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 2008  giugno 30 Lunedì calendario

Scontro tra Berlusconi e i giudici

• Ai lettori sarà forse giunta eco dello scontro al calor bianco tra Berlusconi e i giudici, che ha avuto la sua degna conclusione in alcune esternazioni di sabato e domenica dell’ex ministro Di Pietro, il quale ha senz’altro apostrofato il premier dell’appellativo di “magnaccia” facendosi intanto fotografare alla guida di un trattore mentre miete il grano (Berlusconi, pochi giorni prima, aveva definito ”cancro” certi pm). Il lenocinio di Berlusconi risulterebbe evidente dalle telefonate pubblicate dall’Espresso in cui il Cavaliere, parlando sempre con il capo di Raifiction Saccà (diciamo “sempre” perché una prima puntata di queste intercettazioni era già uscita a suo tempo), raccomanda questa o quella, oppure giudica e si lamenta, sempre di ragazze veline attrici e simili. Nel corpus reso noto dall’Espresso non è tuttavia solo Berlusconi a parlare con l’intercettato Saccà, ma un mucchio di altra gente, tra cui per esempio Minoli o Rutelli. E il bello è che sostanzialmente l’indagato-epurato Saccà non dà soddisfazione a nessuno, per cui il chiacchiericcio telefonico mostra da un lato la solita desolante Italia delle raccomandazioni, e dall’altra un funzionario, calunniatissimo e che si vorrebbe a questo punto definire integerrimo, che con le migliori maniere non dà però soddisfazione a nessuno dei potenti che lo scocciano.

• La pubblicazione delle intercettazioni rafforza naturalmente il partito di quelli che vogliono proibirle o almeno impedirne la pubblicazione e, cadendo nel mezzo della guerra giudici-Berlusconi, mette in imbarazzo i magistrati, rinvigorisce le voglie di vendetta dei politici, eccita i giornalisti i quali vedono bene che si tratta di roba penalmente irrilevante, ma giornalisticamente (e verrebbe da dire perfino: letterariamente) assai succosa. Nel bollettino della guerra Berlusconi-giudici va compresa anche l’assoluzione di Clementina Forleo, che aveva chiesto alle Camere l’autorizzazione all’uso di intercettazioni relative alla scalata Bnl da parte di Unipol (estate 2005, epoca “furbetti”) sostenendo che l’autorizzazione nci voleva perché gli intercettati D’Alema, Fassino e Latorre erano evidentemente consapevoli complici di un disegno criminoso. L’assoluzione della focosa gip, letta politicamente, vorrebbe trasmettere il messaggio: «I magistrati non guardano in faccia nessuno». In ogni caso Berlusconi ha fatto approvare in Consiglio dei ministri il disegno di legge che tiene al riparo da qualunque iniziativa giudiziaria le prime quattro cariche delo Stato (presidente della Repubblica, presidenti delle Camere, premier). Ci vuole ancora il placet delle Camere, però. [Giorgio Dell’Arti]