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 2007  novembre 11 Domenica calendario

Il caso Sandri

• Un poliziotto nella stazione di servizio Badia al Pino Ovest, direzione Sud, Autostrada del Sole, crede di capire che nella stazione di servizio Badia al Pino Ovest, direzione Nord, cioè dall’altra parte dell’autostrada, ci siano dei rapinatori in azione: vede infatti qualcosa che pare una colluttazione, e delle macchine sgommare. Estrae quindi la Beretta calibro 9 e spara, ad altezza d’uomo, mirando a quella confusione. Il proiettile percorre ottanta metri, evita tutte le macchine di passaggio in direzione sud e in direzione nord, supera altre varie barriere e si infila nel lunotto posteriore di una Megane Scénic parcheggiata davanti al secondo bar, quello piazzato di fronte alle pompe. Rotto questo lunotto, trova sulla sua strada il collo di un giovane di 26 anni, che si chiama Gabriele Sandri e sta dormendo, perché ha passato tutta la notte a metter musica nel suo locale di Roma (è un dj) e adesso riposa durante il viaggio per Milano, dove sta andando a vedere Inter-Lazio (ed era pure incerto stamattina se partire o no: «abbiamo talmente tanti giocatori infortunati, perdiamo di sicuro»). I quattro amici che stanno in macchina con lui capiscono, partono a tutta velocità verso Arezzo, ma quando arrivano al casello, che è distante appena cinque chilometri, Gabriele è morto. Sono le 9 e 20 del mattino di domenica 11 novembre 2007, XII giornata del Campionato di Calcio, serie A.

• Il capo della polizia, nominato quest’estate, si chiama Antonio Manganelli. D’accordo col ministro dell’Interno, Giuliano Amato, decide di:
- dichiarare che la polizia si assumerà tutte le responsabilità, ma far circolare la versione che l’agente «ha sparato due colpi di pistola in aria»;
- convocare i giornalisti per una spiegazione addolorata in cui si ammetterà il «tragico errore», si esprimerà il «massimo cordoglio», ma sarà vietato fare qualunque domanda (questa conferenza stampa viene poi affidata al questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe);
- imporre ai capi del calcio di far giocare lo stesso le partite perché l’episodio riguarda il calcio solo per caso e perché va evitata assolutamente l’equazione «morte di un poliziotto = morte di un tifoso», cioè non bisogna far assomigliare la giornata dell’11 novembre alla giornata del 2 febbraio, quando a Catania venne ammazzato l’ispettore Raciti e il campionato fu sospeso;
- evitare qualunque contatto con eventuali tifosi che fanno casino, non rispondere alle provocazioni, lasciar sfogare, evitare altri incidenti, ecc.

• I capi del calcio – cioè i presidenti della Figc, Giancarlo Abete, e della Lega, Antonio Matarrese – volevano sospendere il campionato, ma sono costretti a piegare la testa. La notizia intanto s’è sparsa. Gli ultras nelle varie città cominciano a organizzarsi. In deroga a quanto vuole il ministero dell’Interno, si acconsente a non far giocare Inter-Lazio, dove però i tifosi interisti, partendo in corteo dalla Curva Nord, marciano verso il vicino commissariato di polizia di via Novara, poi svoltano per piazza del Duomo passando volutamente davanti alla sede Rai di corso Sempione e alla caserma dei carabinieri di via Monti. La tensione è molto alta e resterà alta fino a sera, due cameramen della Rai e del Tg4 sono aggrediti, altri ultras tentano di interrompere il derby di basket Milano-Varese al forum di Assago. A Bergamo, Atalanta-Milan dura meno di sette minuti, cinquanta ultras impongono a tutti di tornare a casa, a Taranto (serie C) stessa cosa, a Torino, gli ultras del Torino e del Catania disertano lo stadio. Si segnalano incidenti e stranezze un po’ dappertutto (a Livorno, i tifosi del Siena e del Livorno – fino ad ora irriducibili – che cantano insieme contro la polizia). Alle sei, poi, viene concessa anche la sospensione di Roma-Cagliari. Qui gli ultras sono già scatenati e dànno luogo agli incidenti più gravi: romanisti e laziali uniti giocano alla guerra, assaltano il palazzo del Coni e fanno esplodere una bomba carta nell’atrio, aggrediscono un cameraman nella piazza dell’Obelisco, incendiano un commissariato che sta lì vicino, poi tentano l’assedio al reparto della Mobile nella caserma Giglio. Sono solo ottocento persone, ma possono liberamente mettere a soqquadro la parte nord della città, dar fuoco a qualche auto, rovesciare vesponi e cassonetti. A parte qualche carica leggera, la polizia sta ferma. La popolazione di quell’area è terrorizzata.

• Gli ultras, settantamila persone in tutt’Italia, messi in grave difficoltà dai decreti anti-violenza emanati dopo l’omicidio di Raciti, vogliono che non si giochi esattamente per le stesse ragioni che hanno indotto il capo della polizia a imporre lo svolgimento del campionato. Si ritrovano uniti contro un nemico che sentono comune, cioè la Polizia. Si ricorderà che dopo la morte di Raciti, apparvero ovunque scritte inneggianti a quell’eccidio, firmate spesso con la sigla Acab (All Cops are Bastards). Gli ultras, in un’annata che li ha visti parecchio arretrare, cercano adesso una specie di rivincita e di riconoscimento politico, e hanno dalla loro tutto il mondo del calcio e la sinistra di governo.

• Il nome del poliziotto che ha ucciso non viene reso noto e la sensazione generale è che sarà trattato con ogni riguardo. Gira sulle radio locali e nazionali l’espressione «due pesi e due misure». La polizia ha ucciso spesso per sbaglio e spesso in situazioni non di emergenza: per esempio a Roma si contano, negli ultimi dieci anni, morti provocati dal correre spericolato di volanti che non stavano andando da nessuna parte. Il nome dei poliziotti alla guida non viene mai fatto né mai si sa se e come vengano puniti.

• La “confusione” verso cui ha sparato il disgraziato agente di Badia al Pino potrebbe essere stata una scazzottata tra tifosi della Lazio in viaggio verso Milano e tifosi della Juventus in viaggio verso Parma. addirittura possibile che si sia trattato di una lite per ragioni automobilistiche, dove le bandiere calcistiche avverse non avrebbero avuto alcuna parte.

• I morti da calcio del 2007 sono finora tre. Oltre a Sandri e a Raciti, si deve ricordare Ermanno Licursi, 41 anni, ucciso a Liuzzi (Cosenza) da un calcio sotto il mento sferratogli da un giocatore. S’era messo a far da paciere durante una lite scoppiata dopo Sammartinese-Cancellese, partita di III categoria. [Giorgio Dell’Arti]

• Il caso Sandri potrebbe avere qualche conseguenza politica. L’opposizione vuole che Amato venga a riferire in Parlamento. Intanto una data chiave sembra quella dell’approvazione della Finanziaria in Senato: se Berlusconi non riuscirà a far cadere il governo, An, Lega e Udc accetteranno di trattare con Veltroni la riforma elettorale. Per Prodi sarebbe una gran boccata d’ossigeno. [Giorgio Dell’Arti]