Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  settembre 23 Venerdì calendario

I PIRATI IN PARLAMENTO

La bandiera-logo con la vela nera spiegata, e la Jolly Roger, vessillo navale pirata con teschio e ossa incrociate, sventolano ancora nella stanzetta al pianterreno stracolma di cablaggi e computer. La festa della vittoria ha appena spento i suoi ultimi bagliori, qui a Pflugstrasse numero 9, nel nord di Mitte, quartiere di tendenza giovanile nell´est risorto di Berlino. Jeans neri, t-shirt nera con un vascello e scarpette Ed Hardy, occhi verdi e treccine afro, una giovane "corsara" che quasi ricorda Keira Knightley nei Pirati dei Caraibi risponde a politici e giornalisti col cellulare, annota sull´agenda elettronica e accatasta le ultime casse vuote di birra del party, un ragazzo con l´orecchino da Tortuga la aiuta a impacchettare schermi e hard disk.
Si trasloca hardware e software in corsa, dall´est alternativo della capitale alla Berliner Abgeordnetenhaus, il Parlamento della città-Stato. «Coraggio ragazzi, stringete i denti, giorni duri ma porteremo in aula il nostro slancio, l´idea di democrazia permanente internettiana ha vinto», dice uno dei capitani, quasi arringando la "ciurma" mentre si affanna tra vertici politici e talkshow. Piratenpartei, partito dei pirati, è scritto all´ingresso del piccolo ufficio al pianterreno. Berlino, autunno 2011: il partito di protesta vincente qui non grida «fuori gli stranieri» né «meno tasse», non invita alla guerriglia urbana né alla secessione. «Non fidarti degli slogan, elettore, informati», è stato il loro appello vincente, quasi l´invito a far politica con i motori di ricerca. Ieri erano seguaci degli hacker, oggi sognano una nuova sinistra libertaria, vogliono rivitalizzare la democrazia con la rete, e cominciano a vincere.
«Domenica scorsa, guardando exit poll e risultati alla tv, non ci credevamo, speravamo al massimo, con l´ottimismo della volontà, di andare sopra la soglia del 5 per cento, l´abbiamo quasi raddoppiata», dice Oliver Hoefinghoff, leader del partito a Friedrichshain-Kreuzberg, la circoscrizione che unisce i quartieri giovanili, alternativi e "multi-kulti" dell´Ovest e dell´Est, divisi dal Muro quando i loro genitori erano giovani. «Quindici seggi al Parlamento della città-Stato, per quelli abbiamo tutti i candidati, ma dei 56 seggi conquistati nei 12 comuni-circoscrizioni otto restano vacanti: liste troppo esigue», ecco il bilancio dell´arrembaggio democratico. «E adesso», insistono Sebastian Nerz e Andreas Baum - cioè il capitano di tutti i pirati, leader nazionale Sebastian Nerz, 28 anni, laureato in biotecnologie, - e il capolista a Berlino, 33 anni, esperto di telecomunicazioni, «dobbiamo far sbarcare la nostra idea di democrazia online nel quotidiano».
Realtà, spinte politiche e bisogni della gente cambiano veloci. I "Pirati" erano nati nel 2006, sull´onda dei successi scandinavi, i due seggi conquistati dal partito-madre al Riksdag. Debutto in Germania nel 2009, alle politiche, ma senza sfondare la soglia. A Berlino, adesso, hanno fatto il pieno del voto giovanile e dei consensi di protesta. «Sembrano quasi i nuovi Verdi», scrivono i media più attenti. L´idea vincente, mi spiega Oliver Hoefinghoff, è spostare la democrazia su Internet come mezzo nuovo di comunicazione, per una politica fondata sul contatto continuo interattivo con la gente. «Libertà per Bradley Manning» (il militare usa, presunta gola profonda di WikiLeaks), dice il badge sul bavero della sua giacca jeans. «Non siamo antipolitica, la proposta è tentare di reinventare la democrazia come partecipazione».
