Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è un deputato, ignoto fino a ieri, che ha proposto di cambiare il primo articolo della Costituzione. Invece dell’attuale «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» vorrebbe «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del Parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale». Il deputato si chiama Remigio Ceroni e sostiene di aver presentato questo disegno di legge a titolo personale, senza essersi consultato cioè né con i responsabili del suo gruppo né tanto meno con Berlusconi.
• Sarà vero?
Il Pdl ha preso subito le distanze («non si sentiva il bisogno in questo momento di un’iniziativa simile»). A favore della buona fede di Ceroni sta questo fatto: è il parlamentare più assiduo al voto elettronico, 99,85% di presenze in aula. Cioè, è uno che sta sempre alla Camera, segno che gli piace, segno che ci tiene. Sta poi facendo una sua campagna elettorale per essere rieletto sindaco di Rapagnano, in provincia di Fermo, dove però, a quello che ho capito, non ha problemi di riconferma. È anche segretario del Pdl nelle Marche. Infine, potremmo adesso maliziosamente ascriverlo al gruppo degli zelanti, tipo lo sciagurato Lassini che ha fatto affigere i manifesti in cui i giudici di Milano sono equiparati alle Brigate rosse.
• Questa modifica della Costituzione farebbe felice Berlusconi?
Non lo so. Ma le intenzioni dichiarate da Ceroni nelle interviste di ieri sono tipicamente berlusconiane: secondo lui, sancendo in Costituzione la centralità del Parlamento, il presidente della Repubblica non potrebbe più paralizzare o condizionare l’iter delle leggi, con le sue dissuasioni preventive e segrete, né la Corte costituzionale intervenire su quello che il Parlamento ha deliberato cassandolo né la magistratura muoversi indipendentemente dalla volontà delle Camere. Tutti temi che ribollono dietro i vari scontri in atto tra Berlusconi e gli altri poteri dello Stato. Il punto divertente è che, anche con un articolo 1 così concepito, non succederebbe niente di quello che il nostro parlamentare immagina. Il potere di interdizione del Quirinale e della Corte costituzionale non è legato alla formulazione dell’articolo 1. E la magistratura è un ordine, non un potere dello Stato, a cui la Carta garantisce indipendenza assoluta.
• Però, se il Parlamento è il più importante di tutti, cioè se si stabilisce una gerarchia…
No, perché il potere del Presidente della Repubblica di rinviare una legge alle Camere è sancito dall’articolo 74 della Costituzione, e resterebbe in vigore. Idem per la Corte costituzionale. L’articolo 134 stabilisce che «La Corte costituzionale giudica sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni». Hai voglia a dire che il Parlamento è centrale: se fa una legge che contraddice i principi della Carta, alla Corte resta il potere di cassarli. Quanto alla magistratura, o si riordina completamente il sistema oppure ha il potere che ha e su cui il Parlamento non può interferire. Anche tutti i conflitti sollevati da Montecitorio relativamente al caso Ruby sono un tentativo di sconfinare in aree di potere che il Parlamento – per quanto lo si proclami centrale – non ha. Quindi, tecnicamente, questa proposta mi pare un buco nell’acqua.
• E politicamente?
Il segno della confusione che regna sovrana e del permanere di un clima da fine impero. Prendiamo il caso Lassini, quello che ha messo i manifesti in cui si equiparano giudici e Brigate rosse: la Moratti ha detto che con un tipo simile non vuole avere niente a che fare, e a quanto pare questa presa di posizione è spiaciuta al premier (e alla Santanché). Siccome si tratta di un’iniziativa indifendibile e da cui hanno preso le dovute distanze anche tanti esponenti del centro-destra, è evidente che il presidente del Consiglio è un pochino fuori di sé. Vuole una battaglia generale contro i magistrati, cariche a testa bassa, senza guardare né a destra né a sinistra. Proprio il caso Lassini ha dimostrato che c’è un limite oltre il quale neanche i fedelissimi intendono seguire il loro capo. Non si sa cosa pensi Berlusconi dell’idea di Ceroni, ma è un fatto che anche stavolta il centro-destra s’è tenuto alla larga. Iniziativa individuale è, e tale resta.
• Non ci sarebbe però bisogno di riformare la Carta?
Intanto però sono proprio i governi – prima Prodi, e adesso Berlusconi – ad aver umiliato o depotenziato delle sue prerogative le Camere con l’abuso dei decreti. E poi cambiare la Costituzione un pezzo per volta produce solo dei mostri: la Carta deve obbedire a princìpi generali che ne informino ogni parte. Altrimenti è il caos. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/4/2011]
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