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 2010  luglio 12 Lunedì calendario

«Solo la malevolenza dell’opposizione può speculare sulla posizione di Silvio Berlusconi sulle tasse, che negli ultimi quindici anni è sempre stata del tutto lineare

«Solo la malevolenza dell’opposizione può speculare sulla posizione di Silvio Berlusconi sulle tasse, che negli ultimi quindici anni è sempre stata del tutto lineare. Per diradare ogni equivoco, la riassumiamo qui di seguito. Berlusconi ha sempre detto chiaramente che la riforma fiscale è una priorità del governo, resa impossibile dalla crisi economica ma al tempo stesso rafforzata dalla volontà di riformare le aliquote, che non possono essere riformate in tempi brevi ma lo saranno non appena la situazione economica sarà più stabile, come risulta da una lunga serie di proposte che sarebbero già in atto se la loro attuabilità non fosse condizionata dal debito pubblico, esemplarmente contenuto dagli sforzi del governo eppure ancora tale da obbligare il Consiglio dei ministri a rinunciare a quelle misure che pure sono urgenti e necessarie, senza dimenticare le imprevedibili circostanze negative che ogni paio d’anni costringono a rimandare scelte già ampiamente condivise, come l´improvvisa pioggia di meteoriti che ha reso inagibile il ministero delle Finanze, il freddo intenso, la costante minaccia di un´invasione marziana, l’anno bisesto anno funesto, la profezia di Nostradamus che collega l’abolizione dell’Irap alla fine del mondo e altre varianti che suggeriscono di non ridurre le tasse senza averle prima aumentate e di non aumentarle senza averle prima ridotte».

Che diavolo è?
Un delizioso pezzetto di Michele Serra, uscito lo scorso gennaio su Repubblica. Mi viene bene citarlo stamattina perché da oggi cominciamo a lavorare per noi stessi…

Altro enigma. In che senso da oggi cominciamo a lavorare per noi stessi?
Nel senso che fino a sabato scorso – 10 luglio – tutto quello che ci siamo trovati in busta paga è finito nelle fauci del Fisco. Da oggi, quello che prendiamo ci resta in tasca. Cinque mesi e mezzo per noi, sei mesi e mezzo per il fisco. E questo con un leader che da quando è scesa in politica non fa che prometterci la riduzione del carico fiscale. Lo dico senza acrimonia: i calcoli li ha fatti la Cgia, il prestigioso centro studi degli artigiani italiani, quello che sta a Mestre. La Cgia ci fa sapere che il “tax freedom day” – cioè il giorno in cui ci si libera finalmente dell’Agenzia delle entrate – cadeva il 20 maggio vent’anni fa e s’era già spostato al 2 giugno dieci anni dopo.

C’era però stato lo sforzo per entrare nell’euro.
Ma tra il 2000 e oggi? La crisi è degli ultimi due anni, ma la pressione fiscale non ha fatto che salire, sia nel quinquennio di Berlusconi che nel biennio di Prodi che in questo scorcio di nuova legislatura berlusconiana. Berlusconi, in campagna elettorale, ha fatto della riduzione delle tasse la sua bandiera. Subito ammainata una volta eletto. Leggo che i sondaggi dànno il premier in calo per via delle numerose gaffe degli ultimi giorni: il caso Brancher, la guerra cieca contro Fini, la legge-bavaglio, il contrasto con le Regioni. La delusione-tasse sta però alle fondamenta dell’inquietudine che attraversa l’elettorato di centro-destra, un’inquietudine destinata a durare e a crescere perché il nuovo approccio al problema, quello tanto promesso prima del voto, non s’è visto proprio, neanche in prospettiva. Visco non era stato definito un vampiro? Su questo punto non siamo stati martellati durante l’era Prodi? E ci pareva di sì, che fosse un vampiro. Ma adesso? Come dar torto allo sfottò di Michele Serra?

Come si fa ad abbassare le tasse con la crisi?
Arthur Laffer, un economista americano, negli anni Ottanta indusse Reagan a tagliare le imposte dirette disegnando su un tovagliolino di carta una curva da cui si evinceva che abbassando le aliquote le entrate fiscali crescevano. Laffer diceva che arrivati a un certo livello di pressione, la convenienza di evadere – rispetto al rischio di essere presi – era sempre più alta, sicché ogni punto in più di pressione fiscale determinava per assurdo una diminuzione delle entrate! Teoria contestata e discussa. Ma nessuno ha dimostrato che è falsa. Reagan ci credette e tagliò, con successo ed effetti benefici. Il pensiero economico di sinistra ritiene che quel decennio pose le basi per la crisi successiva, quella innescata dai tassi bassi degli anni Duemila e dai mutui offerti a chi non dava garanzie.

Critica giusta o no?
Non lo so. Fatto sta che il pensiero economico italiano è completamente tagliato fuori da questa discussione: da noi le tasse si aumentano e basta, qualche volta agendo sulle aliquote, qualche altra sulle imposte indirette, ignorando l’evasione, che sarebbe ormai a 120 miliardi (ma forse a 200), e il lavoro nero, che viaggerebbe intorno ai 250 miliardi, ma più probabilmente intorno ai 400. La vera pressione fiscale sarebbe al 52%, la più alta al mondo. Evasione e lavoro nero confermano intanto, almeno su un punto, la curva di Laffer: pressione altissima, evasione altissima. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/7/2010]