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 2025  dicembre 28 Domenica calendario

San Pietro, fermato il falso vescovo: “Voleva attaccare il pontefice”

Il giallo del finto vescovo che avrebbe potuto uccidere papa Francesco. Domenica 7 aprile, Rafael Zafra, un uomo spagnolo di 48 anni, si era presentato in piazza San Pietro travestito da vescovo. Mostrando un “celebret” falso, cioè un permesso a celebrare i sacramenti, aveva tentato di entrare in Vaticano, facendo scattare l’allarme anti-terrorismo.
Immediatamente si sono mobilitati gli agenti dell’ispettorato Vaticano e gli investigatori dell’antiterrorismo della questura, perché l’uomo, originario di Corboba, in Spagna, non ha saputo spiegare né le ragioni del travestimento, né i motivi della sua presenza a Roma. Così gli apparati di sicurezza hanno applicato tutte le procedure del caso, per accertare che non si trattasse di un lupo solitario arrivato in piazza San Pietro con l’obiettivo di attentare alla vita di Jorge Bergoglio.
In poche ore sono scattate le perquisizioni nell’istituto religioso nel cuore di Roma dove l’uomo aveva preso alloggio. E poi le verifiche con la missione africana che, secondo l’indagato, gli aveva rilasciato il “celebret”. Infine il sequestro degli indumenti religiosi e la denuncia per sostituzione di persona. Perché Zafra sarà anche cattolico ma non è un uomo di chiesa. E il movente del suo gesto resta un mistero. Gli agenti dell’ispettorato Vaticano si sono insospettiti immediatamente, quando, il 7 aprile 2024, l’hanno fermato alla porta di San Pietro.
L’uomo è stato accompagnato negli uffici di via del Mascherino. Gli sono stati sequestrati il cellulare, il lasciapassare falso, e tutti gli indumenti usati per il travestimento. Non solo quelli che aveva indosso, ma anche quelli che sono stati trovati nel suo alloggio, una stanza del convitto sacerdotale in via Monte del Gallo, nel cuore di Roma, dove gli investigatori. coordinati dal pm Saverio Francesco Musolino, hanno eseguito una perquisizione domiciliare.
La descrizione annotata sul decreto di sequestro è precisa: un abito talare viola con tanto di papalina, una stola viola, «un abito di colore nero con bordo rosso in uso ai vescovi», una mitra per le cerimonie, delle camice nere con il collarino bianco da sacerdote, un cordone da vescovo per abito talare. Infine, sono stati trattenuti in qualità di oggetti usati per commettere il reato anche una collana con un crocefisso in metallo, color argento, di nove centimetri e un anello in metallo, dipinto color oro, con una croce incisa sopra.
Le indagini si sono poi estese al finto “celebret” con il timbro della diocesi di Bangassou, in Africa. Gli investigatori hanno contattato i responsabili, che hanno negato sia di aver rilasciato il documento che di aver mai conosciuto Zafra.
Così è stata compilata una informativa che è stata recapitata in procura e Zafra è stato denunciato in stato di libertà per sostituzione di persona. L’uomo è tornato in Spagna e la vicenda ha fatto il suo corso in tribunale. Il 20 ottobre scorso si è tenuta l’udienza predibattimentale a Roma. Zafra, difeso dall’avvocato Alessio Tranfa, era accusato di false dichiarazioni sulla sua identità, ma è stato assolto, «perché il fatto – dice l’avvocato – non è previsto dalla legge come reato, rientrando tale fattispecie nell’illecito amministrativo di usurpazione di titoli e onori».
La polizia temeva che Zafra fosse un terrorista. “Io – insiste Tranfa – credo che fosse semplicemente un fervente cattolico desideroso di incontrare il Santo Padre. In ogni caso, da cittadino, ringrazio comunque l’ispettorato Vaticano per l’attenzione prestata alla tutela della sicurezza dei cittadini e dei pellegrini”. Così è stato fermato il finto vescovo che avrebbe potuto uccidere il Papa.