27 giugno 1983
Giuliano Amato trionfa in Piemonte
«Il 27 giugno 1983 si vota per le elezioni politiche nazionali. E Amato, candidato per la prima volta alla Camera, risulta il socialista più votato in Piemonte: quasi 33 mila preferenze, al primo colpo. Di quella campagna elettorale si parlerà a lungo, a Torino. Perché l’irrompere di Amato, con la diretta investitura di Craxi, semina lo scompiglio nei giochi correntizi del Garofano subalpino. Fino ad allora comandano La Ganga per i craxiani e Antonio Salerno per la sinistra interna. Si tratta di trovare un valido supporter per la campagna del professor Amato. Che, in seguito a forti pressioni del vicesegretario Claudio Martelli, viene “adottato” da uno dei signori delle tessere socialisti: Francesco Coda-Zabet, altro esponente della sinistra con solidi agganci nelle autostrade, nella sanità e nelle banche. “Per quella prima campagna di Amato – ci raccontò anni fa un alto esponente del Psi dell’epoca, che ci chiese l’anonimato – fu preventivata una spesa di 1 miliardo di lire. E non fu facile trovare tutto quel denaro. Ma chi lo fece si svenò volentieri, sperando che Giuliano si rivelasse un buon ‘investimento’. Gli amici di Coda riuscirono a racimolare 700 milioni. Gli altri 300 li procurò l’entourage di Giuseppe Rolando, assessore socialista ai Trasporti, che però di suo non aveva mai una lira ed era solito ricorrere a sistemi di approvvigionamento, diciamo, ‘alternativi’...”. Le indagini del giudice istruttore Sebastiano Sorbello dimostreranno che Rolando prendeva tangenti sugli appalti comunali dei trasporti, e si faceva pure finanziare dai cambisti di Saint-Vincent rilasciando in garanzia assegni a vuoto o postdatati.
Amato dichiarerà di aver speso, per quella campagna, 50 milioni di lire. Ma il nostro interlocutore, l’Anonimo Socialista, aggiunge un racconto di seconda mano che, se fosse vero, sarebbe davvero avvincente: “Appena eletto, Amato volò a Roma per diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio del nuovo governo Craxi. E quasi subito si dimenticò degli amici che l’avevano aiutato, lasciandoli pieni di debiti. Coda-Zabet e Rolando, infuriati, decisero di chiedergli indietro i soldi. Partirono per Roma e gli diedero appuntamento in un ristorante. Quando Amato arrivò a mani vuote, Coda perse la pazienza, impugnò una sedia e cominciò a rotearla per aria, minacciando di colpirlo, mentre Rolando tentava di calmarlo e Amato guadagnava rapidamente l’uscita. I due se ne tornarono a Torino con un pugno di mosche in mano”. (leggi qui il resto della storia)