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 2011  settembre 22 Giovedì calendario

Ieri a Lampedusa un centinaio di tunisini s’è radunato intorno alla pompa di benzina del porto, sono state rubate delle bombole di gas, gli abitanti hanno visto che venivano agitate e che vi si accostavano dei fiammiferi… Una cinquantina di lampedusani si sono allora avventati contro questi tunisini, i quali gridavano di voler tornare liberi e che li si portasse in terraferma

Ieri a Lampedusa un centinaio di tunisini s’è radunato intorno alla pompa di benzina del porto, sono state rubate delle bombole di gas, gli abitanti hanno visto che venivano agitate e che vi si accostavano dei fiammiferi… Una cinquantina di lampedusani si sono allora avventati contro questi tunisini, i quali gridavano di voler tornare liberi e che li si portasse in terraferma. I poliziotti, che erano già in assetto antisommossa, hanno caricato. Ma il fuggi fuggi che ne è seguito non ha riportato la pace: lampedusani di qua, tunisini di là si sono tirati addosso sassi e, se capitava, anche oggetti. Nel Poliambulatorio dell’isola sono cominciati ad arrivare i feriti. Uno di questi, tunisino, in semicoma, è stato portato in eliambulanza a Palermo. S’è fatto male anche l’attivista per i diritti umani Alexandre Georges, franco-canadese. Il responsabile sanitario dell’isola, Pietro Bartolo, ha chiesto che gli si inviassero altre ambulanze. Il sindacato di polizia ha emesso un comunicato in cui paventa che qualcuno, nei disordini di queste ore, ci rimetta la pelle. Si segnalano intanto gruppi di lampedusani che dànno la caccia agli immigrati, altri abitanti dell’isola chiedono che gli si dia il permesso di girare armati, «magari solo per spaventarli», i bambini sono rimasti molte ore chiusi nelle scuole, lo stesso sindaco De Rubeis s’è barricato nel suo ufficio e ha fatto sapere che, in un cassetto della scrivania, tiene una mazza da baseball. La sua opinione è questa: «Siamo stanchi, Lampedusa ha già dato l’accoglienza a 55 mila immigrati e non vuole più saperne. Vogliamo essere liberati da 1500 delinquenti». Poi ha aggiunto: «Napolitano muova il culo e faccia qualcosa», espressione per la quale ha chiesto subito scusa. Sulla mazza da baseball ha precisato: «Mi devo difendere, e sono pronto a usarla. Scrivetelo pure». I giornalisti non sono però ben visti. Quelli di Sky e l’operatore Rai Marco Sacchi della Rai sono stati aggrediti, un collega dell’AdnKronos è stato minacciato.

  • Tutto questo perché?
I tunisini hanno capito che sarebbero stati rimpatriati. Questo li ha fatti impazzire. L’altra sera, nel Centro d’accoglienza di contrada Imbriacola, hanno dato fuoco ai materassi e lasciato poi che le fiamme s’appiccasero ai padiglioni. Ne son venuti giù due su tre, mentre un fumo acre e nero (plastica, ferraglia, gomma bruciata) oscurava il cielo. L’aeroporto è rimasto chiuso per molte ore. Gli immigrati sono fuggiti per tutta l’isola, gli agenti ne hanno poi recuperati 700, che hanno ammassato nel campo sportivo, altri trecento si sono nascosti fra molo, spiagge campagne. Tra i 1.040 disperati ci sono quattro famiglie con sei bambini.

Non è possibile rimpatriarli?
L’accordo con la Tunisia prevedeva il rimpatrio di 30 immigrati al giorno. Adesso, se ne possono rimandare a casa cento al giorno. Il sottosegretario all’Interno, Sonia Viale (Lega anche lei), ha annunciato che «entro le prossime 48 ore tutti i clandestini presenti a Lampedusa saranno trasferiti per essere poi rimpatriati».

• Come faranno se devono procedere al ritmo di cento al giorno?
Essendo la situazione nell’isola esplosiva, intanto è stato deciso di toglierli da lì. Sono previsti voli e l’arrivo di una nave. Duecento immigrati sono già stati portati via. Il sindaco De Rubeis racconta che Maroni s’è impegnato con lui a liberare Lampedusa dal compito della prima accoglienza. Questo significa che chi arriverà con i barconi sarà trasferito a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Lampedusa, a quanto sembra, non essendo più considerata “porto sicuro”, sarà liberata di questo problema.

Berlusconi aveva fatto un sacco di promesse.
Sì, alla fine di marzo andò giù a garantire che il problema sarebbe stato risolto in 48 ore, voleva colorare le case in stile Portofino, proporre l’isola per il Nobel della pace, reclamizzarla sulle reti Rai e Mediaset, comprarsi una villa in zona per diventare lampedusano, eccetera. Non è successo praticamente niente.

Questi tunisini che protestano sono rifugiati politici?
No, sono quasi tutti “migranti economici” e dunque senza diritto allo stato di rifugiati. Non so dire se sia vero quello che sostengono i lampedusani, e cioè che si tratta di delinquenti comuni. Anche se fosse, restano degli infelici la cui sorte stringe il cuore. Paolo La Rosa, un lampedusano che ha sull’isola un bed and breakfast, ha detto a una cronista. «In fondo tunisini e lampedusani sono uguali. Entrambi abbandonati»

[La Gazzetta dello Sport, 22 settembre 2011]