligendamm, ha ammonito i governanti africani a essere meno corrotti. I 60 miliardi promessi per la seconda volta in Germania porteranno a poco. I potenti hanno ribadito, per esempio, che gli africani non potranno sfruttare i brevetti internazionali per fabbricarsi da sé i medicinali. Un segno importante che non sono bene intenzionati. Altra questione molto grave: il fallimento del Doha Round.
• Che diavolo è?
E’ un negoziato sul commercio che dura dal 2001, coinvolge 149 paesi e non riesce a concludersi. Si chiama così perché il primo incontro avvenne a Doha, in Qatar. Deve sapere che esiste un’Organizzazione mondiale del commercio, che si chiama WTO, sigla dell’espressione inglese World Trade Organization. Questa Wto tenta di far stipulare ai vari paesi accordi multilaterali, cioè intese che, nella maggior parte dei casi, abbattano i dazi.
• Non si potrebbe lasciare che due paesi si mettano d’accordo tra di loro?
Nell’accordo bilaterale, il paese più forte lega a sé troppo strettamente il paese più debole. Promette favori commerciali e si impadronisce totalmente delle sue risorse. Succede la stessa cosa col debito del Terzo mond la Banca Mondiale ti cancella un pezzo di debito, ma poi ti impone privatizzazioni e sistemi economici tutti tarati per favorire il Primo mondo. In un accordo multilaterale queste inclinazioni allo sfruttamento verrebbero smorzate, se non annullate. Infatti non ci si arriva in nessun modo! Altro che aiuti! E Sarkozy, in Germania, ha pure strillato che non ci saranno accordi di nessun tipo, perché lui vuole difendere i contadini francesi e basta.
• Cioè, lei dice: invece di dargli aiuti a pioggia, soldi che finiscono ai governanti, compriamogli un po’ di prodotti, facciamoli commerciare con noi... L’Europa però potrebbe rimetterci, no? Se l’Europa compra qualcosa in Africa, significa che non compra più in Francia o in Italia. Il problema sta qui?
A grandi linee, sì. L’Università di Yale ha calcolato che un aumento delle esportazioni dei paesi in via di sviluppo dell’1 per cento (ripet solo dell’uno per cento) porterebbe di colpo 128 milioni di persone fuori dalla povertà. Limitando il discorso all’Africa, questo uno per cento rappresenterebbe 70 miliardi di dollari di fatturato in più ogni anno! Altro che i 60 miliardi di dollari da dare a spizzichi e bocconi da qui al 2015! Vede come potrebbe essere pericolosa l’Africa? Per tenerla buona e non farci fare concorrenza, 60 miliardi non sono poi questa gran cifra. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/6/2007]
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