Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Qualcuno pensa che il tormento dei terremoti, da quello del 24 agosto o forse da quello dell’Emilia fino a quello di ieri, tremendo ma senza vittime, sia un castigo di Dio per i peccati degli italiani. Lo pensa Antonio Socci che ne scrive su Libero, lo ha sostenuto un viceministro israeliano che ha costretto il suo Paese a chiedere poi scusa a Mattarella, ne è convinto qualche prete che ne parla anche in Chiesa. E però il fatto è che l’Italia, con la California e il Giappone, è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, a causa della sua giovinezza geologica: sta seduto, il nostro Paese, su una faglia frammentata in una miriade di sottofaglie, lunghe qualche chilometro, e che nel corso dei millenni s’aggiustano, e aggiustandosi creano nuovi squilibri - o accumuli di energia, come dicono gli scienziati - sicché, come in quel gioco in cui si fanno star ritte delle carte piegate sulla verticale e poi ci si diverte a vederle cascar giù quando si spinge la prima, allo stesso modo l’assestarsi di una faglia ne smuove un’altra e quest’altra un’altra ancora, come sta avvenendo adesso in quella dorsale che sta sotto l’Alto Lazio, le Marche, l’Umbria, l’Abruzzo.
• Non ci sono stati morti.
No, ma i danni sono ingenti, ci sono una decina di feriti - una donna che s’è buttata dalla finestra a Norcia, un uomo che a Tolentino ha tentato di calarsi da una terrazza ed è caduto - e una quantità di ferite al patrimonio culturale, persino a Roma, dove la scossa di ieri mattina alle ore 7.40, magnitudo 6.5, una forza cioè che non si sentiva dal sisma dell’Irpinia, potrebbe aver incrinato addirittura il colonnato di San Pietro e creato qualche preoccupazione per il Colosseo. Crepe si sono formate di sicuro lungo la cupola del Borromini a Sant’Ivo alla Sapienza, chiesa che ieri è stata interdetta al pubblico.
• Qual è l’epicentro?
Tra Marche e Umbria, a una decina di chilometri di profondità, non lontano dalle località colpite il 26 ottobre. Cioè Castelsantangelo sul Nera, Norcia, Castelluccio, Cascia. Il tremito s’è sentito da Bolzano alle Puglie, e con una forza particolare a Roma. Alla prima scossa, ne sono seguite altre duecento, concentrate su un’area di trenta chilometri quadrati, da Accumoli fino a Visso. Alle quattro del pomeriggio i sismografi avevano registrato quindici terremoti di magnitudo compresa tra 4 e 5.
• Quanti sfollati ci sono, a questo punto?
Venticinquemila nelle Marche, tremila a Norcia. Sfollati che si aggiungono a quelli della settimana scorsa. Il governo sembra intenzionato a sistemare tutti in albergo rinunciando per quanto possibile a tende o casette di legno. Il commissario per la ricostruzione, Vasco Errani, ha detto: «Non vogliamo deportare le persone, ma che possano trascorrere una notte tranquilla. Non ha senso dormire in macchina». Massimiliano Polacco della Confcommercio ha fatto sapere che la Protezione civile ha chiesto disponibilità fino ad aprile agli albergatori della costa marchigiana. «Una migrazione epocale, magari temporanea - ce lo auguriamo - ma epocale», ha detto il sindaco di Civitanova, Claudio Corvatta, davanti all’arrivo nelle strutture alberghiere sulla costa marchigiana delle migliaia di sfollati del sisma.
• Veniamo ai danni alle cose.
È impossibile fare la lista, in questo poco spazio. A Norcia è venuta giù la chiesa di San Benedetto, si sono viste le anziane suore fuggire terrorizzate, la gente che si trovava in piazza s’è buttata in ginocchio a pregare. Poche ore dopo è crollata anche la chiesa di Santa Rita, la cui facciata era stata costruita con pietre di risulta degli antichi terremoti. Intorno alla meravigliosa cittadina le strade sono bloccate da massi e macerie, i collegamenti telefonici molto difficoltosi, l’elettricità è venuta meno. A Cascia è stato evacuato l’ospedale. A Castelluccio, lungo la costa del Monte del Redentore, sui Sibillini, al confine tra Umbria e Marche, la terra s’è spaccata, un’enorme frattura corre per molte centinaia di metri. Castelluccio, celebre per le lenticchie (siamo sempre vicino a Norcia), è uno dei centri più devastati. Chi ha visto, sostiene che è stata praticamente rasa al suolo. È caduto anche il campanile che era stato imbrigliato dopo la scossa del 24 agosto. Stefano Petrucci, il sindaco di Accumoli, dice che la scossa di ieri ha portato a termine l’opera di distruzione del 26 ottobre, «il paese non c’è più, i ponti si sono sollevati di venti centimetri».
• Se volessi dare qualcosa per aiutare?
La Protezione civile ha riattivato il numero solidale 45500. Mandando un sms a questo numero, o chiamando da linea fissa, si partecipa con due euro. I fondi raccolti saranno trasferiti dagli operatori, senza alcun ricarico, al Dipartimento della Protezione Civile, che provvederà a destinarli alle regioni colpite dal sisma.
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