29 maggio 1956
I colloqui di Londra con Kruscev e Bulganin
[...] Il dialogo tra britannici e russi (Kruscev e Bulganin) sembra sia andato bene, nel senso che fu un dialogo spassionato e oggettivo. Il linguaggio usato fu quello di una politica positiva, un linguaggio semplice e nudo: si parlò di alleanze, di basi, di petrolio, di bombardieri, di missili, di acciaio e di navi. In simili termini si discussero liberamente le condizioni, non diremo di un’amicizia, ma di una coesistenza.
Vi è motivo di ritenere che tale risultato venne preparato durante la visita di esplorazione fatta da Malenkov. Gli fu detto nel modo più chiaro, in ispecie dai capi laboristi, che l’esistenza dello Stato d’Israele e il mantenimento dei rifornimenti di petrolio dal Medio Oriente all’Europa occidentale erano due capitoli su cui non si poteva transigere. Lo stesso Malenkov, almeno, avrebbe riconosciuto esplicitamente la validità di quei due interessi britannici. Pochi giorni dopo il suo rimpatrio, il Governo sovietico pubblicava la sua decisione con cui appoggiava la mediazione delle Nazioni Unite. I visitatori russi — stando a quanto mi è stato riferito — dissero francamente che avrebbero suscitato agitazioni nelle zone petrolifere per demolire il patto di Bagdad, che secondo loro è un accordo militare inteso a stabilire l’aviazione strategica americana con le sue basi nell’Irak e nell’Iran. Fu loro assicurato che si tratta di un patto puramente difensivo; ma non è probabile che i sovietici abbiano prestato fede a tali assicurazioni. Il pericolo sta nell’incoraggiamento, che rasenta l’incitamento, dato dall’Unione Sovietica a Nasser nel senso di aprirsi la via nel Medio Oriente.
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