la Repubblica, 30 dicembre 2025
Manovra, sì alla fiducia. Lite sui soldati in città, Crosetto ferma la Lega
La Camera consegna al governo il lucchetto alla manovra. A Montecitorio sono passate da poco le nove di sera quando l’emiciclo vota la richiesta di fiducia posta dall’esecutivo. I sì sono 219, i no arrivano a 125. Stamattina l’ultimo atto: il disco verde al provvedimento chiuderà l’iter di conversione in Parlamento. A quel punto, la Finanziaria da 22 miliardi sarà legge.
Ma i passaggi finali non spengono le polemiche e le tensioni. Nella maggioranza è già tempo di nuove richieste. E di gomitate tra alleati. Prende tutto forma negli ordini del giorno, l’oggetto del contendere della seduta notturna che parte dopo l’ok alla fiducia. Tecnicamente i testi fissano impegni futuri per il governo, ma senza la forza delle norme che sono entrate nella manovra. Dal punto di vista politico, però, rilanciano battaglie perse. Almeno questo è il tentativo.
È la Lega a premere di più. Lo fa, ancora, sull’operazione “Strade sicure”: proprio un ordine del giorno tira in mezzo le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, «la minaccia terroristica e il mantenimento dell’ordine pubblico», per chiedere di rafforzare i presidi nelle città, aumentando il numero dei militari nelle stazioni e nei luoghi sensibili. Ma il parere del ministero della Difesa non è favorevole. Arriva, invece, l’invito a ritirare la proposta. Un altro altolà a una richiesta che il titolare del dicastero, Guido Crosetto, ha già respinto nelle scorse settimane. Nella notte i deputati leghisti ritirano l’odg. Per il ministro l’urgenza sia un’altra. Questa: trentamila soldati in più per le Forze armate. Una priorità che spunta in un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia, il suo partito.
Il richiamo è evidente nel passaggio in cui si chiedono all’esecutivo più risorse per «il reclutamento e l’addestramento di ulteriori unità per le Forze armate, in modo da garantire il rafforzamento delle capacità operative in tutti i domini (terrestre, marittimo, aero-spaziale e cibernetico) e per far fronte alla crescente complessità degli scenari di difesa contemporanei». A differenza del testo dei leghisti, quello dei meloniani ha il benestare dell’esecutivo.
A scuotere la manovra sono anche le pensioni. Sempre un ordine del giorno del Carroccio chiede di sospendere l’aumento dell’età pensionabile (un mese in più dal 2027, altri due mesi dall’anno successivo). Il governo prende posizione con il ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il parere? «Favorevole chiaramente, come ogni ordine del giorno che si rispetti», risponde il titolare del Tesoro ai cronisti arrivando a Montecitorio per il voto di fiducia. Poi spiega: «Noi siamo intervenuti per ridurre l’aumento» dell’età pensionabile «perché automaticamente aumentava di tre mesi dal 2027: l’abbiamo ridotto e abbiamo dovuto coprirlo con più di un miliardo». Sulla cancellazione dell’aumento, il ministro taglia corto: «Vedremo durante il 2026».
Intanto la Lega incassa il via libera all’ordine del giorno per sospendere la sterilizzazione dell’aumento, oltre all’impegno del governo a introdurre una flat tax per i giovani e a ripristinare quella incrementale. Passa anche l’istituzione di un tavolo permanente di controllo e vigilanza sulle cripto-attività e la finanza innovativa.
A chiedere di più è anche Forza Italia. Il leader degli azzurri, Antonio Tajani, mette tra gli obiettivi dell’anno prossimo l’estensione del taglio dell’Irpef fino a 60mila euro. Quando alle dieci e mezza di sera entra nel vivo l’esame degli ordini del giorno, ecco la protesta delle opposizioni. «Non c’è nulla di nulla per la scuola e la sanità, c’è solo per le armi», tuona il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte. L’ultima notte della manovra è ancora tormentata.