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 2025  dicembre 28 Domenica calendario

Israele riconosce il Somaliland. La rivolta dei governi

Da quando alla fine del 2024 l’Economist lo aveva eletto Paese dell’anno entrante, il Somaliland non aveva fatto parlare molto di sè, deludendo le aspettative dei lettori del settimanale. Poi però è arrivata la fine del 2025: e oggi improvvisamente i riflettori sono puntati sul Somaliland mai come prima. Al centro del dibattito, la decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di riconoscere – primo Paese al mondo – l’indipendenza della sottile striscia di territorio situata all’estremità nord-occidentale della Somalia, sulla costa meridionale del golfo di Aden: la regione ha dichiarato l’indipendenza nel 1991 ma da allora non è stata formalmente accettata da nessuna altra nazione. Sebbene una dozzina almeno siano quelle che fanno affari con le sue autorità, attratte dalla posizione del Paese sul Golfo di Aden e dalla stabilità del suo governo.
A spingere Netanyahu è stata la posizione strategica del Somaliland in quell’area delicatissima: ma soprattutto la possibilità, già ventilata in passato, di mandare lì una parte delle centinaia di migliaia di palestinesi che Israele vorrebbe cacciare da Gaza. Nonché quella di aggiungere un altro Paese musulmano alla lista di quelli che hanno firmato i Patti d’Abramo, riconoscendo così lo Stato ebraico.
Il riconoscimento è stato aspramente criticato da Turchia, Arabia Saudita, Iran e Qatar nonché da diversi Paesi africani: tutti, ognuno in termini diversi, hanno condannato il tentativo di Israele di creare ulteriore caos. Durissima la reazione di Hamas, che nella volontà di forzare l’emigrazione della gente di Gaza ha visto la vera ragione del riconoscimento. Ma a preoccupare gli analisti è soprattutto la nota diffusa dagli shabaab, gruppo islamista armato legato ad Al Qaeda che combatte il governo somalo dal 2006 e che ora pare pronto a spostare la sua attenzione verso il Somaliland: l’organizzazione ha dichiarato sabato di essere pronta a combattere qualsiasi tentativo da parte di Israele di «usare» la regione. «Non l’accetteremo e la combatteremo, se Dio vuole», ha dichiarato il portavoce Ali Dheere. Israele è «il più grande nemico della società islamica», recita il comunicato. Il rischio ora è quello che si apra un nuovo fronte di instabilità in una regione già esplosiva.