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 2008  giugno 06 Venerdì calendario

La centrale nucleare slovena è a posto, riaprirà il 10 giugno - cioè martedì prossimo - acqua radioattiva non ne è uscita, insomma non c’è motivo di allarmarsi

La centrale nucleare slovena è a posto, riaprirà il 10 giugno - cioè martedì prossimo - acqua radioattiva non ne è uscita, insomma non c’è motivo di allarmarsi. L’allarme potrebbe venire da questo: che adesso ci metteremo a costruire le centrali nucleari pure noi. Ho sentito Realacci dire che anche gli americani hanno rinunciato. Gli americani non costruiscono più centrali dal 1978, quando ci fu l’incidente di Three Miles Island, incidente del quale lei può farsi un’idea guardandosi il film Sindrome cinese. Solo un’idea, sia chiaro: il film, che tutti credono una cronaca di quell’evento, venne girato prima e il guaio capitò quando era alla seconda settimana di programmazione. In ogni caso: la sindrome cinese di quella volta fece scappare gli americani da qualunque ipotesi di sfruttamento ulteriore dell’atomo. Ho detto ”ulteriore”: gli americani non hanno più costruito centrali, ma ne hanno in funzione 177. 177: e si tratta di centrali vecchie di almeno trent’anni. Inoltre, nonostante quello che dice Realacci, l’idea di farne qualcun altra è venuta anche a loro. In America la questione nucleare è in mano alla Nuclear Regulatory Commission. Nel 2007 ci sono state quattro richieste di costruzione di nuove centrali. Nel 2008 sono già 15. La questione del nucleare non è ideologica, ma pratica. Gli americani sono dipendenti dal petrolio, come gli italiani. Il petrolio sta finendo o comunque sta aumentando di prezzo in modo tale da mettere a rischio l’economia del globo. Che si può fare? Il solare, l’eolico, l’idrogeno? Il biodiesel? Sì, e non mi permetto di dire questo è meglio di quello. Perché, francamente, non lo so. Il nostro premio Nobel Rubbia, alla cui buona fede abbiamo il dovere di credere, è convinto che si debbano costruire centrali a concentrazione solare che producono energia partendo dalla fissione del torio. Veronesi - che però non è un tecnico della materia, ma un medico - è convinto che si debbano costruire subito dieci centrali di tipo finlandese-francese, cioè quelle che alcuni, esagerando, considerano di generazione 4 e che a quanto si capisce possono essere al massimo considerate di generazione 3 e mezzo. L’ingegner Paolo Fornaciari dice che si debbono rimettere in funzione in 10 mesi Caorso e Trino. Su Trino c’è un problema: la Bresso, centrosinistra, governatore del Piemonte, non vuol sentire parlare di nucleare. Invece Marrazzo, governatore del Lazio, il nucleare se lo piglierebbe. Ma c’è una legge che vieta di costruire centrali nucleari? C’è stato un referendum nel 1987 e gli antinuclearisti hanno vinto. Quindi, mentre ci sono due centrali nucleari persino in Africa, non ce n’è più nessuna da noi. Il problema si può rappresentare attraverso una serie di numeri. Prima di tutto, i prezzi: un megawattore prodotto col carbone costa 76 euro; con una centrale a turbogas, 83 (purché il petrolio costi 110 dollari a barile); un megawattore nucleare, in base ai calcoli fatti dai francesi per la centrale di Flamanville, 43/44 euro fino a un massimo di 52. Però una centrale nucleare costa la bellezza di 8 miliardi di euro (almeno) e il suo costo si ammortizza in trent’anni. Non dura poi più di 60 anni. E le scorie?  la domanda alla quale nessuno dà risposta. Le scorie vanno messe in sicurezza assoluta e io ho più paura delle scorie che della centrale. Quelle delle centrali smantellate dopo il 1987 stanno a Saluggia, a un passo dalla Dora Baltea. A Saluggia hanno costruito il famoso muro anticatastrofe, ma insomma tenerle vicino al fiume non è comunque una gran pensata. C’è poi quest’altro problema: per ottenere le autorizzazioni necessarie alla costruzione di una centrale ci vogliono realisticamente sette anni. Per costruirla probabilmente altri sette. E stiamo immaginando che nessuno protesti. Lo stesso Scajola ieri ha detto che la prima pietra delle cinque centrali che il governo vuol costruire sarà messa nel 2013... Lei capisce che in Italia la discussione ha l’aria di essere del tutto accademica. Il Wall Street Journal - forse in odio a Berlusconi - ha scritto che non ce la faremo mai. E allora?  tutto abbastanza assurdo perché, senza avere i benefici del nucleare, corriamo lo stesso i rischi del caso: ci assediano non solo le centrali francesi (58 reattori distribuiti su 19 siti), ma anche quelle slovene e tedesche. Un incidente serio e siamo fritti. Intanto la Lombardia compra all’estero il doppo dell’energia che acquistava vent’anni fa. una di quelle faccende in cui, a quanto pare, ci costerà carissimo sia l’andare avanti che il tornare indietro.

