Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi è il giorno della beatificazione di Wojtyla. A Roma è attesa talmente tanta gente che San Pietro resterà aperta almeno fino alle cinque di domani mattina in modo che tutti possano dare un’occhiata alla bara in cui è chiuso il corpo del Papa. E teniamo conto del fatto che l’accesso alla piazza – altrimenti transennata – è stato reso possibile dalle cinque di stamattina. Quanti saranno i pellegrini? L’altro giorno dal Vaticano si rispondeva «quattrocentomila». Ieri ho sentito dire un milione, un milione e mezzo e, per bocca di Berlusconi, cinque milioni. Il raffronto andrà fatto col 2005: quella volta – e si direbbe una cifra accertata – vennero a Roma tre milioni di persone. Per quanto si dica e si faccia, l’aria che tira non è da tre milioni di persone. È vero che su Roma viene giù quella pioggia leggera, fastidiosa, triste capace di rovinare qualunque giorno di festa… In effetti al di fuori del perimetro riservato alla beatificazione, la città appare deserta.
• Cinque milioni mi pare troppo.
È troppo. Berlusconi s’è buttato con grande foga
sulla beatificazione di Wojtyla. E stamattina sarà presente alla cerimonia, con
tutto il governo e naturalmente con il presidente Napolitano. In totale ci
saranno 2.300 giornalisti provenienti da 101 Paesi, arriveranno 87 delegazioni,
sedici capi di Stato, cinque re. Ci sono polemiche perché tra gli ospiti c’è
anche Mugabe, il sanguinario presidente dello Zimbabwe, sanzionato dall’Unione
europea. La risposta vaticana è disarmante: «Lo Zimbabwe è uno stato con cui la
Santa Sede ha rapporti diplomatici». Così Mugabe tornerà tra noi, come già fece
in occasione della morte di Wojtyla e del vertice Fao del 2009.
• Sono previsti discorsi?
Celebrerà Benedetto XVI indossando pianeta e
mitria di Giovanni Paolo II e adoperando il suo calice. La pianeta (o casula) è
semplicemente la veste che il sacerdote indossa per celebrare la liturgia. La
mitria è il copricapo che il celebrante si mette in testa in queste occasioni,
quel cappello che nello stesso tempo tondeggia e ha forma triangolare. Quanto
ai discorsi, ieri alla veglia del Circo Massimo abbiamo sentito quello di suor
Marie-Simone Pierre Normand.
• Chi è?
È la miracolata di Wojtyla. Per essere proclamati “beati” bisogna che
almeno un essere umano sia stato miracolato dopo aver chiesto al defunto di
intercedere per lui davanti al Signore (per essere proclamati santi i miracoli
devono essere almeno due). Suor Marie-Simone appartiene alla congregazione
delle Piccole suore della Maternità cattolica. Il convento è ad
Aix-En-Provence. A suor Marie-Simone, che oggi ha cinquant’anni, fu
diagnosticato un Parkinson. Era l’anno 2000 e poco dopo si seppe che anche
Wojtyla soffriva del medesimo male. Quando il Papa morì nel 2005, tutto il
convento di Aix-En-Province si mise a pregare l’anima di Giovanni Paolo II per
la guarigione di suor Marie-Simone. Tutto inutile. Il 1° giugno del 2005 la
sorella stava così male che andò dalla superiora a chiederle di essere
esonerata dal lavoro. La superiora, suor Marie Thomas, le rispose: «Giovanni
Paolo II deve ancora dire l’ultima parola. Prendi la stilo e scrivi il suo
nome». Suor Marie-Simone eseguì, con grande fatica, e scrisse il nome del Papa
su un pezzetto di carta. Uno sgorbio illeggibile. Ma poche ore dopo «sono
andata in ufficio prima di tornare in camera e lì ho avvertito una voce che mi
diceva di scrivere nuovamente il nome di Giovanni Paolo II. Ci ho riprovato e,
stranamente, questa volta era leggibile. Quella notte i dolori non mi perseguitarono,
riuscii a dormire bene e l’indomani mi alzai dal letto trasformata». La mattina
dopo, scrivendo, «la mano mi correva sulla carta». I medici hanno giudicato
“inspiegabile” la guarigione. Ieri suor Marie-Simone ha detto: «Perché sono
stata scelta? È un grande mistero. Lui è vicino a me, è nel profondo del mio
cuore e non mi abbandonerà mai fino alla fine della mia vita». Questa è la
storia che viene raccontata. Ci si può credere o meno.
• È per questo
che ho visto sventolare tante bandiere francesi insieme alle bandiere polacche?
Sì, esattamente. Le bandiere francesi si
riferiscono a suor Marie-Simone, senza la quale Wojtyla non potrebbe essere
proclamato beato.
C’è una
spiegazione alla grande popolarità di questo papa?
• La grande popolarità di questo papa certe volte è
un problema. Sono andati a misurare il numero di fedeli che affolla la piazza
San Pietro la domenica mattina e hanno constatato che, dai tempi di Wojtyla,
sono nettamente calati. Wojtyla era intanto molto simpatico personalmente. E
risulto simpatico subito, quando, appena eletto, disse: «Se sbaglio, mi
corrigerete». Poi c’è stato l’attentato che lo ha drammaticamente proiettato
sulla ribalta mondiale. Ricorda la scena toccante dell’incontro tra il
pontefice e il suo mancato assassino? Ancora ieri Alì Agca ha chiesto di venire
a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II. Poi era polacco, e ha avuto un
ruolo chiave nella fine del comunismo e nella caduta del muro. E poi aveva
un’aria moderna: un pontefice che scia, un pontefice che nuota, un pontefice
che telefona alla trasmissione di Bruno Vespa. Un maestro nella gestione dei
media. E però gli faremmo torto se non ammettessimo anche che trasmetteva a
tutti quelli che lo ascoltavano una grande certezza nella fede e nella
misericordia di Dio. Ai preti, in definitiva, chiediamo tutti almeno questo. [Giorgio
Dell’Arti]
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