Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La regola della comunicazione è che se lo stesso evento si ripete troppe volte, cala l’interesse e alla fine non serve più. Quelli dell’Isis l’altra notte hanno tagliato la testa al cooperante scozzese David Haines, 44 anni, due mogli e due figli, seguendo lo stesso rituale delle due volte precedenti: carnefice in nero (è quasi sicuro che sia sempre John l’inglese), vittima con la tuta arancione di Guantanamo. Percepiamo che sta già subentrando una sorta di rassegnata stanchezza. David Haines, prima di morire, è stato costretto ad accusare il premier Cameron: «Sei interamente responsabile della mia esecuzione. Tu sei entrato volontariamente nella coalizione con gli Stati Uniti contro lo Stato Islamico». Il boia ha soggiunto: «Quest’uomo britannico paga il prezzo della tua promessa, Cameron, di armare i peshmerga curdi...Ironia della sorte lui stesso (Haines) ha trascorso un decennio della sua vita nella stessa Royal Air Force responsabile della consegna di queste armi...». Un riferimento fatto apposta a un raid di Haditha mostra che il video è recente. Dopo aver mostrato la testa di Haines staccata dal corpo, John l’inglese ha presentato la prossima vittima. Si chiama Alan Henning, è un altro britannico.
• Si sa qualcosa di più di questo boia John?
Sarebbe l’ex dj e rapper Abdel-Majed Abdel Bary. Nessuno di noi l’ha mai sentito nominare prima, ma le varie polizie sanno di chi si tratta. L’esecuzione è avvenuta sullo sfondo di un deserto, ma è un deserto leggermente diverso dai precedenti. In fondo si intravede una piccola collina... Ci si scervella sulla voce e sui vari significati reconditi dello spettacolo. Haines era scozzese, significa che quelli dell’Isis contano di influire sul referendum che giovedì prossimo potrebbe separare la Scozia dal Regno Unito? È possibile.
• Le questioni sono due: a un certo punto la teoria delle esecuzioni ci farà meno effetto, come ormai non ci fanno più nessun effetto gli shadid che si fanno saltare in aria un po’ dappertutto ammazzando decine di innocenti. Secondo punto: c’è una tentazione di trattare? Dare dei soldi in cambio della liberazione degli ostaggi?
Le decapitazioni continueranno perché hanno due obiettivi: mettere in crisi l’opinione pubblica occidentale, ed è vero che questo effetto, ripetendosi all’infinito la scena, sarà sempre meno forte; rafforzare tra i musulmani il dogma dell’invincibilità dello pseudocaliffo. Tagliare la testa all’inglese o all’americano davanti al mondo intero ha un effetto galvanizzante sulle masse islamiche che considerano l’Occidente il diavolo. Quanto al trattare o meno, gli americani finora non hanno pagato mai e hanno duramente avversato chi ha tirato fuori i soldi per liberare gli ostaggi. Gli inglesi teorizzano la linea della fermezza, ma qualche volta hanno ceduto. Noi abbiamo pagato sempre, e da ultimo avremmo pagato cinque milioni per far andare libero il coooperante italiano che stava con Haines al momento del sequestro, lo scorso maggio. Il nostro uomo si chiama Federico Motka. Ieri, un’improvvida dichiarazione del sottosegretario Mario Giro, (un politico pescato nella Comunità di Sant’Egidio), ha fatto capire che noi affrontiamo il problema con il portafoglio in mano. «La politica dell’Italia - ha detto lo sciagiurato - è di riportare a casa tutti gli ostaggi, non importa come. Ogni paese è sovrano per quanto riguarda la scelta se trattare o meno». In quello stesso momento, Renzi, esecrando la ferocia eccetera, auspicava un’alleanza, una linea comune contro il nemico eccetera eccetera. Giro deve essersi preso una bella lavata di capo, anche perché certe cose, ammesso che si facciano, non vanno di sicuro comunicate in anticipo. Ha fatto un comunicato per smentire in parte quello che ha detto. Gli americani per farci capire come la pensano ammazzarono il povero Calipari (anche se volevano far fuori la Sgrena) e noi, almeno ufficialmente, smettemmo di pagare.
• Ma quelli dell’Isis, eventualmente, sarebbero pronti a cedere gli ostaggi in cambio di denaro?
Sì, sono il gruppo terroristico più ricco della storia, controllano undici pozzi di petrolio tra Siria e Iraq e vendono il greggio di contrabbando a 60 dollari il barile, contro i 100 del mercato ufficiale. Lucrano sul traffico di donne e bambini, ceduti sul mercato della prostituzione, e incassano volentieri riscatti da sequestri. Dal solo petrolio pigliano tre milioni di dollari al giorno, da tutto il resto otto milioni al mese. Tassano implacabilmente gli abitanti dei territori occupati, anche se quando poi li catturano dicono che offrono la sanità gratuita e altri benefici. Hanno l’aria di una grande organizzazione malavitosa che s’è fatta Stato.
• Reazioni occidentali?
Gli americani stanno cercando di mettere in piedi questa coalizione con gli arabi. Non vogliono scendere sul terreno in prima persona. Si va a rilento.
• Che è successo a Fiumicino?
Diamo armi ai peshmerga pure noi e non possiamo escludere di essere nel mirino. Su un volo Ginevra-Beirut via Roma della Mea (compagnia libanese) s’è scoperta la presenza di una valigia che non poteva essere attribuita a nessun passeggero. Sosta forzata di un’ora e più a Fiumicino che ha comportato ritardi a catena per tutti.
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