Giovani volontari, alcuni con la bandana sul capo per scherzo vistoso, attendono furgoncini low cost noleggiati per il trasloco al Parlamento cittadino, fuori a Pflugstrasse dove le giovani mamme postmoderne di Mitte scarrozzano il baby in bicicletta, o s´incontrano per il latte macchiato del tardo mattino con i laboriosi vicini di casa turchi radicati qui da anni. Sorridono ai giovani corsari, mostrano loro gli ultimi titoli del Tagesspiegel o dell´edizione berlinese dell´influente quotidiano turco Sabah che parlano di loro in prima pagina. "Korsan partisi", ormai i "nuovi Verdi" sono noti anche a Istanbul. «La libertà su Internet è stata la bandiera iniziale, oggi i valori costitutivi che gli elettori hanno premiato sono anche altri», spiega Oliver. «Libera istruzione, libertà dell´informazione, diritto all´indipendenza economica individuale, democrazia come partecipazione». Difficile ma non troppo classificare negli schieramenti politici i giovani corsari di Berlino. «Trend libertario di sinistra, ma senza dogmi, la nostra proposta è rifondare la politica rivitalizzando la partecipazione: un dialogo interattivo costante con elettori e cittadini: blog, siti e social forum per ascoltare la base, gli elettori, il feedback della vita reale».
Così hanno fatto campagna elettorale, così vogliono lavorare da deputati di Berlino città-Stato, ascoltando online la gente e avanzando proposte su temi concreti. Reinventare con la rete il ruolo costruttivo dell´opposizione, dice Hoefinghoff. «Alleanze possibili solo con partiti democratici, ma non alleanze da Patto dei Nibelunghi fino ad archiviare i principi». www.piratenfraktion-berlin.de, è il sito. «Manderemo online sedute dell´assemblea e del nostro gruppo, ogni nostro eletto ha un blog con cui è tenuto a dialogare con la gente, su twitter trasmettiamo e riceviamo idee e contenuti ogni ora. Democrazia come realtà trasparente e multimediale». È quasi un sistema di primarie permanenti.
Millecento iscritti e tanti volontari part-time a Berlino, 14mila in tutta la Germania, corsa online alla tessera dopo la vittoria di quei "quindici uomini" nella capitale divenuta la loro Isola del tesoro. «Campagna elettorale improvvisata. Niente comizi tradizionali, ma incontri convocati su twitter o con e-mail come dei Facebook parties», spiega Hoefinghoff. «Ogni giorno decidevamo spontaneamente in quale zona passeggiare, a piedi o con le biciclette cariche di volantini, e online proponevamo appuntamenti alla gente». Per ogni messaggio, spesso un migliaio di adesioni. «Ovvia conferma che la rete è una svolta importante come fu l´invenzione della stampa da parte di Guttenberg». L´idea è semplice, "the open government of the digital natives", cioè il governo aperto, grazie alla rete, pensato per la generazione digitatica, notano i politologi della Freie Universitaet, il miglior ateneo berlinese. Linguaggio conciso da email o sms, messaggi su twitter, massimo 140 battute per un appuntamento-dibattito o per richiamare a un tema o a un link, "guerriglia verde», cioè piantare all´improvviso orti in città, uso politico dei social networks per la base. E proposte discusse online sul no a privatizzazioni speculative della società dell´acqua o sul futuro del metrò sopraelevato. Dalle stanzette di Pflugstrasse con la Jolly Roger al muro spira vento nuovo sulla democrazia tedesca, come quando sull´onda del pacifismo, del no all´atomo e dell´ambiente i Verdi divennero nuova forza giovanile. «Era un´altra epoca, loro puntarono tutto sulle fotocopiatrici snobbate dai partiti storici per diffondere i loro messaggi, noi abbiamo la rete come strumento», dicono i giovani corsari di Mitte. Ma se gli chiedi qual è stato il momento più bello della campagna elettorale, la vecchia vita reale riemerge: «Passeggiavamo con biciclette e volantini tra case occupate, da un balcone un uomo ci ha salutati, "ciao corsari", era in pigiama e aveva cominciato a gridare la sua sfiducia verso la politica, poi si è infilato i jeans ed è venuto giù a portarci caffè per tutti, voleva discutere. Molti disincantati che non votavano più da anni sono tornati al seggio domenica scorsa grazie a noi».