Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Dovremmo oggi dividerci tra due località, Cernobbio e Bologna. A Cernobbio s’è concluso il cosiddetto Workshop Ambrosetti dove non ha parlato Renzi, mentre a Bologna s’è conclusa la Festa dell’Unità dove invece Renzi ha parlato. Ci sarebbe un terzo argomento, cioè il discorso di Marchionne, ma a questo il giornale dedica ampi spazi altrove. Poi bisognerebbe capire se a Cernobbio qualcuno ha detto qualcosa di interessante o di importante, qualcosa che ci abbia aiutato a capire meglio il momento in cui ci troviamo. E ci sarebbe infine un quinto tema di provenienza bolognese, cioè il rapporto tra Renzi e la camicia bianca, rapporto già notato da stilisti e comunicatori vari, e che ha conosciuto ieri una specie di apoteosi, dato che alla fine abbiamo contemplato una foto di giovani maschi sul palco tutti in camicia bianca e in mezzo a loro Renzi.
• Questa della camicia bianca me la deve spiegare.
Beh, Renzi a partire dal 2011 si fa vedere con queste camicie bianche del sarto fiorentino Ermanno Scervino. Bianche di un bianco brillante. Il premier ne porta parecchie nel trolley perché suda troppo e le cambia di continuo. Gli analisti si sono già scervellati su questa scelta di brand (si tratta di una scelta di brand da non sottovalutare assolutamente) e dicono che comunica freschezza, disponibilità, candore, colleganza col management, «rimbocchiamoci le maniche» (lui se le arrotola fino all’avambraccio), secondo Marco Belpoliti è l’affermazione del «non stile», «malleabile, trasversale, contagioso [...] in continua mutazione, [...] irrituale, [...] smart». Ieri, sul palco, sono apparsi a un certo punto questi cinque in camicia bianca e si sono presentati in maniche di camicia bianca anche il premier francese Manuel Valls e il neosegretario del Partito socialista spagnolo Pedro Sanchez. A Cernobbio nessuno si permetterebbe di girare in maniche di camicia. Berlusconi fece scandalo quando, anni fa, si presentò senza cravatta.
• Porrei fine a questi intellettualismi in camicia bianca e mi concentrerei sui seguenti argomenti: che cosa ha detto Renzi a Bologna, che cosa è uscito fuori da Cernobbio, come mai Renzi ha preferito, e con clamore, disertare Cernobbio. Non sarebbe male capire anche che diavolo è questo “Cernobbio”.
Cernobbio è un piccolo centro di settemila abitanti affacciato sul lago di Como. Vi ha sede il Grand Hotel Villa d’Este, con tanto di piscina prospiciente al lago, e qui, dal 1975, si svolge ogni anno nella prima settimana di settembre il Workshop The European House Ambrosetti, secondo la dizione ufficiale, cioè il Forum Ambrosetti, secondo la definizione sbrigativa di tutti gli altri, un convegno a cui partecipano un sacco di papaveroni e teste d’uovo. Non si tratta di un’iniziativa culturale sponsorizzata in perdita da qualcuno, ma di un vero business, su cui lo Studio Ambrosetti guadagna, e bene. Per partecipare gli imprenditori devono tirar fuori tra i dieci e i ventimila euro, e grazie a questo obolo possono vedere i potenti della Terra, fare un’accanita lobbying e, tornati al Paese, raccontare che Marchionne gli ha detto questo e Mario Monti quest’altro. Lo Studio Ambrosetti, per capirci, ha chiuso il 2013 con 26,7 milioni di ricavi e un utile di 2,3 milioni dopo le tasse. Questo facendo quella vaga cosa che si chiama “consulenza aziendale”.
• Sentiamo che cosa ha detto Renzi.
Ma niente di definitivo, se vogliamo. Un discorso di gran propaganda. «Orgoglio democratico», «il carattere pluralista del Pd» (con omaggio a Bersani, presente tra il pubblico), «straordinario successo elettorale», «cambiare l’Europa», «Europa di crescita e non di rigore», «pensiamo più alle famiglie e meno alle banche», «Juncker mantenga la promessa dei 300 miliardi di investimenti» (però in cinque anni, precisazione dimenticata), «noi i soldi sappiamo dove metterli». La frase chiave è forse questa: «Gli 80 euro sono un’idea di civiltà: l’idea che chi ha sempre pagato si veda restituito qualcosa. C’è una parte di esperti del Paese, cresciuti all’ombra della Prima Repubblica, che non ha anticipato la crisi e ora ci spiega che gli 80 euro sono un errore. Ma non accettiamo lezioni».
• Ecco perché non è andato a Cernobbio.
Primo presidente del consiglio della storia, se non ricordo male. A Cernobbio c’erano, secondo Renzi, tutti quelli che da trent’anni predicano senza far fare al Paese un solo passo avanti. C’era però anche qualcuno in più. Per esempio, il nuovo capo dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, nominato da Renzi, il quale ha chiamato in causa la Confindustria, «la Confindustria lotti contro la corruzione, come ha lottato contro la mafia in Sicilia». È venuto anche Cottarelli, secondo il quale con un budget della spesa pubblica da 700 miliardi, un taglio di 20 miliardi è a portata di mano».
• Che cosa hanno detto di Renzi a Cernobbio?
Ne hanno parlato male, in genere. Ma solo nei corridoi.
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