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 2025  dicembre 28 Domenica calendario

Un anno record per Matteo Renzi tra giornali e televisioni

È un altro anno renzosissimo, quello che si chiude tra pochi giorni. Nel 2025 Matteo Renzi non ha fatto cadere nemmeno un governo, né ha sollevato l’asticella dei sondaggi di Italia Viva, se non di qualche impercettibile decimale; eppure, senza apparenti meriti politici, l’ex premier più intervistato al mondo ha mantenuto un livello d’attenzione su di sé incomprensibilmente elevato.
Siamo corresponsabili: da mesi coltiviamo la nostra personale sindrome di Stoccolma con il “renzometro”, un contatore che prova a tenere il passo frenetico degli interventi del Nostro. In genere ci concentriamo sulle apparizioni in tv, ma il fenomeno è ancora più impressionante sulla carta stampata. Sarà un caso la crisi dei giornali? Leggete la top five dei leader politici più interpellati del 2025: primo Antonio Tajani, 105 interviste; secondo Matteo Renzi, 73; terzo Carlo Calenda, 62; quarto Giuseppe Conte, 42; quinta Elly Schlein, 41.
Tajani fa storia a sé: il segretario di Forza Italia è soprattutto il ministro degli Esteri in un anno segnato ancora dalla guerra in Ucraina (e relative trattative per la pace) e dal genocidio del popolo palestinese; il suo primo posto non sorprende.
Dietro, ecco Matteo: 73 taccuini riempiti per lui. La media è notevole: un’intervista ogni cinque giorni. I suoi clienti più affezionati sono i giornali di Gedi, con 12 apparizioni a testa su Repubblica e Stampa; 10 sul Corriere della Sera, 7 sul Foglio, 4 sul Messaggero, solo 2 sul sobrio Sole 24 Ore (il resto è diviso tra le altre testate).
L’anno si era aperto il 3 gennaio con il titolo profetico e vagamente minaccioso del Foglio (“Parla Renzi”) e si è chiuso (per ora) alla vigilia di Natale con l’annuncio disarmante al Messaggero Veneto: “Questione Nord, la Lega ha deluso, ora tocca a noi”. In mezzo, dodici mesi di Renzi-pensiero su quasi ogni argomento dello scibile politico, con titoli notevolissimi: “Io, dalla Leopolda alla Casa Bianca. Con la prudenza non si fa il premier” (Stampa, 10 gennaio); “Non svendo il garantismo per il Campo largo. E senza di me si perde…” (Il Dubbio, 18 gennaio); “Siamo la Libia” (Foglio, 11 febbraio); “Per la pace serve lo spirito di Francesco” (Avvenire, 29 aprile); “Da noi con le bandiere di Israele e Palestina. Meloni sovietica” (Foglio, 30 maggio).
Secondo Renzi – lo ripete spesso agli affezionati intervistatori – gli elettori italiani “hanno voglia di centro”. Di sicuro ce l’hanno i giornalisti: a inseguire Matteo sul podio c’è il gemello diverso Calenda, i cui magnetici virgolettati hanno riempito i giornali ben 62 volte. Il “terzo polo” non è mai stato davvero una creatura politica, ma è addirittura “primo polo” per attenzioni mediatiche: Calenda e soprattutto Renzi vengono intervistati molto più spesso dei segretari di partiti con un peso politico notevolmente superiore. Non parliamo di Giorgia Meloni, che è un caso particolare: ai giornalisti si è concessa solo 8 volte in tutto il 2025 (e in genere agli “amici”: 2 al Messaggero, una a testa a Libero e Verità). È curioso piuttosto che Conte e Schlein – rispettivamente 42 e 41 interviste – inseguano Calenda e Renzi con più di 20 e 30 lunghezze di distacco. I criteri delle linee editoriali della grande (e piccola e media) stampa sono piuttosto chiari: meglio un politico moderato, molto meglio un politico limpidamente filo-occidentale; filo-americano, filo-ucraino e amico di Israele.
È esemplare, sotto questo profilo, la sovraesposizione di Luigi Marattin, ex renziano che si è scisso e messo alla guida di una formazione molecolare (il Partito Liberaldemocratico). I sondaggi lo collocano attorno all’1,5%, ma l’indomito Marattin è stato intervistato 37 volte nel 2025: solo 5 meno di Conte, 4 meno di Schlein, una meno del verde Angelo Bonelli (36), ben 11 più di Nicola Fratoianni (26) e addirittura 7 più di Matteo Salvini (30). È il Grande Centro: una categoria che esiste solo sui giornali cartacei (che a loro volta, purtroppo, esistono sempre di meno). Anche Riccardo Magi di +Europa ha collezionato 22 interviste: cifra lontana dai miracoli del “renzometro”, ma buttale via…