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 2006  gennaio 16 Lunedì calendario

Programma di governo

• Prodi ha preparato e diffuso tra i suoi numerosi alleati il programma di governo. Si tratta di un volume di 274 pagine, suddiviso in 12 capitoli. Bertinotti lo ha letto in un pomeriggio e ha subito fatto sapere che nel libro ci sono 47 punti “irricevibili”. Andrea Papini, coordinatore della coalizione, ha tranquillizzato tutti dicendo che le 247 pagine non sono che una sintesi del programma, che non potrà non essere condiviso quando sarà spiegato nei dettagli all’Assemblea Nazionale del prossimo 11 febbraio. La bozza di Prodi prevede la regolamentazione del conflitto d’interessi, i Pacs, la reintroduzione di norme contro il falso in bilancio, il Senato delle Regioni ecc.
Prodi, che non ha una formazione sua (l’appartenenza alla Margherita, dato lo stato dei rapporti con Rutelli, è puramente teorica), sta approfittando delle difficoltà giudiziarie in cui si trovano i diessini per spingere sul Partito democratico, il “soggetto politico” (come si dice) che dovrebbe nascere dallo scioglimento-con-fusione di Ds e Margherita (e gli altri a seguire). Domenica il candidato premier ne ha dette di tutti i colori agli alleati: che fine ha fatto lo spirito delle primarie? se non siamo abbastanza uniti al Senato presenterò una lista mia, eccetera. Diessini e Margherita hanno il terrore che Prodi presenti al Senato una lista sua.
• Il versante politico dello scandalo cosiddetto “Bancopoli” vede Berlusconi andare dai pubblici ministeri di Roma a raccontare che l’alta dirigenza diessina non si è limitata a fare il tifo per Unipol, ma è scesa in campo direttamente incontrando questi o quei detentori di azioni Bnl per persuaderli a venderle alla compagnia di Consorte. In particolare, a suo dire, D’Alema, Rutelli e Prodi avrebbero incontrato il presidente delle Assicurazioni Generali, Antoine Bernheim, un finanziere di lunghissimo corso, uno dei principi del cosiddetto salotto buono. La questione è che questi incontri, non negati dagli interessati (che hanno detto però d’aver parlato d’altro), non sono in nessun caso un reato. Quindi perché andarli a raccontare a dei pubblici ministeri? Quegli stessi pubblici ministeri che in cento altre occasioni Berlusconi ha additato come suoi persecutori politicamente orientati? Come si può negar loro ogni credito fino a ieri e oggi tutt’a un tratto considerarli degni di rivelazioni spontanee? quello che hanno fatto osservare gli alleati (Fini e quelli dell’Udc), abbastanza seccati dai modi del premier. Nei Ds intanto, dopo una direzione abbastanza tesa, è stato siglato un armistizio tra le varie componenti, in modo da dissinnescare per quanto possibile la mina Unipol.
• Sul versante giudiziario, la notizia più interessante è che gli inquirenti hanno tirato fuori le carte della scalata Telecom, la cosiddetta “madre di tutte le scalate” (1999). Risultano per ora plusvalenze strane e forse evasioni o elusioni fiscali (i magistrati dicono che c’è evasione, il fisco ha risposto di no). certo che i giudici hanno aperto un dossier Telecom dopo aver visto che i versamenti che hanno formato la provvista di 50 milioni intestata in parti uguali a Consorte e a Sacchetti cominciano appunto ai tempi di quell’Opa.
• Infine la Banca d’Italia, per mano del reggente Vincenzo Desario (Draghi s’è insediato lunedì scorso), ha bocciato, come ci si aspettava, l’Opa Unipol su Bnl. Adesso è probabile che il Banco di Bilbao faccia nuove offerte per impadronirsi dell’istituto. L’Opa lanciata l’anno scorso dagli spagnoli andò praticamente deserta.
• Il Parlamento ha approvato una strana legge di riforma del processo penale che dice sostanzialmente questo: se un imputato è assolto, non ci si può appellare contro la sentenza. Se è condannato, la difesa invece può ricorrere. Al mondo non esiste niente di simile. I dubbi di costituzionalità sono parecchi. In particolare: l’accusa e la difesa devono essere pari nel dibattimento e le nuove norme dànno troppi vantaggi alla difesa. La legge porta il nome di Gaetano Pecorella, che è anche uno degli avvocati difensori di Berlusconi. Il premier è stato naturalmente accusato di aver fatto una legge pro domo sua (se lo assolvono la prima volta, sta a posto per sempre). Però stavolta Ciampi pare deciso a non firmare. [Giorgio Dell’Arti]