• L’allarme potrebbe venire da questo: che adesso ci metteremo a costruire le centrali nucleari pure noi. Ho sentito Realacci dire che anche gli americani hanno rinunciato.
Gli americani non costruiscono più centrali dal 1978, quando ci fu l’incidente di Three Miles Island, incidente del quale lei può farsi un’idea guardandosi il film Sindrome cinese. Solo un’idea, sia chiaro: il film, che tutti credono una cronaca di quell’evento, venne girato prima e il guaio capitò quando era alla seconda settimana di programmazione. In ogni caso: la sindrome cinese di quella volta fece scappare gli americani da qualunque ipotesi di sfruttamento ulteriore dell’atomo. Ho detto “ulteriore”: gli americani non hanno più costruito centrali, ma ne hanno in funzione 177. 177: e si tratta di centrali vecchie di almeno trent’anni. Inoltre, nonostante quello che dice Realacci, l’idea di farne qualcun altra è venuta anche a loro. In America la questione nucleare è in mano alla Nuclear Regulatory Commission. Nel 2007 ci sono state quattro richieste di costruzione di nuove centrali. Nel 2008 sono già 15. La questione del nucleare non è ideologica, ma pratica. Gli americani sono dipendenti dal petrolio, come gli italiani. Il petrolio sta finendo o comunque sta aumentando di prezzo in modo tale da mettere a rischio l’economia del globo. Che si può fare?

Il solare, l’eolico, l’idrogeno? Il biodiesel?
Sì, e non mi permetto di dire questo è meglio di quello. Perché, francamente, non lo so. Il nostro premio Nobel Rubbia, alla cui buona fede abbiamo il dovere di credere, è convinto che si debbano costruire centrali a concentrazione solare che producono energia partendo dalla fissione del torio. Veronesi – che però non è un tecnico della materia, ma un medico – è convinto che si debbano costruire subito dieci centrali di tipo finlandese-francese, cioè quelle che alcuni, esagerando, considerano di generazione 4 e che a quanto si capisce possono essere al massimo considerate di generazione 3 e mezzo. L’ingegner Paolo Fornaciari dice che si debbono rimettere in funzione in 10 mesi Caorso e Trino. Su Trino c’è un problema: la Bresso, centrosinistra, governatore del Piemonte, non vuol sentire parlare di nucleare. Invece Marrazzo, governatore del Lazio, il nucleare se lo piglierebbe.

Ma c’è una legge che vieta di costruire centrali nucleari?
C’è stato un referendum nel 1987 e gli antinuclearisti hanno vinto. Quindi, mentre ci sono due centrali nucleari persino in Africa, non ce n’è più nessuna da noi. Il problema si può rappresentare attraverso una serie di numeri. Prima di tutto, i prezzi: un megawattore prodotto col carbone costa 76 euro; con una centrale a turbogas, 83 (purché il petrolio costi 110 dollari a barile); un megawattore nucleare, in base ai calcoli fatti dai francesi per la centrale di Flamanville, 43/44 euro fino a un massimo di 52. Però una centrale nucleare costa la bellezza di 8 miliardi di euro (almeno) e il suo costo si ammortizza in trent’anni. Non dura poi più di 60 anni.

E le scorie?
E’ la domanda alla quale nessuno dà risposta. Le scorie vanno messe in sicurezza assoluta e io ho più paura delle scorie che della centrale. Quelle delle centrali smantellate dopo il 1987 stanno a Saluggia, a un passo dalla Dora Baltea. A Saluggia hanno costruito il famoso muro anticatastrofe, ma insomma tenerle vicino al fiume non è comunque una gran pensata. C’è poi quest’altro problema: per ottenere le autorizzazioni necessarie alla costruzione di una centrale ci vogliono realisticamente sette anni. Per costruirla probabilmente altri sette. E stiamo immaginando che nessuno protesti. Lo stesso Scajola ieri ha detto che la prima pietra delle cinque centrali che il governo vuol costruire sarà messa nel 2013... Lei capisce che in Italia la discussione ha l’aria di essere del tutto accademica. Il Wall Street Journal – forse in odio a Berlusconi – ha scritto che non ce la faremo mai.

E allora?
E’ tutto abbastanza assurdo perché, senza avere i benefici del nucleare, corriamo lo stesso i rischi del caso: ci assediano non solo le centrali francesi (58 reattori distribuiti su 19 siti), ma anche quelle slovene e tedesche. Un incidente serio e siamo fritti. Intanto la Lombardia compra all’estero il doppo dell’energia che acquistava vent’anni fa. una di quelle faccende in cui, a quanto pare, ci costerà carissimo sia l’andare avanti che il tornare indietro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/6/2008]