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 2011  aprile 18 Lunedì calendario

Ieri i francesi hanno bloccato i treni a Ventimiglia, con la scusa che un centinaio di black-bloc si apprestavano a passare il confine per protestare contro la politica di chiusura di Sarkozy

Ieri i francesi hanno bloccato i treni a Ventimiglia, con la scusa che un centinaio di black-bloc si apprestavano a passare il confine per protestare contro la politica di chiusura di Sarkozy. I black-bloc volevano accompagnare dall’altra parte qualche decina di tunisini. Sono rimasti tutti quanti bloccati in Italia. Nessuno si è interessato dei molti italiani e francesi che stavano viaggiando normalmente per fatti loro e che sono stati lasciati a piedi al di qua della frontiera. Del resto, questi viaggiatori non hanno neanche protestato, evidentemente consapevoli della loro irrilevanza politica. I treni soppressi per tutta la giornata sono stati 14. L’annuncio dato dalle televisioni ieri sera («Situazione che sta lentamente tornando alla normalità») va preso con beneficio di inventario. La verifica sulla normalità, cioè sulla ripresa effettiva del traffico ferroviario, andrà fatta oggi, lunedì.

Incidenti?
No. Quelli dei centri sociali hanno occupato i binari al confine. La Croce Rossa ha offerto ospitalità, nella stessa Ventimiglia, a 150 immigrati. “Ospitalità” significa: un pasto caldo e un letto dove passare la notte. Polizia, carabinieri e guardia di finanza italiani hanno controllato la situazione senza troppi problemi. Nessuna conseguenza neanche da un tentato sit-in davanti al consolato francese.

Dal punto di vista diplomatico?
Il nostro ambasciatore a Parigi ha protestato con le autorità parigine. Sono stati chiesti «chiarimenti» per le misure adottate «che appaiono illegittime e in chiara violazione dei generali principi europei». I francesi hanno risposto ufficiosamente che non c’è alcuna modifica nella politica dell’immigrazione del loro governo. La decisione – hanno detto - è stata presa solo per prevenire la protesta. Dall’altra parte del confine, a quanto pare, c’era un centinaio di attivisti antirazzisti francesi pronti a unirsi alla manifestazione. Diciamo che a Parigi si sono spaventati per una dimostrazione che avrebbe riguardato non più di cinquecento persone. In preda a questa paura hanno bloccato 14 treni e l’intero traffico ferrovario tra due potenze che sarebbero tra le prime sei della Terra.

Un’esagerazione.
Direi una colossale castroneria, da parte loro. Per prima cosa, l’attenzione degli eventuali no-global in cerca di punti del mondo dove protestare è stata attirata su Ventimiglia. Che succede se, per caso, la cittadina ligure diventa un punto d’incontro per gli incazzati del Pianeta? C’è poi la questione che Maroni e l’Italia, con la giornata di ieri, segnano un grosso punto di vantaggio nella polemica con Parigi. Bloccare i treni vuol dire mettersi di fatto fuori da Schengen. Penso che stamattina l’Europa dovrà dire qualcosa. La scusa tirata fuori nel pomeriggio – la preoccupazione per una manifestazione di qualche centinaio di persone che a Ventimiglia, pur protestando, non hanno poi fatto niente di male – è penosa.

Come può essergli venuta in mente un’idea simile?
È successo che, a quanto pare, i documenti distribuiti agli immigrati da Maroni sono molto difficili da contestare. I primi tesserini sono arrivati venerdì scorso. Si tratta del permesso di soggiorno propriamente detto, una specie di banconamt di color arancione che contiene la foto, le generalità del soggetto e le sue impronte digitali, tutto impresso in una banda magnetica. E di un altro librettino color verde che si chiama “titolo di viaggio per stranieri” e che surroga il passaporto. Questo secondo documento è stato rilasciato in base a una convenzione europea che però i francesi non hanno ancora firmato (ma neanche contestato). Ieri sera, dal ministero dell’Interno parigino, è arrivata una circolare nella quale si sostiene che per passare la frontiera ci vuole un passaporto vero. Ma sembra piuttosto una mossa disperata.

Qualcuno è riuscito a passare il confine con questi documenti?
Sì, sabato. I gendarmi sono saliti a Garavan, la prima località francese che si incontra su quella linea. A bordo c’erano i tunisini con i documenti italiani. I gendarmi hanno controllato e non hanno trovato niente da dire. Poco dopo, a Mentone, stessa scena. Testimone: il sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino. Nelle istruzioni fornite dal loro ministro dell’Interno, Claude Guéant, è anche previsto che, per entrare, si debba dimostrare di essere in grado di mantenersi: reddito minimo di 61 euro al giorno, o di 31 se si ha già un alloggio. Quelli che vanno in Francia raggiungono dei parenti, quindi l’alloggio ce l’hanno. Come fa un poliziotto francese, che magari si trova in mezzo a qualche decina di questi uomini giovani e forti, a sostenere che un signor Abdul non è in grado di tirar su trenta euro al giorno con qualche lavoretto? Difficile, molto difficile. Vedremo che cosa dirà Sarkozy a Berlusconi quando i due si incontreranno a Roma il prossimo 26 aprile. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/4/2011]