Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gli italiani che mancano all’appello sono 26 e tra questi due funzionari dell’Onu. Gli italiani contatattati e della cui sopravvivenza si è certi sono 170.
• Dispersi significa che sono morti?
Dispersi significa che non si sa che fine abbiano fatto. Devo purtroppo dire che è probabile siano morti. Aggiungo che, nel caso siano morti, non so nemmeno se sarà possibile recuperare le salme. Da ieri si bruciano i cadaveri in mezzo alle strade. Il fotografo di Time Shaul Schwartz dice che gruppi di disperati hanno eretto barricate accumulando le salme che si trovano per strada. «Ci sono due sbarramenti fatti a questa maniera, la gente chiede che la si aiuti». I cadaveri seppelliti finora sono settemila. Altri 1.500 corpi stanno ammassate nell’obitorio del Policlinico di Port-au-Prince, dove camion requisiti dalla polizia continuano a depositare senza sosta cadaveri, raccolti in strada o recuperati da sotto le macerie e quasi sempre già in decomposizione per via del caldo tropicale. I morti, secondo le ultime valutazioni, dovrebbero essere 50-100 mila. Secondo altri, le vittime del sisma sono molte centinaia di migliaia.
• Quindi non ci sono corpi di italiani identificati?
L’unica vittima italiana con nome e cognome è la signora Gigliola Martino, di 70 anni, nata a Port-au-Prince da genitori italiani e deceduta in ospedale dove l’avevano portata. Questo nome è stato dato dai familiari. Ancora ieri sera il ministero degli Esteri non l’aveva inserito in alcun comunicato ufficiale, garantendo che erano in corso accertamenti.
• Con questi cadaveri per strada non c’è il pericolo di malattie?
Ieri sono state diramate a questo proposito una quantità di informazioni rassicuranti, alle quali non so quanto bisogna credere. I cadaveri in decomposizione non provocherebbero epidemie perché attirano solo insetti, specialmente mosche e vermi. Il vero pericolo viene dalla distruzione delle fogne e delle tubature. E poi dal fatto che tante persone sono costrette a vivere una vicina all’altra in una situazione igienica assai problematica. Gente che è vissuta ad Haiti dice che l’igiene, nell’isola, non è mai stata un granché. E del resto si tratta di un popolo di disperati, con meno di un dollaro al giorno per sopravvivere. Star puliti, fino a quattro giorni fa, era probabilmente la loro ultima preoccupazione. Rassicurazioni anche sul colera, che è stato un male tipico di Haiti ma che non si presenta da molti anni.
• Come mai l’altra metà dell’isola, cioè San Domingo, ha avuto sempre una sorte così diversa? E adesso anche in occasione del terremoto: il sisma ha colpito la zona più disgraziata, lasciando indenni i ricchi.
Haiti naviga sulla placca caraibica in direzione est a una velocità di 70 millimetri l’anno. A nord si scontra con la grande placca nordamericana (velocità: 2 centimetri l’anno), a sud con la placca sudamericana (velocità: 1,5 centimetri). Sono movimewnti che accumulano energie enormi, che poi si liberano con gli effetti che stiamo vedendo. Lei sa, perché ne abbiamo già parlato altre volte, che le placche sono pezzi di terra galleggianti sul magma e caricati di energia dal calore interno del Pianeta. Santo Domingo è in una posizione geologicamente meno a rischio. Haiti è, dal punto di vista dei terremoti, uno dei posti meno raccomandabili al mondo. Negli ultimi cinquecento anni ha subito almeno 12 terremoti più violenti di questo. Quelli di San Domingo, che adesso stanno collaborando ai soccorsi e presidiano il confine per evitare l’assalto dei profughi, raccomandano adesso la massima prudenza, a Port-au-Prince è in corso un saccheggio selvaggio. I negozi di generi alimentari sono stati svuotati già nelle prime ore dopo il sisma, potrebbe esserci qualche negoziante che tiene nascoste delle provviste per venderle quando i prezzi saranno alle stelle. Ad Haiti c’erano, alla vigilia delle scosse, 15 mila tonnellate di cibo. Non si sa quante ce ne siano ancora. «Le carceri sono crollate e ci sono molti criminali in giro» dicono i soldati. I detenuti che si aggirano adesso per il Paese sono quattromila. Non è detto che si comportino peggio degli altri.
• Non c’è un governo che possa tenere in pugno la situazione.
No. Sono morti tutti o quasi tutti. Aristide, il presidente in esilio s’è offerto di ritornare. Pensi che in febbraio erano previste le elezioni per il Parlamento e in novembre le presidenziali. Credo che ci sarà un rinvio. Quanto agli aiuti, tra le tante notizie di ieri, da segnalare la proposta della Francia di annullare il debito estero di Haiti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/1/2010]
(leggi)