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 2008  giugno 27 Venerdì calendario

Quest’anno i salari aumenteranno, in media, del 3,5 per cento. Il che significa niente: perché i prezzi, nello stesso periodo, aumenteranno del 3,4

Quest’anno i salari aumenteranno, in media, del 3,5 per cento. Il che significa niente: perché i prezzi, nello stesso periodo, aumenteranno del 3,4. Questa però è una media. Certi prezzi – quelli per esempio relativi all’energia – potrebbero aumentare molto di più. Ieri il petrolio è tornato a 139 dollari il barile e il presidente dell’Opec ha annunciato quota 150-170 per agosto-settembre. Le Borse sono crollate in tutto il mondo (e stanno andando giù, con brevi interruzioni, da una decina di giorni), il Centro studi della Confindustria ha definito la nostra situazione economica “stagnante”. Il Centro studi della Confindustria ha preparato un vero e proprio rapporto, e in questo rapporto c’è poco da stare allegri.

Come al solito. dal giorno della retata a Wall Street che mi aspetto qualche rovescio forte.
Non è questione di rovesci. La situazione è pesante e basta, e non ci sarà un temporale capace di spazzare via le nubi – almeno a breve – perché a quanto pare ci siamo infilati in una specie di labirinto in cui non si trova l’uscita forse semplicemente perché l’uscita non c’è. I prezzi aumentano e soprattutto tutti pensano che i prezzi aumenteranno. Siccome tutti pensano che i prezzi aumenteranno, la propensione a spendere è nettamente diminuita. Il calo dei consumi mette in difficoltà le aziende che fatturano meno. Intanto le due componenti principali della nostra spesa – benzina, pasta, pane – continuano rincarare e incoraggiano quell’avvitarsi su se stesso del sistema che fa precipare le Borse. Un valore più basso delle azioni, se non ci saranno recuperi, costringerà le aziende a svalutare. Il che significa perdite. Il che significa tagli. Il che significa un ulteriore scoraggiamento ai consumi. Sa che in America il consumo di benzina è sceso dell’1%? Il Los Angeles Times sostiene che, tra novembre 2007 e aprile 2008, gli americani hanno percorso 30 miliardi di miglia in meno rispetto a novembre 2006-aprile 2007. Qualche ditta in America, per contrastare il caro-benzina, fa venire a lavorare la gente quattro giorni a settimana invece che cinque, allungando gli orari. Le piogge in Iowa hanno provocato un taglio del 40% nella produzione del mais. In Australia ci ha pensato la siccità: meno frumento per l’8,8%. L’Australia è il sesto paese esportatore al mondo.

E in Italia?
In Italia siamo al primo posto nel mondo per il consumo di pasta e i dati sulle difficoltà in agricoltura devono preoccuparci. Quanto alla benzina, secondo l’Unione Petrolifera a maggio il consumo della verde è sceso del 9,1%, quello del gasolio del 3,5%. Nei primi cinque mesi dell’anno le pompe hanno erogato 164 mila tonnellate di combustibile in meno. Confindustria prevede che il nostro Pil cresca solo dello 0,1% quest’anno. L’anno scorso è stato dell’1,5%. Nel 2009 dovrebbe fermarsi allo 0,6. Capiamoci bene: è niente. Di fronte a queste cifre, Tremonti fa la figura dell’ottimista: nel suo Dpef il Pil 2008 è allo 0,5 e quello 2009 allo 0,9.

Ci sarà almeno un po’ più di lavoro?
E’ una brutta giornata, amico mio. Il Centro studi industriale prevede uno 0,1 pure qui e uno 0,4 nel 2009. Nel 2007 l’occupazione era cresciuta dell’1%.

Ma allora Prodi ha fatto meglio di Berlusconi.
Berlusconi sta al governo da due mesi. Non può aver fatto tutti questi danni. E i dati si riferiscono anche al primo trimestre dell’anno, cioè alla scorsa legislatura. Casomai un berlusconiano potrebbe obiettarle che nel suo biennio Prodi non ha preparato il Paese ad affrontare una simile tempesta. Guardi che non si deve credere troppo neanche a questo, alla fine: i mali italiani sono assai antichi e la cattiva congiuntura è mondiale.

Ho sentito dire che dovrebbero pure aumentare gli interessi sui debiti.
Così dice il governatore della Banca centrale, Trichet. Un quarto di punto in più a luglio. Con relativo appesantimento dei mutui. Molti dicono: che aumenti a fare il costo del denaro se l’aumento dei prezzi è provocato dalla pioggia, dalla siccità, dagli arabi, dai cinesi e dagli indiani che si sono messi a mangiare la carne e a correre in macchina? Trichet risponderebbe: non c’è mica solo l’inflazione vostra. C’è anche quella dell’Europa dell’Est, molto più alta. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/6/2008]