26 settembre 2014
Lo scandalo dei preti pedofili
Dagli articoli di oggi sullo scandalo dei preti pedofili: Luigi Zingales sul Sole 24 ore, Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini sulla Stampa; Paolo Rodari e Marco Ansaldo su Repubblica, Gian Guido Vecchi, Fiorenza Sarzanin e Massimo Franco, sul Corriere della Sera .
«La Chiesa Cattolica è la più antica, la più vasta, la più duratura organizzazione che il mondo abbia conosciuto. Con tutti i difetti, se è sopravvissuta così a lungo deve avere qualche cosa da insegnarci. Fino a poco fa non era facile identificare questi tratti superiori, ma con l’elezione di Papa Francesco ho dovuto ricredermi. Dopo essersi impegnato in una profonda pulizia dello Ior (con il licenziamento del chiacchierato cardinal Bertone) e aver rimosso prelati spendaccioni (come il vescovo di Limburg che aveva speso 31 milioni per ristrutturare la sua sede), Papa Francesco ha sferrato un attacco frontale ai preti pedofili e a tutti coloro che li coprono» [Zingales, S24].
«Il pugno duro di Francesco non risparmia la sua Chiesa, da rinnovare anzi a tappe forzate. Espellendo per esempio le mele marce, prima che si apra all’inizio di ottobre il Sinodo sulla famiglia, prossimo campo di battaglia tra cardinali riformisti e porporati conservatori» [Marco Ansaldo, Rep].
«Sono quattro i vescovi sotto indagine all’ex Sant’Uffizio per pedofilia (tra loro il cileno Marco Ordenes Fernandez e il peruviano Gabino Miranda Melgarejo). Rischiano la riduzione allo stato laicale. Intanto è stato rimosso dalla diocesi di Ciudad del Este, in Paraguay, Rogelio Ricardo Livieres Plano, dell’Opus Dei: gli vengono attribuiti un’inaccettabile conduzione del seminario, rapporti personali conflittuali con fedeli e altri vescovi, di aver dilapidato il patrimonio immobiliare della diocesi, nonché di aver nominato vicario generale un sacerdote argentino, Carlos Urrutigoity, già allontanato dalla diocesi di Scranton, in Pennsylvania, per abusi su minori» [Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini, Sta].
«Lo scandalo della pedofilia nel clero ha contorni globali. E numeri che parlano di quattro presuli indagati per un totale di circa 1800 denunce» [Paolo Rodari, Rep].
All’interno delle Mura Leonine fanno notare che tra l’arresto di Wesolowski e la rimozione del vescovo a Ciudad del Este c’è una grande differenza. «Sono pur sempre azioni gravi - dicono dai Sacri Palazzi - ma occorre distinguere tra chi ha abusato di minori e chi ha coperto abusi commessi da sacerdoti» [Sartini, Gio].
«La diocesi di Scranton riporta articoli della stampa locale che spiegano come Urrutigoity avesse pagato, nel 2006, 400 mila dollari di patteggiamento per pedofilia. Nel frattempo Urrutigoity era riparato in Paraguay: il vescovo Livieres lo accoglie nel 2008 a Ciudad del Este. Qui ha fatto carriera, fino a diventare il braccio destro del vescovo» [Vecchi, Cds].
«Ma il caso di Livieres, come spiega un attento osservatore di cose vaticane, «va oltre l’accusa riguardante questioni di tipo sessuale, dal momento che ha litigato con quasi tutti i confratelli vescovi del Paese» [Marco Ansaldo, Rep].
«Livieres viveva come un principe, non lo vedevamo mai, era sempre in viaggio in Argentina o in Spagna. Al suo posto governava Urrutigoity, il prete che ha sborsato 400mila dollari per evitare il carcere negli Usa» (Francisco Aguayo, ex leader dei laici paraguayani) [Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini, Sta].
Inoltre il segretario personale di Livieres, padre Daniel Silvera, ha avuto un figlio da una parrocchiana. «La situazione è stata risolta obbligando la donna a dichiarare davanti a un notaio che il figlio non è del prete» (Francisco Aguayo, ex leader dei laici paraguayani) [Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini, Sta].
«La condotta personale del numero due di Livieres era nota in Vaticano dove aveva suscitato non poche perplessità: (…) Il suo superiore però lo ha sempre protetto, contrattaccando persino maldestramente chi lo criticava. Come il pastore di Asuncion, monsignor Eustaquio Pastor Cuquejo, che in un talkshow tv chiedeva la riapertura di un’indagine sul discusso sacerdote, e si è sentito rispondere da Livieres: “Parli proprio tu che sei omosessuale”».
