Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il gip romano Giovanni De Donato, e il pm Rodolfo Sabelli, hanno arrestato Flavio Carboni, 78 anni, l’ex democristiano e oggi sindaco di un paese dell’avelinnese geometra Pasquale Lombardi, e l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino…
• Carboni non è quello del caso Calvi?
Sì, è incredibile, ero un ragazzino in una redazione romana e avevo già a che fare con Flavio Carboni, un protagonista della faccenda Calvi-Banco Ambrosiano-Banda della Magliana, con propaggini in varie direzioni, una delle quali è la scomparsa di Emanuela Orlandi. Lui stesso una volta l’ha buttata a ridere, dicendo: «Manca solo che mi incolpino delle Torri Gemelli» che suona simile a quello che diceva – negli anni di Calvi – anche Licio Gelli, «manca solo che m’incolpino del terremoto dell’Irpinia!» A proposito, Carboni stava nella Loggia P2, era e, secondo l’opinione generale, è un massone a cento carati. Qui si dice “massone” nel senso brutto della parola: un insieme di uomini che, con la scusa del legame massonico, si aiutano l’un l’altro, traggono vantaggio dalle rispettive posizioni e, insomma, arricchiscono in denari e si rafforzano in poteri. Nelle molte imputazioni che hanno prodotto la galera di adesso, c’è anche quella di aver violato la legge che proibisce le associazioni segrete, emanata appunto all’epoca di Tina Anselmi e della loggia P2.
• Adesso che cosa avrebbe fatto?
È coinvolto in parecchie inchieste. Le manette gliele hanno messe per aver tentato, lo scorso autunno, di avvicinare in qualche modo i giudici della Corte costituzionale e di persuaderli a non bocciare il lodo Alfano, quello che doveva tenere Berlusconi al riparo dalle inchieste che lo riguardano. I verbi “avvicinare” e “convincere” stanno, come lei capisce, per “corrompere” e, mentre lo scrivo, la avverto anche che questa è l’ipotesi della magistratura, non la verità acclarata. Le faccio anche sapere che Carboni, finito dentro per qualche anno dopo il caso Calvi, è sgusciato via da tutte le accuse successive, molto spesso per vizi di forma che permettevano alla Cassazione di annullare i processi. Cose che non sono possibili ai comuni mortali, come lei sa.
• Quindi ha corrotto i giudici della Consulta. Ma quelli poi il lodo Alfano lo hanno bocciato. Che corruzione è?
Una corruzione andata a vuoto. Carboni e, secondo i magistrati, Verdini, il coordinatore del Pdl, avevano affidato la missione al geometra Pasquale Lombardi (finito dentro anche lui), ex democristiano, oggi sindaco nell’Avellinese. C’era stato un incontro a casa di Verdini, presente anche Dell’Utri, e il patto – a sentire i pm – era questo: Lombardi, per conto di Carboni, avrebbe ammorbidito i giudici della Corte costituzionale e fatto questo gran piacere a Berlusconi e ai suoi fidi. In cambio, a Napoli sarebbe stato candidato presidente della Regione Nicola Cosentino, in quel momento sottosegretario all’Economia e stoppato poi da altre inchieste giudiziarie.
• Che gliene importava a Carboni di avere Cosentino governatore in Campania?
Non si sa. Carboni è implicato in parecchie altre inchieste e una di queste riguarda un traffico di rifiuti che coinvolge la discarica Calancoi, in Sardegna, di sua proprietà. Ci sono vecchi fascicoli sull’alleanza Licio Gelli-casalesi-massoni che riguardano proprio il traffico di rifiuti. Ma sto ipotizzando, perché su questo punto, fino ad ora, i magistrati non ci hanno detto niente.
• Perché il governo dovrebbe venire a riferire in Parlamento, come vuole Bersani? Che c’entra il governo?
Credo che questo dipenda dal coinvolgimento del coordinatore del Pdl Denis Verdini. In un’altra inchiesta, Carboni è sospettato di aver costituito una società a delinquere per corrompere quelli che, in Sardegna, avrebbero dovuto assegnare le cosiddette “concessioni dell’eolico”, cioè l’installazione delle pale capaci di fornire energia pulita. In questa inchiesta c’è un altro inconto a casa di Verdini, con il presidente della Regione Sardegna Cappellacci e il Carboni che insiste per la nomina di Ignazio Farris («uno a cui voglio bene») a responsabile dell’agenzia per l’energia sostenibile in Sardegna. I magistrati collegano a questo incontro e a questa presunta associazione a delinquere il versamento di 800 mila euro nel Credito Cooperativo Fiorentino, banca di cui Verdini è presidente. Il versamento venne fatto dalla moglie di Verdini. Secondo i giudici gli 800 mila euro sono solo la punta di un iceberg che vale una decina di milioni. Soldi raccolti tra gli imprenditori interessati e che dovevano servire a corrompere chi andava corrotto. C’è solo un punto che non torna: Cappellacci ha bloccato tutte le pale. La corruzione, se c’è stata, è servita a poco. Verdini dice che quei denari servivano ad aumentare il capitale del Giornale di Toscana. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/7/2010]
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