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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

La XVI legislatura è cominciata sul serio. Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto Berlusconi per una cinquantina di minuti

La XVI legislatura è cominciata sul serio. Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto Berlusconi per una cinquantina di minuti. Poi ha cominciato le consultazioni per la formazione del governo: il presidente del Senato, Renato Schifani, il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il giro si concluderà oggi con i capigruppo parlamentari. L’incarico a Berlusconi verrà probabilmente dato domani. Il Cavaliere potrebbe presentare la lista dei ministri venerdì e ricevere la fiducia delle Camere ai primi della settimana prossima, tra il 10 e il 12 maggio. A questo punto il governo potrà operare.

• Senta un po’, lei racconta questa cosa come se stessimo andando alla velocità della luce. In realtà abbiamo votato il 13 e il 14 aprile, cioè un mese fa. Ma perché ci vuole tanto tempo? Che il primo ministro sarebbe stato Berlusconi lo abbiamo capito la sera di lunedì 14. Non è una gran perdita di tempo?
Ha ragione. E se ne sono lamentati un po’ tutti, a cominciare dallo stesso Berlusconi. Pensi che ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica, quando i partiti erano molti e le aspettative da accontentare troppe, le consultazioni potevano durare anche due mesi, due mesi e mezzo. C’era prima di tutto un lungo arzigogolare intorno alla formula (centro-sinistra, centro-destra, i famosi monocolori democristiani, ecc.), poi si discuteva sul presidente del Consiglio, la cui scelta era raramente scontata, quindi si passava ai ministri e ai sottosegratari, da pesare col bilancino secondo un criterio che aveva preso il nome da un uomo politico democristiano che si chiama Massimiliano Cencelli. Costui aveva stilato una specie di manuale in cui si dava un valore alle varie cariche, cioè – per esempio – la presidenza del Consiglio valeva – mettiamo – cento punti, il ministero degli Esteri nei valeva 60 e così via. Quando si doveva formare il governo, le cariche si distribuivano tra i partiti e le correnti tenendo conto della forza di ciascuno e badando che a ogni consorteria corrispondessero incarichi del valore previsto dal Manuale: un certo ministero valeva tre sottosegretari, una vicepresidenza del Senato contava tre quarti di ministero eccetera.

• Accidenti. E Berlusconi nel preparare il suo governo dovrà affrontare problemi simili?
Beh, li dovette affrontare innanzi tutto Prodi, che guidava una coalizione mostruosa di almeno nove partiti e che dovette abrogare una certa legge dell’onorevole Bassanini che fissava il numero di ministri in 12 con un massimo di 60 persone. Prodi, per accontentare tutti, dovette fare un governo di 103 elementi! Adesso anche Berlusconi ha qualche grattacapo, perché lo stesso Prodi ha riesumato la Bassanini e Napolitano nei giorni scorsi s’è raccomandato con Berlusconi e con Bossi che la cifra di 60 non venga superata. Intanto però la Lega vuole una rappresentanza proporzionata al consenso raccolto e soprattutto al fatto che se, per un’ipotesi ora irrealistica, si mettesse d’accordo con Veltroni, il centro-sinistra diventerebbe a un tratto maggioritario.

• Non è un ricatto?
Certo. Questo è l’unico punto dello schieramento dove è rimasta intatta la capacità di una minoranza di condizionare la maggioranza. La Lega ha in mano le chiavi del governo e si è fatta sentire. Gheddafi e la Lega araba non volevano Calderoli ministro, e invece Calderoli sarà ministro. In base a quanto ha detto lui stesso, sarà inventata per lui una nuova poltrona, quello di ministro della Delegificazione. A quanto pare, il governo Berlusconi si propone di disboscare l’intrico delle nostre 200 mila leggi, un altro nostro record mondiale. Dovrebbe occuparsene proprio Calderoli.

• E gli altri ministri chi saranno?
Bossi dovrebbe essere il ministro delle Riforme, Maroni quello degli Interni e Luca Zaia quello delle Politiche agricole. Questa dovrebbe essere la delegazione della Lega.

• E il resto del governo?
I nomi più o meno si conoscono, anche se soprese sono sempre possibili. An, dopo la vittoria di Roma, sosteneva di avere acquisito un peso maggiore nel manuale Cencelli. Opinione molto discutibile. In ogni caso, dovrebbe avere le Infrastrutture (Matteoli), la Difesa (La Russa), le Politiche comunitarie (Poli Bortone) e le Pari opportunità (la Meloni). Berlusconi voleva quattro donne al governo e potrebbe averne invece cinque, con la Prestigiacomo al Welfare, la Gelmini alla Pubblica Istruzione e la Brambilla all’Ambiente. Infine: Tremonti all’Economia, Frattini agli Esteri, Alfano alla Giustizia, Scajola alle Attività produttive, Bondi alla Cultura, Vito ai Rapporti col Parlamento, Stanca all’Innovazione, Fitto agli Affari regionali. Al 90 per cento il governo sarà questo. Lo sapremo con certezza la prossima settimana. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/5/2008]