Corriere della Sera, 29 ottobre 2015
Bolle non andrà a dirigere la scuola di ballo della Scala e non vuole parlare delle foto che lo mostrano mentre bacia in bocca un altro uomo
A tutto Bolle. L’étoile della Scala si è raccontato a tutto tondo, ieri nell’incontro a «CasaCorriere» all’Expo trasmesso in streaming sul sito del Corriere. La danza, ma anche i sogni, la scoperta del cinema, l’Italia e il resto del mondo, l’assalto del gossip e i fan. Tra le parole più ricorrenti, la Scala, la cui compagnia di ballo sarà dal prossimo marzo senza direttore (l’attuale, Makhar Vaziev, andrà a guidare il Bolshoi). Il nome di Bolle è, ovviamente, tra i papabili: «È troppo presto – afferma –, sono nel pieno della carriera. Voglio ancora ballare e la direzione può attendere».
Altro tema «caldo» è l’assalto dei paparazzi: ieri la copertina di Chi lo ritraeva abbracciato a un noto chirurgo: «Ho scelto tanto tempo fa di non parlare della mia vita privata – ribatte – perché penso che non sia di interesse rispetto a quello che faccio come artista». La danza innanzi tutto, dunque. E per Bolle il balletto è ormai un’avventura globale che lo divide tra Italia e Stati Uniti, non solo in termini geografici, ma di generi artistici.
Il 27 novembre (con repliche il 28 e 29) alla Walt Disney Concert Hall di Los Angeles formerà l’inedito marchio «Dudamel & Bolle», in una serata che lo vede in scena in Apollo di Balanchine/Stravinskij: sul podio della Los Angeles Philharmonic, il venezuelano Gustavo Dudamel, direttore residente, affronterà un programma che contempla Young Apollo di Britten e la Sinfonia n.5 di Shostakovich. Sarà la prima volta che un divo del balletto e uno della musica figurano affiancati. A Los Angeles si ricordano ancora i Tre Tenori al Dodger Stadium nel ’94. Sulla stessa idea commerciale-artistica (l’unione fa la forza per sbancare il botteghino) si sono poi viste le varianti: tersicorea, con i Kings of the Dance (il format internazionale di galà maschile ideato dal produttore russo Sergei Danilian nel 2006 al New York City Center), sinfonica, con la triplice intesa Lang Lang – Simon Rattle – Berliner Philharmoniker in concerto. Ma i mondi di riferimento, musica classica e balletto, sono rimasti lontani e tra loro non comunicanti, in termini di pubblico e di mercato.
Ma «Dudamel & Bolle» è solo uno degli appuntamenti che consolida la notorietà dell’étoile negli States, dov’è principal dancer dell’American Ballet Theatre. «Ho conosciuto Dudamel alla Scala qualche anno fa, la moglie Eloisa è appassionata di balletto – racconta —. Ci siamo trovati subito in grande sintonia. Mi aveva già invitato a Los Angeles in un gala e poi si è entusiasmato a questo progetto: per la prima volta vengono abbinati due nomi che rappresentano generi diversi. È una formula trasversale che segna ancora di più la complementarietà tra queste arti». Due pubblici in un colpo solo: sinfonica e balletto hanno spettatori diversi e stagioni distinte. «Sono due mondi in competizione che vivono separati all’interno degli stessi teatri. In questo caso al pubblico della sinfonica e della lirica si aggiungeranno gli appassionati di balletto che mi vedranno per la prima volta negli States nella versione integrale di un titolo iconico per l’America come Apollo con tre muse dell’ABT: Hee Seo, Stella Abrera, Devon Teucher».
Sinfonica e balletto proposti su un piano paritario: in Italia sarebbe possibile? «Purtroppo in Italia la danza è ancora messa su un gradino più basso rispetto alla classica e alla lirica: nei Paesi anglosassoni e in Francia ha invece pari dignità. Il potenziale del balletto è alto: la gente adora gli spettacoli di qualità, me ne accorgo girando i nostri teatri».
Bolle ha debuttato come regista nel film collettivo Milano 2015 presentato a settembre a Venezia e nei giorni scorsi al Chicago Film Festival: «Superati i timori iniziali, mi è piaciuto offrire il mio sguardo sulla Scala, cui ho reso omaggio. Ho ritratto il mio mondo, una parte di me, e ho scoperto qualcosa che non conoscevo: il montaggio del palcoscenico: assistervi non è consentito agli artisti per questioni di sicurezza».
Sempre in America è uscita l’edizione inglese di Viaggio nella bellezza edito da Rizzoli. «Ho presentato il libro a New York e a Los Angeles. Gli americani hanno molto apprezzato le foto dei miei balletti nei siti archeologici protetti dall’Unesco. L’immagine dell’Italia legata all’arte è vincente».