«Con Francesco questa spinta verso una politica finalmente della non copertura e della verità è perseguita ulteriormente e mi sembra con grande vigore. E ne sono felice» (Marie Collins, vittima degli abusi di un prete irlandese quando aveva appena tredici anni, oggi membro della Commissione per la tutela dei minori istituita dal Papa lo scorso dicembre). [Paolo Rodari, Rep].
Joseph Wesolowski, 66 anni, ordinato sacerdote nel 1972 dall’allora cardinale Karol Wojtyla, vescovo dal 2000. Emblematico il caso dell’ex nunzio presso la Repubblica Dominicana Jozef Wesolowski, arrestato due giorni fa per diretta volontà di Francesco [Paolo Rodari, Rep]: «Sul clamoroso caso del vescovo polacco Wesolowski, ora sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti vaticani non ci sono solo gli abusi di quando era nunzio a Santo Domingo dal 2008 al 2013. Al setaccio vengono passati i periodi in cui il presule prestava la propria opera nelle missioni pontificie in Africa meridionale, Costa Rica, Giappone, Svizzera, India e Danimarca. Quindi in Bolivia e nei Paesi ex sovietici dell’Asia centrale (Kazakhstan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan) dal 2002 al 2008. In ognuno di questi Paesi» [Ansaldo, Rep].
«Cosa penso dell’arresto in Vaticano dell’ex nunzio nella Repubblica Dominicana, l’arcivescovo Jozef Wesolowski? Come vittima di abusi sessuali da parte di un sacerdote, posso dire di essere contenta, per quanto tutte queste notizie facciano tornare a momenti non belli» (Marie Collins). [Paolo Rodari, Rep].
«Wesolowski custodiva oltre centomila file con foto e filmini pornografici: immagini scaricate da Internet e fotografie che le stesse vittime erano state costrette a scattare. Una galleria degli orrori che in parte conservava anche sul proprio pc portatile. Si vedono ragazzini tra i tredici e i diciassette anni umiliati di fronte all’obiettivo, ripresi nudi, costretti ad avere rapporti sessuali tra loro e con adulti» [Sarzanini, Cds]. Ai centomila file si aggiungono più di 45 mila immagini cancellate.
«Il materiale è diviso per genere, ci sono file in cui si vedono anche decine di bambine protagoniste di prestazioni erotiche, ma la predilezione era per i maschi» [Sarzanini, Cds].
«Sono decine i minori che Wesolowski avrebbe adescato, ma nel fascicolo processuale vengono indicati soltanto i nomi di tre bambini e delle loro madri [Sarzanini, Cds].
«Gli investigatori sono convinti che Francisco Javier Occi Reyes, il diacono arrestato dalla polizia dominicana nel giugno 2013 che poi ha denunciato Wesolowski alle alte gerarchie vaticane con una lettera, sia soltanto una pedina di un gioco più grande. E per questo hanno esteso gli accertamenti a tutti i Paesi dove l’alto prelato è stato prima di arrivare a Santo Domingo. E soprattutto alle persone che avevano con lui rapporti frequenti» [Sarzanini, Cds 26/9].
Tra le accuse rivolte al monsignore c’è anche quella “di aver agito, essendo alto esponente delle gerarchie ecclesiastiche, con grave violazione dei suoi doveri istituzionali tanto da aver cagionato un danno all’immagine dello Stato e della Santa Sede”. Ed è proprio questo il motivo che avrebbe convinto il Pontefice della necessità di dare il via libera alla clamorosa misura degli arresti domiciliari.
«La difesa del nunzio: “Posso chiarire”. Gli è stato spiegato che potrà farlo con l’assistenza di un avvocato, consapevoli però che le prove nei suoi confronti sono schiaccianti. Ed è stato proprio questo ad accelerare la decisione di procedere. Il rischio forte era che il nunzio venisse catturato in territorio italiano su richiesta delle autorità dominicane e poi estradato. In quel caso sarebbe stato obbligatorio trasferirlo in un carcere in attesa di completare la procedura con la Santa Sede. Nei prossimi giorni lo interrogheranno ed è possibile che decidano poi di processarlo con rito direttissimo, come del resto prevedono i trattati internazionali in materia di violenza sui minori» [Sarzanini, Cds].
