La Gazzetta dello Sport, 17 aprile 2008
Ultime dalle elezioni: per la carica di sindaco di Roma Rutelli dovrà andare al ballottaggio contro Alemanno (stanno 45 a 40)

Ultime dalle elezioni: per la carica di sindaco di Roma Rutelli dovrà andare al ballottaggio contro Alemanno (stanno 45 a 40). Ci saranno poi ballottaggi per le provinciali anche a Roma, Asti, Catanzaro, Massa Carrara, Foggia, ecc. A Foggia, tra un paio di mesi, si dovrà votare anche per il sindaco, perché quello in carica, Orazio Ciliberti del Pd, depresso dal risultato elettorale s’è dimesso.
• Sul governo non ci dice niente?
Beh, le amministrative a questo punto sono di grande interesse. Rutelli a Roma rischia e se ce la farà sarà per un pelo. Calcoli astrusissimi fanno vedere che al primo giro l’uomo che è ancora vicepresidente del Consiglio ha già quasi fatto il pieno dei voti che gli spettano. Alemanno invece dovrebbe poter contare sull’appoggio di Storace (deciderà ufficialmente oggi) e di una quantità di siglette che al primo turno hanno corso per sé ma che dovrebbero stare più a destra che a sinistra. Poi c’è l’incognita Udc. Ieri Casini ha ricevuto a casa sua niente di meno che D’Alema. Poi Rutelli ha avuto parole di apprezzamento per il candidato di Casini a Roma, Luciano Ciocchetti. L’Udc in città vale il 3,1 per cento. Un’adesione del partito avvicinerebbe parecchio Rutelli alla mèta, però sposterebbe fortemente l’Udc verso sinistra e l’elettore dell’Udc, fino a prova contraria, è un moderato di destra. Inoltre, Casini ha contribuito alla vittoria di Tondo in Friuli contro il democratico Illy e a Udine sostiene, con PdL, Lega e Pensionati, il candidato del centro-destra Cainero. Ieri D’Onofrio, che in quella formazione è un pezzo grosso, ha detto: «Chiederemo a Rutelli se intende continuare la politica di Veltroni. Se la risposta sarà sì, voteremo per Alemanno».
• Ci sarebbero riflessi sul governo se la sinistra perdesse Roma?
Ieri Bettini, braccio destro di Veltroni e uno degli uomini più potenti della città, ha detto che la vittoria di Alemanno sarebbe «un ritorno all’indietro che giudicherei pericoloso, distruttivo e spaventoso». Eccessivo, no? Del resto, il Pd sta lentamente rendendosi conto che, nonostante il buon risultato elettorale, la sconfitta è netta e il giudizio degli elettori è stato assai severo. Piero Sansonetti, il bravo direttore di Liberazione – il giornale di Bertinotti – ha mandato un cronista a intervistare gli operai di Mirafiori. Ne è uscito un pezzo tremendo, a cui Sansonetti ha messo questo titolo molto fedele al contenuto delle interviste: «Mirafiori ha bocciato l’Arcobalen “Pensa solo a froci e zingari, e non a noi”». L’articolo conferma, molto onestamente, che il voto operaio s’è spostato tutto sulla Lega.
• In questa situazione Berlusconi farà strage degli avversari?
Ieri ha perfino detto che potrebbe pescare qualche testa brillante tra quelli del Partito democratico. Si è subito pensato a Ichino, il giuslavorista minacciato dalle Br che si batte per un ripensamento totale della filosofia dei contratti. Questi di cambiare la natura dei contratti è un grande tema che la Cgil (molto nervosa per l’esito del voto e per via di un libro tremendo sul sindacato scritto dal giornalista dell’Espresso Stefano Lavadiotti) non vuole affrontare. La questione è se si può andare avanti con 400 contratti nazionali o se non sia arrivato il momento di privilegiare la contrattazione territoriali o aziendale. Livadiotti sostiene con buoni argomenti che i bassi salari italiani sono proprio il frutto della mania dei contratti di lavoro nazionale. E aggiunge: i sindacati non vogliono rinunciate alla contrattazione nazionale per una questione di potere.
• E che ministero avrebbe occupato Ichino?
Quello del Lavoro. Dove potrebbe tornare Maroni, che avrà comunque un incarico di grande peso. Ieri Bossi ha detto che alla Lega spetteranno quattro ministri. Fini, a quanto pare, sarà presidente della Camera, anche se avrebbe preferito fare il ministro degli Esteri, carica che tornerà invece a Frattini. C’è il problema della presidenza del Senato. Fino a ieri si dava per sicuro Formigoni, ma c’è forse un problema per il PdL a rifare le elezioni in Lombardia perché il Pd in Lombardia è andato molto bene. Formigoni potrebbe prudentemente restare al suo posto e la presidenza del Senato finire a Calderoli, così come noi abbiamo detto fin dal primo momento. Qualche mese fa venne fatta un’inchiesta su chi fosse il più bravo, il più equilibrato, il più corretto, il più sapiente, il più simpatico a dirigere i lavori del Senato e la risposta unanime dei parlamentari di destra di sinistra e di centro fu: Calderoli. Pensi un po’, quello che faceva vedere la canottiera in televisione per provocare gli islamici.
• Lei non pensa che la Lega creerà problemi a Berlusconi?
Io penso che creerà più problemi Di Pietro a Veltroni. S’era impegnato a fondere il suo gruppo con quello del Pd. E adesso, a quanto sembra, non ne ha più troppa voglia. Anche lui ci farà sapere oggi che intende fare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/4/2008]