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 2008  dicembre 20 Sabato calendario

Conferenza stampa di Berlusconi

Berlusconi ha concluso l’annata politica con una conferenza stampa di tre ore, tenuta in Villa Madama a Roma. Sorridente, molto sicuro di sé, ha dato giudizi, lanciato appelli, lumeggiato il futuro e, in vista della sua presidenza del G8, ha fatto sapere di aver convinto lui gli americani a stanziare i famosi 700 miliardi per affrontare la crisi, di aver scritto lui, praticamente di suo pugno, i sei punti che Sarkozy adoperò per mediare tra russi e georgiani e por fine alla guerra, e di essere stato ancora lui, in qualche modo che non ha spiegato, ad aver abbassato il tasso di sconto, decisione che stranamente ai più risultava presa a Francoforte.

• La questione più controversa è stata quella del presidenzialismo. Rispondendo a una domanda di Luca Mariani dell’Agenzia Italia, il premier ha descritto la propria impotenza di primo ministro e auspicato l’adozione del “presidenzialismo”, cioè di un sistema che dia al presidente del Consiglio più poteri di quanti ne abbia adesso. una faccenda di cui si parla praticamente dall’epoca di Craxi, oggetto del contendere nella Bicamerale di D’Alema e ben presente infine nella riforma federalista del 2005 varata da Berlusconi-Bossi e poi cassata dal referendum: in quel testo il capo del governo veniva eletto dal popolo, non aveva bisogno del voto di fiducia, nominava e revocava i ministri, scioglieva le Camere a suo piacimento, ecc. Nonostante questo, Bossi, il giorno dopo, s’è messo di mezzo e ha detto che non se ne parla proprio. L’unico “ismo” che la Lega conosce è il federalismo. Polemica abbastanza strumentale, perché anche Berlusconi aveva precisato che una riforma di quella forza non sarebbe venuta all’ordine del giorno prima del 2010. [Giorgio Dell’Arti]

• I leghisti in realtà temono che la legge delega di riforma in senso federale dello Stato cominci il suo iter parlamentare troppo tardi. Qualche resistenza deve esserci, perché il 3 ottobre, quando il consiglio dei ministri approvò il testo di Calderoli, si disse che la Camera avrebbe dato il primo sì entro Natale. Invece la Camera ha nel frattempo approvato la riforma del processo civile e il governo vuole mettere in pista a partire dalla prima riunione di gennaio la riforma del processo penale. Il federalismo sembra andato in soffitta. Quanto alla giustizia, Berlusconi l’ha detto con convinzione a Villa Madama: giudici giudicanti di qua e pubblici ministeri (chiamati “avvocati dell’accusa”) di là, nessun contatto e addirittura sedi separate. Vuole poi che le indagini tornino in mano a polizia e carabinieri, com’era vent’anni fa, e che sulle intercettazioni si mettano ai magistrati forti limiti.

• Rispondendo a Barbara Fiammeri, del Sole 24 Ore, Berlusconi ha detto di guardare con interesse all’idea tedesca di affrontare la crisi riducendo la settimana lavorativa a tre-quattro giorni. Il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, ha approvato («siamo d’accordo con la Merkel e Berlusconi è d’accordo con noi»), poi il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha spiegato che si tratta di una misura relativamente facile da adottare: un’azienda in crisi può concordare con il sindacato la cassa integrazione a rotazione e lasciare i lavoratori a casa – per esempio – il venerdì, o il venerdi e il giovedì, realizzando di fatto una settimana corta con danno minimo sul reddito dei dipendenti che verrebbe integrato dal contributo dello Stato. Tuttavia già Berlusconi in conferenza stampa e poi Sacconi si sono detti preoccupati che le aziende, profittando della crisi, procedano a ristrutturazioni selvagge con espulsioni massicce di manodopera. Tutti e due pensano che si dovrebbe nominare un’Autorità indipendente che vigilasse sulle richieste e sulle concessioni dello stato di crisi e degli ammortizzatori. In realtà già adesso i tavoli di crisi sono affollati di tre soggetti: l’impresa, il sindacato e il ministero del Lavoro. Evidentemente il governo ritiene questi ultimi due di manica troppo larga.

• Sulla questione delle donne in pensione a 65 anni, vuole che questa sia una scelta facoltativa e comunque non ha intenzione di intervenire sul sistema pensionistico; la pubblica amministrazione va digitalizzata completamente e in modo che tutti abbiano la possibilità di farsi i documenti da sé e da casa; costruire centrali nucleari in Italia e all’estero e moltiplicare le fonti d’approvvigionamento energetico dando impulso soprattutto ai rigassificatori (uno è stato inaugurato l’altro giorno a Rovigo): Berlusconi dice che il recente accordo con Gheddafi, oltre a garantirci una maggiore collaborazione della Libia sulla faccenda degli immigrati, ci metterà a disposizione maggiori quantità di petrolio e di gas. Il Cavaliere non vuol cambiare la legge elettorale per le politiche, ma sarebbe ancora disponibile a metter mano alla legge per le europee: soglia di sbarramento al 4-5%, niente preferenze in modo che si possa scegliere una rappresentanza italiana fatta di competenti, liste decise dai partiti anche per risparmiare soldi, dato che una campagna elettorale per Strasburgo costa almeno due milioni; recupero dell’evasione fiscale attraverso il federalismo; rilancio delle grandi opere, cioè recupero dei 125 miliardi di investimenti a cui il governo Prodi (trattato durante la conferenza stampa con molto rispetto) dovette rinunciare per il ricatto degli ambientalisti; politica economica di risparmi in modo da portare il debito sotto il 100 per cento del Pil; lavoro diplomatico durante la presidenza del G8 per mettere al tavolo americani e russi e fugare ogni ombra di guerra fredda. [Giorgio Dell’Arti]