«Per una condanna penale è necessaria la prova al di là di ogni ragionevole dubbio. Per una punizione disciplinare, una rimozione o un licenziamento, invece, gli standard di prova devono essere molto più bassi, soprattutto nel caso di posizioni apicali. Anzi, in alcuni casi – come in quello del vescovo paraguayano – non c’è neppure bisogno di una prova, basta un ragionevole dubbio. È un calcolo prettamente manageriale, tra costi e benefici. Da un lato c’è il costo per la Chiesa di mantenere al suo interno un prelato che potenzialmente difende i preti pedofili. Dall’altro, il rischio di demotivare la struttura ecclesiastica, rimuovendo ingiustamente un prelato. È la differenza tra un diritto (alla libertà) e un privilegio (la posizione di potere). Paradossalmente in Italia la tutela del posto di lavoro vale soprattutto per i vertici delle imprese (per non parlare dei ministri). Di fatto non si può rimuovere un manager se non per giusta causa. E la giusta causa finisce per essere equiparata a una sentenza penale definitiva che, dati i tempi della giustizia italiana, non arriva mai. Ergo nessuno è mai responsabile delle sue azioni [Zingales, S24].
«Significativa è anche la vicenda del cardinale polacco Kazimierz Nycz, chiamato a testimoniare a un processo di pedofilia. O quella dello scozzese Keith O’Brien, che per le accuse di aver molestato giovani seminaristi non poté partecipare allo scorso conclave. E, ancora, dei due presuli indagati dall’ex Sant’Uffizio, il cileno Marco Antonio Órdenes, cui il Vaticano ha proibito di esercitare le funzioni, e il peruviano Gabino Miranda Melgarejo» [Paolo Rodari, Rep].
«È così almeno dal 2002: da quando a Boston, negli Usa, emerse uno scandalo di proporzioni tali da travolgere l’allora arcivescovo, il potente cardinale Bernard Law. Per capire come siano cambiati i tempi, però, Law si rifugiò in Vaticano, per essere sottratto ai magistrati; e partecipò al Conclave del 2005. Ora, invece, è lo stesso pontefice a fare arrestare un ex ambasciatore papale, e ad «avvicendare» d’imperio il vescovo Ricardo Livieres Plano per avere coperto gli abusi nella sua diocesi di Ciudad del Este. Dietro la decisione non ci sono solo i rapporti e i richiami severissimi di organizzazioni come le Nazioni Unite sulle responsabilità della Santa Sede in materia di pedofilia. Dagli anni di Giovanni Paolo II a quelli di Jorge Mario Bergoglio, passando per la fase di Benedetto XVI, sono cambiati il mondo e la percezione degli abusi commessi dai sacerdoti. Fino a quando c’era la Guerra fredda, la pedofilia era un crimine orribile, considerato tuttavia in alcune diocesi al massimo un “grave peccato”. D’altronde, nel mondo comunista, per delegittimare alcuni preti li si accusava di pedofilia. E questo, in molti casi, è diventato un alibi per sottovalutare il problema» [Franco, Cds].
«I numeri sul fenomeno non lasciano spazio a dubbi: il picco delle denunce di abusi ricevuti dalla Congregazione per la dottrina della fede è stato nel 2004, con 800 denunce, mentre negli ultimi tre anni ci si è attestati sui 600 casi all’anno, che in maggioranza riguardano abusi commessi dal 1965 al 1985, come ha spiegato don Robert Oliver, da meno di un anno promotore di giustizia della Congregazione [Paolo Rodari, Rep]. «Il giro di vite impresso da Benedetto XVI si è tradotto anche, a livello di Congregazione per la Dottrina della fede, in processi canonici che hanno portato, nel biennio 2011-2012, alla riduzione allo stato laicale di 400 sacerdoti accusati di molestie a minori» [Paolo Rodari, Rep].
«Nel 2008 nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti, Ratzinger aveva deciso di incontrare personalmente alcune vittime, chiedendo loro scusa a nome della Chiesa».
«Il Papa dovrà rendere conto a Dio per quel che ha fatto» [Giacomo Galeazzi Filippo Fiorini, Sta].
Notizie tratte dagli articoli di oggi sullo scandalo dei preti pedofili: Luigi Zingales sul Sole 24 ore, Giacomo Galeazzi e Filippo Fiorini sulla Stampa; Paolo Rodari e Marco Ansaldo su Repubblica, Gian Guido Vecchi, Fiorenza Sarzanini e Massimo Franco, sul Corriere della Sera .