Corriere della Sera, 30 dicembre 2025
Vino dealcolato, c’è il via libera a produrlo in Italia
Arriva dopo un anno di confronto durissimo tra i sostenitori e i detrattori del vino senza alcol o a bassissima gradazione, il decreto interministeriale Mef e Masaf che definisce il quadro fiscale e il regime delle accise applicabile alla produzione di vini dealcolati e parzialmente dealcolati.
Ieri il ministro Francesco Lollobrigida ha spiegato che esiste adesso «un quadro normativo chiaro per poter produrre i vini dealcolati e offrire così nuove opportunità alle imprese», e ha aggiunto: «Sono certo che i nostri produttori sapranno raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo settore». Il provvedimento stabilisce chi può effettuare i processi di dealcolazione, a quali condizioni, con quali limiti quantitativi e sotto quali controlli fiscali, introducendo autorizzazioni specifiche, obblighi amministrativi e regole di circolazione del prodotto. Risolve insomma il nodo fiscale dopo che un anno fa l’Italia si era adeguata alla normativa europea che autorizza la produzione di vini dealcolati.
In questo anno si sono scontrati da un lato molti produttori, anche di cantine storiche, interessati ad un mercato in forte crescita, dall’altro i paladini del prodotto tradizionale, contrari a qualsiasi commistione tra vino dealcolato e sistema vinicolo classico, considerata una minaccia all’identità di una delle eccellenze italiane.
«Il via libera al decreto interministeriale rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore», ha commentato con soddisfazione il segretario generale in Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti. «Abbiamo fatto un po’ di pressing nel giorni scorsi – ha aggiunto Lamberto Frescobaldi, produttore e presidente di Uiv – visto che ci sono molti produttori che hanno fatto investimenti, anche di recente».
«Si tratta di un passaggio fondamentale – ha spiegato Luca Rigotti, presidente del settore vinicolo di Confcooperative Fedagripesca – che permetterà alle imprese italiane, a partire dalle cantine cooperative, che rappresentano una componente rilevante della produzione vitivinicola nazionale, di operare finalmente in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei». «La domanda di vini a più bassa gradazione – ha concluso Rigotti – non può più essere considerata una moda, ma un cambiamento di lungo periodo».