repubblica.it, 26 dicembre 2025
Febbre da Zootropolis, boom di richieste per la vipera blu. Ma il suo morso è letale
Lui si chiama Gary De’Snake ed è l’ultimo personaggio, immancabilmente virale, della lunga epopea Disney, protagonista di Zootropolis 2, film uscito nelle sale italiane lo scorso 26 novembre. Si tratta di una vipera indonesiana, arboricola: Trimeresurus insularis questo il nome scientifico, un serpente velenoso diffuso, in particolare, nell’area orientale di Giava e delle Piccole Isole della Sonda, in Indonesia. Ma c’è un problema: il successo planetario del film, seconda puntata della saga che racconta le irresistibili vicende di due improbabili poliziotti, la coniglietta Judy Hopps e la volpe Nick Wilde, si sta traducendo – negli Stati Uniti e in Cina – in un boom di richieste della specie sul mercato come pet. L’ebbrezza di avere in una teca il proprio Gary sarebbe quasi irresistibile. Con conseguenze potenzialmente deflagranti.
A denunciarlo sui suoi canali social è un’erpetologa svedese, Jennipher Jerrevång Uhlhorn, nota soprattutto per il suo lavoro di ricerca e divulgazione sui serpenti di tutto il mondo: “Benché il messaggio del film sia positivo, purtroppo ha portato a un’ondata di commercio irresponsabile, a beneficio di proprietari inadatti e con gravi casi di maltrattamento di animali”. Il motivo è presto detto: la vipera in questione è velenosa e il suo morso è potenzialmente letale. La sua detenzione, che in Italia è vietata come per tutti i serpenti velenosi, salvo autorizzazioni particolari per strutture pubbliche come zoo e rettilari, richiede esperienza, precauzioni e rigidi protocolli di sicurezza.
“Così, in alcuni casi i serpenti vengono sottoposti a procedure orribili in cui vengono rimossi i denti. – denuncia allora l’esperta – Gli animali vengono poi venduti ad acquirenti ignari del fatto che le vipere siano in grado di far ricrescere i denti. Una pratica che non solo è estremamente pericolosa per i custodi inesperti, ma causa anche profonde sofferenze. Molte vipere sviluppano gravi infezioni e muoiono per le ferite come conseguenza diretta della rimozione impropria dei denti. Un morso di una vipera indonesiana richiede in genere il ricovero ospedaliero e può causare gravi danni a diversi organi e, in alcuni casi, essere fatale. Possedere serpenti velenosi – prosegue Jennipher Jerrevång Uhlhorn – è una responsabilità che non deve mai essere presa alla leggera. Un addestramento adeguato, attrezzature di sicurezza appropriate, protocolli di morso consolidati e stanze e recinti a prova di fuga sono essenziali: anzi, sono misure che rappresentano appena i requisiti minimi”.
Ma è la potenziale fonte di guadagno avrebbe spinto allevatori, bracconieri e commercianti ad anteporre, come spesso accade, il profitto alla sicurezza pubblica e al benessere degli animali. In America come in Cina. Qui, la Cnn racconta dell’impennata di ricerche sulle piattaforme di e-commerce, con conseguente aumento dei prezzi: per un esemplare si paga da poche centinaia a diverse migliaia di yuan. In un Paese, la Cina, dove 17 milioni di persone possiedono animali esotici e i serpenti costituirebbero il 50% del totale degli animali domestici. Qui, peraltro, allevare la vipera indonesiana non è illegale: ecco spiegato il trend post-Zootropolis, confermato dal quotidiano cinese The Beijing News, che ha spiegato con malcelata preoccupazione che “nel film il serpente blu è dotato di tratti umani accattivanti e coraggiosi, ma il serpente velenoso nella vita reale tutto è fuorché un innocuo giocattolo alla moda”.
E se la Cnn, intercettata una serie di annunci su JD, il principale rivenditore online in Cina, ha ottenuto la rimozione degli articoli ("Proibiamo severamente la vendita di animali velenosi sulla nostra piattaforma e, una volta identificati, gli articoli vengono rimossi immediatamente”, ha spiegato un referente), c’è motivo di credere che il business continui, per vie meno ufficiali.
A raccogliere e amplificare l’allarme– tra gli altri – il divulgatore e naturalista Marco Colombo. “Non credo che l’errore sia stato inserire questo animale esotico nel film, anzi, ben venga far conoscere specie strane e rare al grande pubblico. – spiega – Bisogna piuttosto chiedersi cosa passi nella testa di uno che vede un cartoon per bambini e decide di comprare l’animale di riferimento. Si tratta di quello che si chiama effetto Nemo, era già accaduto con i pesci pagliaccio, ed è purtroppo più diffuso di quanto si pensi”. Proprio così: accade quando un film, una serie o un programma televisivo trasformano in star l’esemplare di una specie, meglio ancora se non troppo convenzionale. Spingendo – indirettamente, s’intende – le persone ad acquistarlo come animale domestico, il più delle volte senza alcuna preparazione preliminare al suo accudimento.
Ed è accaduto non solo con i pesci pagliaccio, naturalmente. Un incremento di adozioni di husky si è per esempio verificato in concomitanza con il successo de Il trono di spade; stessa musica per gufi e civette, fatalmente apparsi come messaggeri magici nella saga di Harry Potter e dunque a lungo richiesti come animali domestici in alcuni mercati, non solo dai falconieri. Lo stesso personaggio Timon, l’esuberante suricato protagonista de Il Re Leone, ha reso popolare una specie esotica che ha iniziato a intravedersi al guinzaglio anche nelle città italiane, come improbabile animale da compagnia. Prima ancora, un altro boom, effimero: i prezzi dei cani di razza dalmata, come le richieste, registrano un incremento consistente in occasione dei remake de La carica dei 101. Fino all’esempio più datato, eppure assolutamente paradigmatico: quello di Lassie, la collie protagonista di numerose produzioni cinematografiche e televisive, assurta a simbolo di fedeltà e intelligenza. A lungo, negli anni della grande popolarità della sua figura, i cani della sua razza sono stati tra i più richiesti. Stavolta, fortunatamente, senza particolari controindicazioni.