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 2011  aprile 19 Martedì calendario

Vale la pena di pubblicare per intero la lettera che il presidente della Repubblica ha inviato al vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), Michele Vietti: «Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice

Vale la pena di pubblicare per intero la lettera che il presidente della Repubblica ha inviato al vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), Michele Vietti: «Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest’anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se - a mio nome - vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. «La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta

• Reazioni?
Fini, che ieri ha incontrato i rappresentanti dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), ha detto che Napolitano «ha interpretato ancora una volta il sentimento di tutti gli italiani». Lodi della Bindi, ringraziamenti di Palamara (presidente dell’Anm). Sono le otto di sera e dal centro-destra non è per ora arrivato nessun commento.

• Si prepara un altro scontro Napolitano-Berlusconi?
Il presidente ha messo l’accento sulla storia dei manifesti. Un candidato del Pdl a Milano, di nome Roberto Lassini, ha preso con due suoi sostenitori questa iniziativa, di appiccicare manifesti con la scritta «Fuori le Br dalle Procure». Adesso è sotto inchiesta per vilipendio all’ordine giudiziario. Non bisogna torturarsi troppo il cervello per capire che i brigatisti, secondo Lessina, sarebbero i giudici che processano o indagano su Berlusconi. In città sono apparsi altri stampati: «Toghe rosse. Ingiustizia per tutti». Si indaga. Però calcando la mano su questo episodio, il presidente ha potuto accennare alle ultime intemerate del Cavaliere quasi di passaggio e persino in qualche modo derubricandole a «contrapposizioni politiche ed elettorali», a cui si deve credere fino a un certo punto e che comunque possono «degenerare». Il primo a non volere altri scontri è il capo dello Stato.

• Perché Berlusconi alza in questa maniera la polemica con i giudici? Non gli basta fare in Parlamento le leggi che lo aiutano?
Ci sono le elezioni, ed è cominciata la propaganda. Milano, in base agli ultimi sondaggi, è in pericolo: o la Moratti vince al primo turno (e comunque di un soffio) oppure, se si va al ballottaggio, il rischio che prevalga Pisapia è concreto. Berlusconi ci ha messo la faccia, candidandosi come capolista. L’attacco alle scuole pubbliche, che trasmetterebbero messaggi non adatti alla famiglia, e l’elogio delle scuole private sono esche lanciate all’elettorato cattolico perché all’eventuale secondo turno non si faccia mettere in tentazione dal suo avversario, abortista e difensore dell’eutanasia.

• Ma i giudici?
Il Cav, come al solito, si gioca tutto e vuole che le amministrative abbiano valore nazionale. L’attacco ai giudici serve a tenere alta la tensione e a dare contenuto politico a un voto solo apparentemente locale.

• Come mai perdere Milano sarebbe una tragedia?
Le fortune politiche di Berlusconi coincidono quasi con la conquista di Milano. Il centro-destra la governa dal 1996 (Albertini). Perdere Milano vuol dire anche mettere a rischio seriamente il rapporto con la Lega. La quale infatti ripete a ritornello: «Vinciamo al primo turno, vinciamo al primo turno». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/4/2011]