Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’onorevole Marco Milanese, berlusconiano e a suo tempo braccio destro del ministro Tremonti, ha scampato i magistrati napoletani, che volevano arrestarlo per associazione a delinquere corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, grazie al voto di ieri mattina dei suoi colleghi deputati: 312 no contro 306 sì e almeno 7 franchi tiratori sicuri, cioè gente che pur appartenendo al centro-destra ha votato per l’arresto.
• Leghisti?
Bossi dice di no. Bossi ha detto: «Questo voto è andato.
L’avevo detto che la Lega non avrebbe fatto cadere il governo. Siamo alleati
leali». “Repubblica” ha raccontato che nell’incontro dell’altro giorno,
Berlusconi ha chiesto a Bossi: «Umberto, cosa devo fare? Pensi anche tu che mi
debba dimettere? Se me lo dici tu io lo faccio subito». Al che Bossi avrebbe
rispost «Io voglio solo la Padania. Poi ne riparliamo a gennaio». Qualcuno ha
perciò chiesto al Senatùr se è vera la storia di questo patto fino a gennaio.
Risposta: «Non c’è nessun accordo per arrivare a gennaio 2012. Andiamo avanti
giorno per giorno».
• Chi sarebbero allora i traditori?
I traditori potrebbero nascondersi anche nelle file del Pdl.
Tremonti è pochissimo amato all’interno del suo partito. Ieri non era neanche
presente in aula, per via di una riunione negli Stati Uniti del Fondo Monetario
Internazionale. Fatto che ha dato la stura a dichiarazioni indignate dei suoi
amici di partito. Crosett «La sua assenza di oggi è un forte indicatore del
valore dell’uomo». Santanché: «Umanamente vergognoso». Altri, che non vogliono
essere svelati: «Noi siamo qui a salvare il suo collaboratore e lui non c’è. È
immorale». Si diceva infatti che l’arresto di Milanese avrebbe avuto
conseguenze anche sul ministro, dato lo stretto legame politico-professionale
tra i due.
• Veramente si pensava che un voto di condanna avrebbe
fatto cadere il governo.
Veramente Tremonti aveva poi detto che non si
sarebbe dimesso in nessun caso. E Berlusconi pure. L’altro giorno il premier ha
chiesto di incontrare Napolitano e quando il presidente gli ha chiesto lumi
sulla tenuta della maggioranza (avevano appena abbassato il rating di sette
banche italiane) Berlusconi s’è lanciato in una tale esaltazione della sua
forza politica che Gianni Letta, seduto accanto a lui, ha dovuto dargli di
gomito per placarlo. Quando poi s’è visto con i suoi, la sera alle nove, il Cav
s’è permesso questa battuta: «Tranquilli, il presidente Napolitano non si
dimette».
• Quindi: Milanese se l’è cavata per il rotto
della cuffia, e il governo sta in piedi anche se il coro di voci che gli chiede
di farsi da parte s’è fatto assordante. E i maroniani?
Maroni, che aveva fatto votare l’arresto di Papa,
stavolta ha detto ai suoi di seguire le indicazioni di Bossi. «Non possiamo
assumerci la responsabilità di far cadere il governo». I deputati che uscivano
dalla Camera dopo il voto su Milanese sono stati accolti da una trentina di
contestatori che li ha bersagliati di monetine da 5 cent e di grida «Vergogna,
vergogna». Come era accaduto con Craxi. Di Pietro sostiene che se si continua
così ci scapperà il morto. Ma mi pare un’esagerazione.
• Il governo non è messo in difficoltà dalla situazione
finanziaria? Ieri Milano ha perso il 4,5 per cento e lo spread a un certo punto
era a 414 (poi ha chiuso a 403).
È una situazione paradossale: da un lato, in un
momento tanto difficile, la crisi di governo sembrerebbe una iattura.
Dall’altro, l’esempio di Zapatero proverebbe il contrari dimissioni, elezioni
tra poco e i Bonos hanno oggi una valutazione migliore dei nostri Btp.
• Facciamo la lista dei nemici di Berlusconi e
degli ostacoli che il governo ha ancora di fronte.
Ai partiti dell’opposizione si sono aggiunti la
Marcegaglia e il papa. Il discorso che Benedetto XVI ha pronunciato ieri al
Bundestag, tutto incentrato sui pericoli di una politica sedotta dal successo e
dimentica della giustizia, ha una chiave di lettura prettamente italiana:
«Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di
briganti?». L’ovazione che ha accolto queste parole, con il Parlamento tutto in
piedi, ci dice che la comunità internazionale è nemica di Berlusconi. Lo prova
anche il discorso di Obama dell’altro giorn facendo la lista dei paesi da
ringraziare per il contributo dato alla rimozione di Gheddafi, ha saltato
l’Italia. E alla «sorpresa» manifestata dalla nostra diplomazia ha praticamente
fatto spallucce. Quanto agli ostacoli sulla strada di Berlusconi, ce ne sono
almeno due. Uno minore, mercoledì prossimo, quando si voterà la mozione di
sfiducia al ministro Romano. Un altro tra un paio di mesi, quando si saprà se
voteremo il referendum per abrogare l’attuale legge elettorale. Il questo
secondo caso, il governo potrebbe cadere sul serio
[La Gazzetta dello Sport, 23 settembre 2011]
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