Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I giornali dovrebbero occuparsi di amori, delitti, passioni, grandi storie italiane e mondiali, eccoci qui ogni giorno di più, invece, alle prese con conti e conticini, numeri, soldi da incassare o da perdere, roba che non so come il pubblico possa sopportare...
• Le pensioni però interessano tutti. Il Direttore le ha detto che bisogna spiegare questo casino delle pensioni, il solito guazzabuglio italiano...
Anche questa storia non interessa veramente tutti ma solo quelli che prendono ogni mese un assegno di almeno 1450 euro lordi. Nell’anno 2011... Si ricorda l’anno 2011?
• Che cosa dovrei ricordare?
Governava Silvio Berlusconi, poi Berlusconi fu buttato giù per via delle pressioni europee che, dati i conti disastrati dell’Italia, volevano al governo una figura di garanzia, che mettesse l’economia italiana alla frusta ed evitasse il fallimento di un Paese con duemila e passa miliardi di debito. L’allora presidente Napolitano acconsentì, Berlusconi fu indotto a dimettersi probabilmente con qualche promessa non mantenuta e fu chiamato il tecnico Mario Monti, stimatissimo in Europa e sulle prime anche dagli italiani. Tra i primi provvedimenti di Monti ci fu quello di sterilizzare l’adeguamento Istat delle pensioni. Cioè l’importo di tutte le pensioni fino a quel momento veniva aumentato ogni anno in base all’aumento del costo della vita calcolato dall’Istat. Niente di strano, è la stessa procedura prevista dai padroni di casa nei contratti d’affitto. Ora tra le primissime decisioni del governo Monti ci fu quella di bloccare gli adeguamenti per tutti quelli che prendessero una pensione pari al triplo della minima. 1450 euro lordi al mese, appunto. Da quella cifra in su gli importi degli assegni vennero congelati. Nell’annunciarlo, la Fornero, ministro del Lavoro, si mise a piangere, lacrime che fecero il giro del mondo. L’Europa approvò, anzi quella misura fu il risultato di un accordo con Bruxelles, il che apre un caso nel caso.
• Quale caso?
Il primo caso nasce dal fatto che due sindacati, la Federmanager e Manageritalia, hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale e la Corte costituzionale, la settimana scorsa, gli ha dato ragione. Significa che il mancato adeguamento Istat deciso nel 2011 da Monti è illegittimo, che i soldi non pagati dall’Inps e dagli altri enti previdenziali nel periodo 2012-2014 vanno restituiti, che il lordo su cui calcolare gli adeguamenti d’ora in poi è di conseguenza più alto, eccetera eccetera.
• E il secondo caso?
Quel taglio fu deciso in base a un’intesa con l’Europa. Chi prevale tra l’Unione europea e la Corte costituzionale di un Paese? In Germania, i giudici di Karlsruhe mettono continuamente i bastoni tra le ruote a Bruxelles e alla politica europea della Merkel... Mercoledì prossimo, tra l’altro, l’Europa si pronuncerà sui nostri conti pubblici e ci farà sapere se ci è concessa o no un minimo di flessibilità. Il fatto è che a questo punto i nostri conti pubblici sono completamente diversi da quelli che loro conoscono.
• A quanto ammonta il buco?
Si tratterebbe di più di 18 miliardi, e in teoria tutti da trovare quest’anno. Naturalmente il governo sta studiando una contromossa. La prima idea era di costringere quelli che hanno diritto al rimborso a presentare ricorso. Questo avrebbe scoraggiato parecchia gente e fatto guadagnare un mucchio di tempo. Ma la Consulta, ieri, ha fatto sapere che per riavere i soldi non c’è, non ci può essere bisogno di ricorso. La sentenza è, come si dice, autoapplicativa. Nulla vieta però, ha fatto sapere la stessa Corte, che il governo possa varare un nuovo provvedimento che renda costituzionale ciò che è incostituzionale. E come si potrebbe fare?, chiederebbe lei se non avesse esaurito le domande a disposizione. Graduando la sterilizzazione: colpire le pensioni da 1.500 euro lordi è una palese ingiustizia. Prodi nel 1998 tagliò quelle che stavano oltre il quintuplo del minimo e Berlusconi nel 2007 mise il limite a otto volte, e su questi due provvedimenti la Consulta, che pretende equità e ragionevolezza, non ha mai avuto niente da ridire. Renzi e il suo ministro dell’Economia Padoan stanno studiando un decreto che escluda dall’adeguamento, in linea di massima, chi sta sopra i tremila euro. E agli altri restituisca in misura tanto più grande quanto più sono bassi gli assegni.
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