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 2014  settembre 26 Venerdì calendario

De Magistris in bilico tra legge Severino e crisi politica

Dagli articoli di oggi sul caso del sindaco di Napoli condannato per abuso d’ufficio nel caso Why Not: Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa; Dario Del Porto, la Repubblica; Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano; Fulvio Bufi, Corriere della Sera; Vincenzo Iurillo.

 
Dopo la condanna in primo grado a 1 anno e 3 mesi per abuso d’ufficio nel caso Why Not, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha due problemi. Il primo è giuridico: la legge Severino, varata nel 2013, prevede in questi casi la sospensione dalla carica. Il secondo è politico: la condanna, ancorché riferita alla sua carriera di magistrato – chiusa per entrare in politica – lo indebolisce ulteriormente in un quadro di instabilità amministrativa [Giuseppe Salvaggiulo, Sta 26/9/2014].
 
«Se mi sospenderanno farò il sindaco in mezzo alla gente. Se decideranno che non devo più stare a Palazzo San Giacomo, vorrà dire che scenderò in strada e starò con i cittadini. Ma non credo che andrà così, perché penso che questa sia una sentenza politica», dice De Magistris ai suoi collaboratori al crepuscolo di una giornata complicata [Dario Del Porto, Rep 26/9/2014].
 
De Magistris deve lasciare la carica di sindaco di Napoli. Perché è giusto così e perché la legge Severino stabilisce la sospensione senza possibilità di scappatoie (che sarebbe anche poco decoroso imboccare, magari in attesa che il prefetto lo iberni fino all’eventuale assoluzione d’appello). Sono decine i consiglieri regionali, provinciali e comunali sospesi o rimossi per una condanna in primo grado o per una misura cautelare. E la legge è uguale per tutti, come De Magistris ben sa, avendo fatto della Costituzione il faro della sua vita professionale, prima da pm e poi da sindaco [Travaglio, Fat 26/9/2014].
 
Il presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato, Dario Stefàno (Sel), che solo pochi mesi fa si occupò della decadenza di Berlusconi da senatore, non ha dubbi: «L’articolo 11» della Legge Severino «prevede per il sindaco che viene condannato, anche con sentenza non definitiva, per abuso d’ufficio, la sospensione d’ufficio dalla carica. Sospensione che può durare al massimo diciotto mesi». Stefàno cita come precedenti «il decreto del prefetto di Brindisi con cui è stato sospeso il sindaco di Fasano, e quello del prefetto di Latina che aveva sospeso il presidente della Provincia» [Fulvio Bufi, Cds 26/9/2014].
 
Oggi il consiglio comunale di Napoli vota il bilancio, alle porte ci sono le elezioni per la Città metropolitana. Spiega il sindaco: «La norma dice che la prefettura può muoversi se riceve la segnalazione dal Tribunale. Nel dispositivo però non è scritto nulla. Mai come in questo caso, dobbiamo aspettare le motivazioni della sentenza per capire qualcosa in più» [Dario Del Porto, Rep 26/9/2014].
 
Tra meno di due anni a Napoli si torna alle urne, la sospensione di De Magistris equivarrebbe a uno sfratto. Ma sull’ineluttabilità del provvedimento non ci sarebbero margini di discrezionalità. Sarebbe solo una questione di tempo. Del tempo che necessiterà al prefetto di Napoli Francesco Musolino per ricevere il dispositivo di sentenza, aprire la pratica, raccogliere la documentazione, firmare. Il sindaco di Terzigno (Napoli) Domenico Auricchio, condannato per abuso d’ufficio il 9 maggio 2013, fu sospeso il 22 settembre 2013 e ora siede in Senato – sì, la Severino è una legge durissima con gli amministratori e più indulgente coi parlamentari, che senza una condanna in giudicato restano al loro posto. Il countdown della sospensione può variare a seconda dei casi e delle prefetture [Vincenzo Iurillo, Fat 26/9/2014].
 
De Magistris si prepara a impugnare in appello la condanna
comminata per i tabulati di parlamentari acquisiti senza autorizzazione dal suo consulente dell’epoca, Gioacchino Genchi, durante l’inchiesta condotta come pm a Catanzaro. Ma intanto il prefetto, appena avrà ricevuto gli atti, potrà sospenderlo. E dopo? Contro il provvedimento si può ricorrere al Tar [Dario Del Porto, Rep 26/9/2014].
 
Ma la scelta di “resistere” alle disposizioni di una legge dello Stato, gli chiede qualcuno, non rischia di essere interpretata come una contraddizione, da parte di chi ha fatto della legalità una bandiera?» Il sindaco non si scompone. E replica: «Per molti versi la legge Severino è condivisibile, per altri invece a mio avviso è discutibile, ad esempio dove non contempla, fra i reati, anche i falsi. Ma io non intendo piegarmi dinanzi a una sentenza che trovo profondamente ingiusta. Sento dire che dovrei dimettermi. Ma non ci penso proprio, semmai dovrebbero farlo gli altri. Per quanto mi riguarda, sono sereno e aspetto [Dario Del Porto, Rep 26/9/2014].
 
Un sindaco popolare e politicamente solido avrebbe buoni argomenti per approntare uno scudo efficace: la vicenda giudiziaria non c’entra con il ruolo di sindaco né con la città; la sentenza è tutt’altro che granitica, sia a livello di prove che di configurazione del reato. Ma De Magistris da tempo ha smarrito popolarità (un anno fa, la lista Rivoluzione Civile da lui sostenuta prese a Napoli un misero 3,7%) e solidità politica. In tre anni, ha perso dieci assessori sui dodici della prima «giunta arancione» e otto consiglieri comunali di una maggioranza ormai risicatissima (25 voti su 49). Inoltre De Magistris è politicamente «apolide»: lasciata l’Idv, s’è imbarcato nella fallimentare avventura della lista Ingroia, quindi ha ammiccato a Renzi ma senza stabilire un rapporto con il Pd [Giuseppe Salvaggiulo, Sta 26/9/2014].
 
Fino a ieri i problemi del sindaco di Napoli a Palazzo San Giacomo si condensavano in due punti. Le scarse risorse di un Comune costretto a un riequilibrio finanziario lacrime e sangue, e una maggioranza di ricotta che dopo lo sfacelo di Idv e delle liste civiche arancioni, e il fallito corteggiamento del Pd, si regge appena su un voto. Sul “Patto dei 25” (su 48) che nella notte tra l’8 e il 9 agosto hanno deliberato il rendiconto e in questi giorni stanno affrontando il bilancio. Sciocchezze di fronte all’incubo di queste ore [Vincenzo Iurillo, Fat 26/8/2014]
 
Se mai De Magistris dovesse saltare, al suo posto andrebbe il vice sindaco Tommaso Sodano, che ha già una condanna e un rinvio a giudizio. E forse anche a questo pensa Antonio Bassolino quando, pure lui affidandosi a Twitter, sentenzia: «La città è allo sbando» [Fulvio Bufi, Cds 26/9/2014].

Dagli articoli di oggi sul caso del sindaco di Napoli condannato per abuso d’ufficio nel caso Why Not: Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa; Dario Del Porto, la Repubblica; Travaglio, il Fatto Quotidiano; Fulvio Bufi, Corriere della Sera; Vincenzo Iurillo, il Fatto Quotidiano.