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 2025  dicembre 28 Domenica calendario

Vendita di Repubblica, Kyriakou tra tv di destra, ottimi rapporti con Trump e Mbs

“Chi fuor li maggiori tui?”. La domanda dantesca di Farinata degli Uberti è quella che i giornalisti della Repubblica vorrebbero ora rivolgere a Theodoris “Theo” Kyriakou, 51 anni. Discendente di una famiglia di armatori greci e ceo di Antenna1 (Ant1): il gruppo multimediale ellenico che ha raggiunto con John Elkann un accordo per l’acquisto del Gruppo Gedi, cioè il giornale fondato da Scalfari, La Stampa, le radio del gruppo e Limes.
All’interrogativo, che riguarda la storia personale dei Kyriakou, il loro coinvolgimento nelle vicende politiche della Grecia, ma anche nell’attualità e nella geopolitica mondiali, prova ora a rispondere un report della giornalista greca Danai Maragoudaki, del consorzio di giornalismo Solomon, esperta di gruppi editoriali e di rapporti finanziari. Un documento “certificato per quanto riguarda la verifica delle fonti” e finanziato dall’Associazione Stampa Subalpina, il sindacato unitario dei giornalisti piemontesi, e dall’Ordine dei giornalisti del Piemonte.
Otto pagine che il sito online Professione Reporter, diretto da Andrea Garibaldi, sintetizza così: “Trump, sauditi, destra greca: Kyriakou, compratore di Repubblica, amico dei governi”. Un giudizio che pare indicare un atteggiamento sempre filogovernativo, capace di adattarsi di volta in volta alle diverse maggioranze politiche dei 32 paesi dove il Gruppo Kyriakou gestisce altrettanti canali tv in Europa, Nord America e Australia. Ma la ricostruzione più precisa della “fedina politica” di Theo Kyriakou alimenta invece parecchi dubbi sul fatto che il passaggio di proprietà in particolare di Gedi, possa avvenire senza evidenti traumi politico-culturali.
“Per quanto riguarda l’indipendenza – si legge infatti nel report – è diffusa l’autocensura. Sul governo (attualmente di destra) questo spesso porta a dare notizie in forma attenuata o presentate con cautela. Il canale tv (in Grecia, ndr) si rivolge a un pubblico conservatore”. Un esempio per tutti: nel maggio scorso, “Ant1 ha annunciato la nomina di Elizabeth Pipko come commentatrice in esclusiva. Pipko è un’ex portavoce del partito Repubblicano degli Usa e stretta collaboratrice di Trump. Nota per le sue posizioni particolarmente aggressive a favore di Israele, a sostegno della guerra in Ucraina e contro le voci democratiche: che considera una minaccia comunista”.
Gli inizi politici della dinastia, all’apparenza, sembrerebbero però indicare altri percorsi. Un bisnonno di Theo Kyriakou, Alexandros Korizis, fu infatti primo ministro greco nel 1940-1941 e si suicidò con un colpo di pistola quando i nazisti occuparono Atene. Ma sarà il padre di Theo, Minos Kyriakou, armatore e fondatore del gruppo, ad abbandonare la neutralità politica, all’inizio degli anni 90, proprio con l’apertura di Ant1: “Il primo ministro di centrodestra Konstantinos Mitsotakis (padre dell’attuale premier Kyriakos Mitsotakis) non si fidava dei tradizionali gruppi radiotv. Voleva una rete tv chiaramente allineata al suo partito, Nea Dimokratia. Secondo alcune fonti, fu in questo contesto che all’Ant1 di Kyriakou venne concessa una delle prime licenze di televisione privata… Sebbene Ant1 non avesse contratti pubblici, il gruppo ha successivamente beneficiato però di circa 170 milioni di euro in prestiti ristrutturati, attraverso meccanismi statali”.
In un’intervista rilasciata nel 1999 a BHMAgazino, Minos Kyriakou si descriveva “come un liberale, riconoscendo indirettamente il suo sostegno a Nea Dimokratia. Tuttavia, parlò anche in termini elogiativi dell’allora primo ministro Kostas Simitis (leader del Pasok, partito di centrosinistra), mantenendo così il necessario equilibrio politico”. Nel 2015, però, in occasione del referendum sul salvataggio finanziario della Grecia indetto dalla Troika, Ant1 fu criticata “per faziosità”. Nel 2019, invece, “il quotidiano Documento raccontò che Kyriakos Mitsotakis e sua moglie avevano utilizzato l’elicottero privato di Theodoris per gli spostamenti tra la residenza estiva del premier a Creta e Porto Heli, dove si trova la villa dell’imprenditore. Nella quale, nello stesso giorno, era presente un altro ospite, l’ex premier britannico Tony Blair”. La famiglia Kyriakou, spiega ancora il report, negli ultimi anni “ha fatto registrare un forte impegno nel costruire legami con l’ambiente vicino a Trump”.
Dinamiche e contatti che non si sarebbero arrestati addirittura nelle ultime settimane, “mentre la trattativa per l’acquisizione del Gruppo Gedi era già attiva”. Il 7 novembre 2025, infatti, Theodoris Kyriakou “ha ospitato ad Atene una cena ufficiale in onore di due alti membri del governo degli Stati Uniti: Doug Burgum (Segretario degli Interni) e Chris Wright (Segretario dell’Energia). L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l’Atlantic Council, uno dei principali think tank statunitensi, nel cui board siede anche Theodoris”.
Altrettanto importanti però, e forse ancora più allarmanti, i contatti dei Kyriakou con paesi e leader del Golfo Persico: dall’Arabia Saudita al Qatar. Nel maggio 2025, per esempio, Theodoris è stato invitato “a una cena di Stato a Doha in onore di Donald Trump. L’evento si è svolto durante la visita di Trump in Medio Oriente (la stesso durante la quale il presidente degli Stati Uniti e anche John Elkann hanno incontrato Mohammed bin Salman). E nel settembre 2025, il fondo sovrano Public Investment Fund (PIF), controllato proprio da bin Salman, ha acquisito il 54% del MBC Group per un valore di circa circa 2 miliardi di dollari”. Lo stesso MBC che, dal 2022, possiede il 30% di Antenna Group per un valore di 225 milioni di euro.
Nei giorni scorsi, i portavoce italiani dei Kyriakou hanno smentito che la partecipazione del fondo sovrano saudita sia in qualche modo coinvolta nell’offerta di acquisto di Gedi. Affermazioni che attendono però chiarimenti precisi sul reale assetto di Antenna Group. Per evitare che la redazione de la Repubblica debba rivolgere un giorno domande e dubbi anche al principe saudita, quello ritenuto dalla Cia americana “il mandante dell’omicidio” di Jamal Khashoggi, giornalista