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 2025  dicembre 29 Lunedì calendario

Fabio Testi: «Insieme in discoteca: feste folli a Parigi, era gioiosa e disinibita»

«Sì, Brigitte Bardot l’ho conosciuta», dice Fabio Testi, raggiunto telefonicamente a Rio per le feste di Natale.
Conosciuta dove?
«A Parigi, da Chez Régine che era una discoteca molto rinomata, fondata dalla cantante Régine Zylberberg negli Anni 70, che stava con un italiano. Si davano feste folli e stravaganti».
Chi altri ricorda in pista?
«Beh, c’erano tanti vip, ricordo Miguel Bosé, Raquel Welch. Io stavo girando con Romy Schneider un film lì, L’importante è amare di Zulawski. A Parigi ero con la mia compagna, Ursula Andress, amica della Bardot che avrà avuto una trentina d’anni».
Brigitte prima maniera, libera, simbolo del peccato.
«Era accompagnata da un italiano, ma non era il suo fidanzato senno’ non avrebbe detto certe cose forti sui maschi, che secondo lei, non capiscono nulla delle donne».
Ballavate.
«Eccome, era il periodo di Barry White, col suo vocione profondo. Chez Régine era un locale con i soffitti bassi, tutti fatti di specchi».
Anche lei, bello come il sole fu tentato di sedurre Brigitte?
«No, Ursula è più napoletana che svizzera tedesca, gelosissima, mi stava sempre appiccicata, non mi mollava un secondo. Però…».

Però?
«Brigitte aveva un modo di parlare che sembrava voler sedurre chiunque. Era il suo modo di fare, con la sua voce piccola, così femminile, col suo broncio involontario, seduceva anche se ti parlava di un piatto di tagliatelle».
Di cosa parlavate?
«Di tutto, di vacanze, di attori e registi, a cui avrebbe detto addio di lì a qualche anno. Ci si prendeva in giro l’un l’altro. C’era voglia di divertirsi, non lo nascondo».
Com’era Brigitte?
«Gioiosa, allegra, disinibita, aveva un istinto animalesco, viveva il proprio corpo con una naturalezza sfrontata, pioniera di tante cose, femminista suo malgrado».
Il suo futuro rifiuto della chirurgia plastica?
«Fu una cosa intelligente. E amava ancora il cinema, mentre Ursula non ha mai avuto il sacro fuoco dentro di sé».
Era il simbolo del peccato.
«Ma tante donne non accettano di essere identificate soltanto con la bellezza. E poi è difficile quando hai degli esempi in casa».
A chi pensa?
«Ricordo la figlia di Raquel Welch, Tahnee si chiama, con cui ho girato una miniserie televisiva, film, Disperatamente Giulia, dove sono un medico e lei doveva fare una mammografia ma era talmente anoressica quanto la madre era giunonica, che hanno dovuto prendere una controfigura».
Si disse che Brigitte aveva rifiutato Hollywood.
«Mah, questo non lo so. Hollywood premia soltanto gli attori e le attrici americani. Dimmi un europeo che ha svoltato. Jean Gabin, Alain Delon, un film, due, e poi via».
Sophia Loren?
«D’accordo, vi ha fatto dei film, ma quelli che si ricordano li ha realizzati in Italia. Hollywood è una macchina che ti dice cosa devi dire, come vestire e comportarti. Lei non l’avrebbe accettato».
È stata un fenomeno o era anche una brava attrice?
«Io dico che lo è stata. I film si reggono su tre, quattro scene. E lì lei c’era, pensa al mambo di Piace a troppi. Schiacciava tutto con la sua presenza. Ricordo ancora i manifesti che dicevano: Dio creò la donna…E il diavolo creò Brigitte Bardot».
Ha avuto quattro mariti.
«Ho conosciuto Gigi Rizzo, il suo flirt, breve ma se ne parla ancora oggi e un motivo ci sarà. Io mi sono fermato a due mogli. E due divorzi».

La passione animalista…
«Mi sorprese. Diceva che i carnivori sono come i cannibali di un tempo. Io all’inizio pensavo fosse un atteggiamento. Poi diventò una contadina (lo diceva lei)».
I divi che precocemente si ritirano e si chiudono al mondo Mina, Battisti, Brigitte Bardot…
«Era una donna di carattere. Quando si ritirò si era tolta la soddisfazione di avere avuto tutto, e bisognerebbe essere stati nei suoi panni, allora certe decisioni che all’esterno appaiono incredibili non sono così radicali».
La sua erede?
«Francamente, non c’è».