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 2008  giugno 30 Lunedì calendario

La Tav si farà. La Tav è la ferrovia ad alta velocità che attraverserà la Val di Susa collegando Lione a Torino

La Tav si farà. La Tav è la ferrovia ad alta velocità che attraverserà la Val di Susa collegando Lione a Torino. Una forte opposizione all’apertura dei cantieri, manifestatasi soprattutto nel 2005, aveva indotto alla sospensione dei lavori. Che adesso invece riprenderanno, dopo un incontro con il governo e con un calendario condiviso.

Non c’era di mezzo l’amianto e altre faccende ambientali tremende?
Amianto e uranio. Per l’uranio la situazione della Val di Susa non presenta particolarità rispetto ad altre zone, cioè – stando ai rilievi del Politecnico di Torino – non esiste un pericolo uranio. L’amianto invece c’è, nella galleria di Bussoleno (12 chilometri) e in quella di Musiné (21 chilometri). Ed è effettivamente pericoloso. Però per chi lavorerà nel tunnel. Per contenerlo, bisognerà indossare mascherine e bagnare di continuo la roccia per evitare che si sollevino microfibre. La popolazione non corre rischi, invece, perché l’amianto rimosso dalle gallerie verrà portato, bagnato e coperto, nelle discariche, dove sarà messo in sicurezza. I No Tav sostengono che i tumori da amianto nella zona sono già adesso più numerosi della media. A questa obiezione si risponde in genere o che non è vero o che la differenza è così piccola da poter essere casuale.

Come si è arrivati all’accordo?
Intanto è cambiato il clima nei paesi della zona. Ed è cambiato in coincidenza con la caduta di Prodi. A un certo punto molti abitanti della Val di Susa hanno cominciato a pensare che i cantieri dell’alta velocità avrebbero portato lavoro. La Comunità europea ha intanto destinato alla Torino-Lione 670 milioni, due terzi dei quali in Italia. La disoccupazione nella zona è cresciuta. Di lavorare c’è bisogno.

Beh, la Lione-Torino ha anche un’importanza più generale, no? Voglio dire: non si tratta di un’opera assistenziale che serve a distribuire un po’ di soldi tra gli elettori.
No, non si tratta affatto di questo. Una volta chiesero a Nerio Nesi, banchiere e socialista di sinistra che in quel momento era ministro dei Lavori Pubblici, perché non si sarebbe potuta semplicemente rafforzare la vecchia ferrovia senza mettersi a costruire una tratta nuova di zecca con tanto di tunnel. Nesi rispose: «Impossibile. Pendenze eccessive, curve troppo strette, ponti con portata insufficiente». Quindi la vecchia linea non va bene. Poi c’è la faccenda del Corridoio 5, una tratta integrata treno-austostrada che deve collegare Lisbona a Vladivostok passando possibilmente per l’Alta Italia. Senza farla troppo lunga, il problema è che se l’Alta Italia non si costruisce il suo pezzo di ferrovia ad alta velocità, ma soprattutto ad alta capacità, il traffico europeo passerà al nord delle Alpi attraverso il cosiddetto Corridoio 8. L’Italia sarà tagliata fuori dal grande traffico commerciale. Un po’ quello che volevano fare gli austriaci ai tempi di Cavour. Solo che stavolta gli austriaci siamo noi stessi, perché il movimento contrario è stato forte. Anche ieri i siti dei No Tav erano pieni di dichiarazioni di guerra. Dicono di essersi comprati migliaia di lotti da pochi metri quadri in modo che il futuro organismo preposto all’opera sia costretto a mandare migliaia di notifiche e a impantanarsi da sé negli adempimenti burocratici.

L’accordo di ieri in che consiste?
Lo ha stipultato, con le comunità locali, l’Osservatorio tecnico, un organismo messo in piedi quando ai tempi della contestazione (2005) i cantieri vennero chiusi. Il documento finale è stato sottoscritto a Pra Catinat e prevede un incontro col governo e la proposta di procedere in stretto collegamento con le amministrazioni del posto, un progressivo trasferimento già dal prossimo anno del traffico merci dalla gomma alla rotaia (con tanto di navette e di tariffe autostradali scoraggianti per i camion) l’istituzione di un organismo che dia a tutta l’opera una direzione unitaria (gestione dei lavori, finanziamenti, assunzione di responsabilità ecc.). un documento scritto nel solito tecno-burocratese, ma, a parte questo, incoraggiante.

Non ho capito se è un successo del centro-destra o del centro-sinistra.
Tutte le forze politiche – a parte una corrente della Lega e Rifondazione – hanno sempre voluto l’Alta velocità. Ma Prodi e Di Pietro hanno poi revocato le concessioni alle imprese che a suo tempo avevano vinto le gare, esponendo lo Stato a penali rilevantissime e bloccando di fatto all’infinito l’avvio dei lavori. Perciò proprio Prodi, che nel suo primo governo aveva permesso alle Ferrovie l’acquisto del cento per cento della Tav (nata nel ’91, all’epoca dell’ultimo governo Andreotti), ha corso il rischio di essere il suo affossatore. L’Osservatorio è stato istituito da Berlusconi e l’accordo che riaprirà i cantieri nasce con questo governo. perciò senz’altro un successo del centro-destra. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/6/2008]