vanity, 20 ottobre 2005
Celentano e RockPolitik
• Più o meno alle 21, è andato in onda su Raiuno il temuto RockPolitik di Celentano: scenografia di Gaetano Castelli che vuol rappresentare (crediamo) l’intero mondo di oggi e di ieri e la confusione nella quale viviamo, tre sedie vuote, che attendono i censurati Rai di Berlusconi – cioè Biagi, Grillo e Luttazzi –, foto di Biagi e scritta con le sue parole: “Grazie per l’invito, ma non posso entrare nella rete che mi ha impedito di lavorare”. Il quarto invitato era Michele Santoro che aveva fatto sapere di essersi dimesso dall’Europarlamento per poter partecipare al programma. Eccolo arrivare, infatti, impacciato, parla un italiano zoppicante, dà l’impressione di avere un groppo in gola. Non nomina Berlusconi, dice che tornerà presto in video, invita i “suoi” a prepararsi, poi esclama: “Viva la fratellanza, l’uguaglianza, viva la cultura, viva la libertà”. Dopo di lui il comico Cornacchione fa finta di essere un berlusconiano doc e ridicolizza il Cavaliere, Maurizio Crozza sulla musica di Bamboleo canta “Ho sognato Che Guevara e c’è Bordon” e realizza così una specie di par condicio. Celentano fa vedere una classifica dell’associazione Freedom of the Press, dalla quale l’Italia risulta un paese semilibero, che occupa il 77° posto nella graduatoria mondiale della libertà di stampa. Il cantante va a chiedere ad Alfredo Meocci, direttore generale della Rai, seduto in prima fila, se si sente tranquillo. Meocci: “Stasera l’Italia è salita nella classifica della libertà. Hai attaccato Raiuno e siamo su Raiuno”. L’atteso, tradizionale monologo delle 22.30 mette insieme bambini, ecologia, illuminismo, bruttezza e bellezza, eccetera. Durissimo attacco ad Albertini, sindaco di Milano. Tutto il programma viene giocato sulla distinzione tra ciò che è rock, cioè bello, e ciò che è lento, cioè brutto. Per esempio, il papa è rock, la politica è lenta. Adriano fa anche sentire delle canzoni. Non esegue Azzurro in playback e si percepisce che la voce non è più quella d’una volta. Del resto, fra tre anni ne farà 70.
• Ascolti mostruosi: più del 47 per cento di share, undici milioni e seicentomila spettatori di media, distribuiti tra tutte le fasce d’età. Numeri che non si vedevano dal Fantastico 8 del 1987. Però Adriano, che è un celebre indisciplinato, ha mandato in onda i blocchi di spot in ritardo di un’ora rispetto al previsto e soprattutto non ha fatto trasmettere il terzo break pubblicitario, facendo perdere alla Rai un milione e 400 mila euro (il valore di ogni blocco di spot). Il compenso del cantante sarebbe di 900 mila euro a puntata. Di puntate ce ne saranno altre tre.
• Berlusconi è stato quasi zitto per un paio di giorni, poi Bruno Vespa ha rivelato quello che pensa (frasi virgolettate che saranno stampate nel suo prossimo libro): “Celentano non è un fatto nuovo, è dal 2001 che vengo attaccato ogni giorno dai comici della Rai, Serena Dandini, Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi, Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e altri che cerco di non tenere a mente”. La sinistra ha difeso a spada tratta il cantante (che all’epoca delle sue prime esternazioni veniva invece definito “un cretino di talento” e ormai s’è meritato la qualifica di artista) e ha definito “nuove liste di proscrizione” i lamenti del premier. Però ci sono interessanti voci in disaccordo, sia di qua che di là. Giuliano Ferrara ha sciolto un peana a Celentano (Un vero, grande maestro), Casini lo ha elogiato senza riserve. Milena Gabanelli, che fa la giornalista sul serio e negli schemi giornalistici viene attribuita alla sinistra, ha smontato la classifica di Freedom Press: “Ma quella è una raccolta di opinioni, senza nessun valore scientifico”. Molto criticato, anche da sinistra, Santoro. Dura soprattutto Lucia Annunziata, ex presidente della Rai. Il concetto è più o meno lo stesso per tutti: non si prendono in giro gli elettori mollando l’Europarlamento per poter apparire in uno spettacolo di canzonette. Se si è scelto, facendosi eleggere, l’impegno politico non si può venire in televisione a fare un discorso che può essere riassunto in quattro sole parole: “rivoglio il mio microfono”.
• Commento di Gianni Boncompagni su Santoro (al Foglio): “Mancava solo dicesse Viva la fica. Commento di Gianni Mura su tutta la faccenda (su Repubblica): ”Se la nostra libertà è tutelata da Celentano tanto vale chiedere asilo a Lugano. Ho cercato su alcuni quotidiani esteri un qualche commento a una sera fondamentale per la democrazia italiana. Manco una riga. Mi sono un po’ consolato, non ero riuscito a commuovermi per la bieca epurazione di Santoro e quindi non potevo esultare per il suo ritorno sul video, manco fosse stato vent’anni in ceppi all’isola di If. Sempre lui che a prendere i soldi di Berlusconi c’era andato, e senza cantare sulla strada di Arcore non dico Bella ciao, ma neanche Sciur padron da li beli braghi bianchi. Da calcolare: se Celentano fa quasi il 50 per cento d’ascolto con 12 milioni di spettatori, significa che 24 milioni di italiani guardano la tv. Fino a qualche anno fa erano 30. Questo significa che 6 milioni di italiani si sono allontanati dalla tv. Se a questo 20 per cento aggiungiamo il 20 per cento che si è allontanato dagli stadi.... [Giorgio Dell’Arti] [Leggi anche tutta la cronologia Rai]