La Gazzetta dello Sport, 10 aprile 2008
Ieri Berlusconi ha detto che se Napolitano si dimette, allora sarà possibile dare il Senato al centro-sinistra

Ieri Berlusconi ha detto che se Napolitano si dimette, allora sarà possibile dare il Senato al centro-sinistra. Poi ha fatto marcia indietro e ha precisato che si trattava di un’ipotesi di scuola, vale a dire di un’astrazione...
• Senta, oggi è giovedì, domenica si vota, sento il bisogno di tirare le fila della campagna elettorale e del voto. Faccia un po’ il punto su questi due candidati al governo del Paese – cioè Berlusconi e Veltroni –, ci dica che cosa accadrà per ognuno di loro in caso di vittoria, sconfitta o pareggio, ci rispieghi anche, alla fine, come funziona ’sto voto, perché nonostante tutto non è che il sistema sia chiarissimo... Come vogliamo fare? Oggi parliamo di Berlusconi (lo sfidante), domani di Veltroni (il rappresentante della parte uscente) e sabato diciamo le ultime sul voto?
Sì, d’accordo cominciamo da Berlusconi. Se perde, se vince, se pareggia. Beh, Berlusconi è dato vincente dai sondaggi di un paio di settimane fa... però potrebbe perdere, naturalmente. Non sarebbe la prima volta che i maghi sbagliano. Vedo la sconfitta del Popolo della Libertà attraverso una sola combinazione: quella che la Destra, l’Udc e magari anche Giuliano Ferrara mettano insieme un grande risultato. In questo modo sottrarrebbero voti al Popolo della Libertà. E con un Popolo della Libertà depredato di una parte di consensi, Veltroni potrebbe trovarsi primo magari senza neanche ottenere un risultato sensazionale. Sto parlando della Camera, naturalmente, perché il Senato è comunque un guazzabuglio. Chi, dei tre concorrenti di destra, è il più pericoloso? Sulla carta è Casini. Ma forse Storace ha più carte da giocare. Confluendo nel Popolo della Libertà, Fini ha lasciato senza rappresentanza – senza una rappresentanza visibile, voglio dire – quella parte dell’elettorato italiano che vota a destra e vuole un Paese francamente di destra. Per costoro – e non sono pochi – Storace è qualche cosa. Oltre tutto la scelta della Santanché è apparsa particolarmente felice. Unica donna candidata premier, bella e intelligente, aggressiva, ben impostata sui temi moderni, femminista alla sua maniera, o meglio antimaschilista, Santanché è stata portata ad esempio anche dalle donne di sinistra. Potrebbe essere lei la grande sorpresa di queste elezioni e creare qualche difficoltà seria al Cavaliere. L’Udc ha invece la sua carta più forte in De Mita, candidato al Senato, che sta battendo palmo a palmo la Campania con l’intenzione di far arrivare Casini all’8 per cento. Potrebbe riuscirci. Così come Storace potrebbe tirar fuori un 8 per cento nel Lazio.
• E Ferrara? Possibilità zero?
Ferrara scommette che prenderà due milioni di voti. In questo caso, Berlusconi potrebbe patire parecchio. Ma che accadrebbe se alla fine al Cavaliere andasse male? Si aprirebbe il capitolo devastante della leadership del centro-destra, e il bello (o il brutto) è che l’insuccesso del Cav travolgerebbe anche Fini, reo di aver mischiato i suoi candidati a quelli della ex Forza Italia in un’unica lista. Pensi un po’: tolti Berlusconi e Fini, il centrodestra, così come si è profilato per il voto, non avrebbe un leader. Sì, ci sarebbe Casini. Ma dopo gli scossoni degli ultimi due anni...
• E se pareggiasse?
Io penso che Berlusconi in caso di pareggio-vittoria (chiamiamo così una debole prevalenza al Senato accompagnata dalla vittoria alla Camera) aprirà senz’altro a Veltroni. Secondo me, guardi, aprirà a Veltroni in ogni caso, persino in caso di vittoria netta. E per due ragioni. La prima è che ci sono questioni che è sicuramente meglio decidere insieme in modo condividerne la responsabilità: la riforma del regolamento della Camera, i ritocchi alla legge elettorale, la diminuzione del numero dei parlamentari, il cambiamento della seconda parte della Costituzione, i tagli alla spesa pubblica e il relativo capitolo del debito, l’affare Alitalia. sconsigliabile, su materie simili, decidere da soli.
• Sì, ma bisognerà che Veltroni sia d’accordo nel farsi coinvolgere.
In caso di pareggio – che sarebbe un ottimo risultato per il Partito democratico – Veltroni cercherà di barattare il grande accordo con un cambio di leadership: non Berlusconi a palazzo Chigi, ma una personalità terza, super partes. Berlusconi potrebbe accettare. Ma è interessante la seconda ragione per cui, anche in caso di vittoria netta, Berlusconi offrirà una sponda al suo avversari il Cavaliere sa che, in questo modo, spingerebbe ancora di più gli avversari interni di Veltroni – i cosiddetti odiatori – a far la guerra al loro capo. Il regolamento di conti dentro il Pd – in caso di sconfitta indiscutibile – potrebbe persino portare alla dissoluzione del partito. Ma questo, se permette, sarà l’argomento della puntata di domani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/4/2008]