La Gazzetta dello Sport, 6 aprile 2008
Ieri ultima domenica prima del voto. Polemiche sulla scheda elettorale, che a detta di tutti risulta confusa

Ieri ultima domenica prima del voto. Polemiche sulla scheda elettorale, che a detta di tutti risulta confusa. Attacchi piuttosto violenti tra Veltroni e Bertinotti. Berlusconi che chiama per la prima volta Casini col nomignolo “Pier Furby”, quello che gli ha appiccicato Roberto D’Agostino. Storace che anticipa la vittoria del Cavaliere, ma sostiene che arriverà primo solo perché è il male minore. Insomma, tutti in campo. Tranne Prodi, che imbocca con questa l’ultima settimana di governo pieno.
• Già, è sparito.
Non è neanche esatto dire che è l’ultima settimana di governo. Il nuovo presidente del Consiglio, col governo che uscirà dalle elezioni, non potrà insediarsi prima del 12 maggio. Fino a quella data almeno, perciò resta insediato il vecchio esecutivo, C’è l’ordinaria amministrazione e in nessun paese è ammessa la vacanza di chi ha la responsabilità di decidere. Per il resto, però, è vero che Prodi è sparito.
• Secondo lei si ritirerà dalla vita politica?
Lui ha detto che si ritirerà dalla “vita politica italiana”. Il che significa che s’aspetta qualche incarico internazionale. stato a Bucarest l’altro giorno per il vertice Nato e quello può essere considerato il suo congedo dai partner europei. Certo, se è sparito è perché i suoi hanno tentato in tutti i modi di farlo dimenticare. Verrà anche per Prodi il tempo della rivalutazione, o comunque di un giudizio più equilibrato. In questo momento, a sinistra, sono convinti che faccia perdere voti. E perciò lo hanno anche pregato di non tenere un discorso di saluto ai giornalisti o di non affiancare il leader del Pd al comizio di chiusura. Il fatto è che Berlusconi ha invece fatto di tutto per ricordarne l’esistenza e per metterlo in collegamento con Veltroni. Anche Berlusconi pensa che l’attuale premier non sia un buon testimonial per il suo schieramento.
• C’è stata però la faccenda Alitalia.
Già, e Berlusconi c’è saltato sopra anche per costringere la coppia Prodi-Padoa-Schioppa a uscire allo scoperto. I due sono stati costretti a occupare la ribalta per tentare di evitare un disastro d’immagine e cioè il commissariamento della compagnia prima del voto. Ieri Padoa-Schioppa ha detto che o si riesce a recuperare Air France o per Alitalia sarà la catastrofe. Badi che neanche Berlusconi è tranquillo.
• Se Alitalia non chiude prima, dovrà gestire lui il problema.
Sì, ma non è solo questo. Faccia attenzione al tono che Berlusconi ha usato durante tutta la campagna elettorale, e anche ai discorsi di questi ultimi giorni: governare è una croce, non è più tempo di miracoli, farò il primo consiglio dei ministri a Napoli e dovrò prendere misure drastiche per risolvere il problema della spazzatura, eccetera. Niente più promesse mirabolanti, nessun miracolo, nessun “ghe pensi mi”. Che cosa potrà mai significare? Tre cose. Prim Berlusconi è così sicuro di vincere che si permette di tenere un tono di voce piuttosto basso. Second c’è una crisi economica grave a livello planetario, una crisi che non finirà prima di un anno, un anno e mezzo. A questa crisi si aggiungeranno le peculiari difficoltà nostre. Il Fondo Monetario prevede per noi una crescita zero, le famiglie sono più povere, l’inflazione sta al 3 per cento e bisognerà far tagli nella spesa pubblica per affrontare la montagna del debito. In queste condizioni, il Cavaliere mette le mani avanti e cerca di non trovarsi in difficoltà una volta andato al potere. Se oggi andasse da Vespa a firmare un altro contratto, sarebbe già impallinabile fra tre mesi. A un certo punto ha risposto a Veltroni: «Lui può promettere qualsiasi cosa. Tanto non toccherà mica a lui governare».
• Ieri Veltroni ha promesso un’assicurazione anti-infortuni gratuita per le casalinghe.
Appunto. E senza dir mai dove prenderà i soldi. Ma Berlusconi non dà troppo addosso al suo avversario, alla fine. Perché - e questa è la terza spiegazione del tono basso - dopo il voto è sicuro che riprenderà a filare la tela che i due avevano cominciato a tessere in dicembre. Le dico che lo farà in ogni cas se il voto al Senato fosse equilibrato, sarà costretto dai numeri. Se il voto al Senato fosse squilibrato, lo farà ugualmente non solo per ritoccare la legge elettorale (magari senza stravolgerla), non solo per riformare il processo decisionale italiano (qui ormai non è più possibile governare, perché chiunque può bloccare per sempre qualunque iniziativa), ma soprattutto per condividere con qualcuno le difficoltà in arrivo. Bisogna però, perché questo accada, che la distanza tra il Popolo della Libertà e il Partito democratico non sia troppa. Non dimentichiamoci che Veltroni è pieno di nemici interni, quelli che Paolo Mieli chiama gli odiatori. Se non gli andasse troppo bene, gli odiatori gliela farebbero pagar cara. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/4/2008]