vanity, 23 giugno 2008
L’Italia e la finanza
• L’inflazione programmata è quella cosa che governo e sindacati mettono in testa alle loro trattative e a cui si riferiscono nelle contrattazioni. Se per esempio ci si accorda su un’inflazione programmata del 2 per cento, si discuteranno i rinnovi contrattuali partendo dal concetto che i lavoratori devono almeno recuperare quella percentuale. Ricordiamo che la parola “inflazione” significa due cose almeno: la quantità di carta-moneta circolante; e la tendenza dei prezzi ad aumentare. Come mai l’inflazione si potrebbe programmare? Perché quando il concetto fu introdotto nel 1993, il controllo della moneta (a quel tempo la lira) stava effettivamente nelle mani della Banca d’Italia, per lo meno relativamente alla quantità di banconote messe in circolazione. Dunque un qualche controllo sull’inflazione e sui prezzi era possibile e governo-sindacati potevano in qualche modo ”concertare”. Ma adesso? La lira non esiste più, le decisioni relative all’euro vengono prese a Francoforte e l’aumento dei prezzi (prima preoccupazione degli italiani secondo un sondaggio di Mannheimer) è esterna all’Italia, dipende cioè soprattutto dalla domanda di petrolio e di cereali che proviene da Cina e India. In che modo perciò il governo e i sindacati potrebbero “programmare l’inflazione”? Evidentemente in nessuno. Senonché il ministro Tremonti, nel suo Documento di programmazione economica e finanziaria, presentato la settimana scorsa, ha scritto che l’inflazione programmata per il 2009 sarà dell’1,7 per cento, un dato assai curioso dato che l’inflazione a maggio risultava del 3,6, a giugno è (ufficiosamente) del 3,7 e non si vedono segni all’orizzonte internazionale per cui la tensione sui prezzi debba allentarsi. Il senso di quell’1,7 è perciò uno solo: nei rinnovi contrattuali – e in particolare nei rinnovi relativi ai contratti pubblici – non aspettatevi aumenti di stipendi superiori a quella percentuale. I sindacati, e in particolare la Cgil, sono scesi sul piede di guerra, Epifani ha gridato che, in questo modo, nel 2009 si toglieranno almeno mille euro dalle buste paga dei lavoratori, si annunciano proteste clamorose (intanto i camionisti sono intenzionati a fermarsi cinque giorni a partire dal giorno 30).
• Il governo deve vedersela anche con i giudici. Un emendamento al decreto sicurezza, in discussione al Senato, prevede infatti che tutti i processi per i reati minori, cioè per quelli che prevedono pene inferiori ai dieci anni, siano rinviati di un anno in modo che i tribunali possano dedicarsi ai reati più gravi, vale a dire omicidi, mafia, terrorismo, stragi, contrabbando, rapine, morti bianche, traffico di droga, riduzione in schiavitù. Senonché nel gruppo dei processi da rinviare ce n’è uno che riguarda proprio Berlusconi, ed è quello per i 600 mila dollari incassati a suo tempo dall’avvocato Mills: la Procura di Milano sostiene che quei soldi furono sborsati dallo staff del Cavaliere per comprare la testimonianza di Mills nei processi relativi alla corruzione della Guardia di Finanza (Berlusconi è già stato assolto) e al finanziamento illecito di Craxi (Berlusconi ne è già fuori per assoluzione e prescrizione). Il premier, su richiesta di An e della Lega che a quanto pare non vogliono saperne niente, ha fatto suo l’emendamento scrivendo una lettera al presidente del Senato, Schifani, in cui annuncia di voler ricusare, in quanto evidentemente prevenuta, il giudice del processo Mills, dottoressa Nicoletta Gandus, esponente di Magistratura democratica. Aggiunge il Cav, relativamente al processo: «Ho potuto constatare che si tratta dell’ennesimo stupefacente tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch’esso politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria». Naturalmente i giudici hanno risposto a muso duro: i primi pareri sulla ricusazione sono negativi, i primi pareri del Csm sulla legge che rinvia i processi dicono che è incostituzionale, i magistrati chiedono di essere ricevuti da Napolitano, ecc. Di Pietro è saltato sulla faccenda annunciando referendum e sit-in, Veltroni - sempre più debole dentro il Pd - è dovuto andargli dietro, intanto si dice che Berlusconi terrà una conferenza stampa di fuoco con messaggio alla nazione da pronunciare almeno sulle reti Mediaset. Napolitano vorrebbe trovare un punto di mediazione, Cossiga prevede – se non si fa qualcosa – elezioni anticipate, vittoria a man bassa del centro-destra con disintegrazione definitiva del Pd, nascita di un governo d’emergenza semi-dittatoriale, ecc. I sondaggi hanno dato Berlusconi in perenne ascesa dopo il voto di aprile, fino a raggiungere una percentuale personale di consensi del 65%, forse intaccata un minimo (due punti) proprio dalla guerra con la magistratura (peraltro ampiamente screditata: la sua percentuale di consensi è del 21%).
• Intanto Tremonti ha varato una vera e propria Finanziaria, imperniata su un decreto e su un disegno di legge e accompagnata dal Dpef di cui abbiamo parlato sopra. Ha spiegato che la Finanziaria fatta a giugno libererà il periodo ottobre-dicembre dalla estenuanti questue di lobbisti e parlamentari. E che permetterà al governo di occuparsi del federalismo fiscale. Tremonti ha spiegato che questo primo pacchetto di provvedimenti fa parte di un piano triennale che dovrà portare, attraverso risparmi per 34,8 miliardi, al pareggio di bilancio nel 2011. Tra i provvedimenti varati nel decreto legge, e dunque immediatamente esecutivi: la Robin Hood Tax, che porta l’Ires per le imprese petrolifere dal 27 al 33% e contemporaneamente sterilizza gli aumenti di prezzo del carburante superiori al 2% abbassando automaticante le accise su benzina e gasolio; i tagli a Regioni, Province e Comuni per 4,4 miliardi di euro (grandi proteste); la vendita delle case popolari agli inquilini a un prezzo coerente con l’affitto pagato; la soppressione degli enti pubblici con meno di 50 dipendenti, ecc. Nel disegno di legge è tra l’altro contenuta la card per gli anziani, che consentirà ai pensionati poveri di spendere 400 euro nei supermercati. Ci sono critiche, perché la card, a quanto pare, viene vissuta come uno strumento umiliante. Il governo ha anche intenzione di reintrodurre, dal prossimo 1° gennaio, il ticket per le prestazioni mediche specialistiche, in modo da risparmiare almeno 834 milioni. [Giorgio Dell’Arti]