La Gazzetta dello Sport, 27 aprile 2008
Oggi votano poco meno di sei milioni di italiani (5.716.839) per decidere al ballottaggio i presidenti delle province di Asti, Catanzaro, Foggia, Massa Carrara e Roma e i sindaci di Roma, Massa Carrara, Pisa, Sondrio, Udine, Vicenza, Viterbo e altri 37 comuni

Oggi votano poco meno di sei milioni di italiani (5.716.839) per decidere al ballottaggio i presidenti delle province di Asti, Catanzaro, Foggia, Massa Carrara e Roma e i sindaci di Roma, Massa Carrara, Pisa, Sondrio, Udine, Vicenza, Viterbo e altri 37 comuni.
• Però siamo tutti concentrati su Roma. Va bene che è la capitale. Però...
Fino a ieri Roma è stata governata da Veltroni. Non vede che il voto sulla città è inevitabilmente un referendum sul sindaco che nel frattempo è stato messo a capo del Partito democratico? Non capisce che se Veltroni perdesse, i gruppi che lo avversano dentro il Pd avrebbero forti argomenti per condizionarlo, per impedirgli di disegnare il partito come vuole lui? Oltre tutto hanno cominciato a circolare analisi del voto del 13-14 aprile che stroncano il risultato elettorale del Partito democratico. Secondo queste analisi, il Pd ha perso e ha perso senza discussioni.
• Come è possibile? Mi pareva che rispetto alla somma dei voti di Ds e Margherita ci fosse stato un lieve incremento.
Ieri, sulla Stampa, Luca Ricolfi ha fatto la seguente profezia: se si tornasse a votare domani, la Sinistra rientrerebbe in Parlamento, l’Udc sparirebbe, il Pd calerebbe sotto il 30%. Questo ragionamento sul voto mi ha fatto venire in mente una vecchia procedura che si adoperava durante il conclave (fu adottata la prima volta al momento dell’elezione di Pio IX): i cardinali prima facevano un giro di votazioni, poi aprivano le schede, rendevano noto il risultato e a questo punto votavano una seconda volta. Questa seconda era la votazione valida. Guardi che non è assurdo come può sembrare. Che cosa accadrebbe, infatti, se si rivotasse domani? facile immaginarl gli elettori di sinistra che, nella speranza di fermare Berlusconi, hanno tolto il voto all’Arcobaleno e lo hanno dato a Rifondazione, si renderebbero conto che questo sacrificio è stato inutile. Tornerebbero dunque a votare per Bertinotti e per gli altri e permetterebbero così alle quattro formazioni di Sinistra di entrare in Parlamento, forse non al Senato, ma certamente alla Camera. Gli elettori cattolici che hanno scelto l’Udc, invece, si renderebbero conto che il partito di Casini conta, allo stato attuale delle cose, poco o niente, non essendoci stato il pareggio tra Destra e Sinistra ed essendo stato molto fiacco anche il risultato del Senato. Quindi preferirebbero orientarsi verso Berlusconi o verso Veltroni. L’analisi dei vari flussi - dice Ricolfi - mostra che il saldo di questi nuovi movimenti darebbe per il Pd un risultato fortemente negativ non arriverebbe neanche al 30%. Del resto, ci ricorda, non è lontano il momento in cui si potranno mettere alla prova di queste teorie: l’anno prossimo si vota per le Europee.
• Tutto questo come attraversa il voto di Roma?
Se questo è vero – ed è difficile da contestare – Veltroni è già adesso in difficoltà, nonostante sia possibile argomentare che la sinistra ha pagato i due anni di Prodi, eccetera. Abbiamo già raccontato che il segretario del Pd, forte dei suoi tre milioni e mezzo di voti presi alle primarie, sta tentando di dare al Pd una forma – per dir così – americana: grande attenzione per i movimenti d’opinione, per i trend culturali, per le singole battaglie ideali, e messa in soffitta del vecchio sistema delle correnti e dei cavalli di razza, con il relativo apparato di segreterie, direzioni, comitati centrali eccetera. Naturalmente i big del partito non ci stanno. Si muovono i cattolici della ex Margherita e si muovono soprattutto i dalemiani. Bersani, il più forte dei dalemiani, punta alla presidenza del gruppo alla Camera. Fatto che sarebbe favorito da una sconfitta di Veltroni a Roma e dal relativo processo da fare al segretario.
• A Roma Veltroni può perdere?
Rutelli e Alemanno sono praticamente pari. La partita si deciderà per pochi voti. Così dicono i pronostici. Infatti nessuno si pronuncia.
• E la colpa sarebbe di Veltroni?
Qui sì. Non ha fatto il sindaco dal 2001? Come si potrebbe pensare che una bocciatura di Rutelli non sia un giudizio sull’operato di Veltroni nel periodo 2001-2008? Da questo punto di vista l’elettorato è già stato sever dal 65% dei consensi del 2005 si è passati al 45% del 2008. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/4/2008]