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 2025  dicembre 27 Sabato calendario

Scuola intitolata a Sergio Ramelli, scontro Cgil e FdI: “Figura divisiva”. “No, clima d’odio”

La Cgil e la Federazione Lavoratori della conoscenza della Cgil di Lecce esprimono “profondo sdegno e contrarietà nei confronti della deliberazione di giunta del Comune di Nardò dello scorso 23 dicembre” con la quale è stato deciso di intitolare il nuovo edificio scolastico di piazza ’Giulio Pastore’ a Sergio Ramelli, il militante del Fronte della gioventù ucciso nel 1975 a Milano da attivisti della sinistra extraparlamentare. La giunta della città neretina è presieduta da Pippi Mellone, da sempre esponente della destra, primo cittadino dal 2016 e per due mandati.Già militante di Casapound, il primo cittadino alle scorse elezioni regionali era candidato con la Lega.
"Sdegno – continua la Cgil – per l’ennesima provocazione contraria alla normativa ed al buon senso, da parte del sindaco Pippi Mellone.Contrarietà nel merito della questione, perché non si ravvisa alcun senso civico ed educativo nell’intitolare un luogo della cultura e dell’educazione ad un personaggio divisivo, come il povero Sergio Ramelli. Piuttosto nel nome di questo giovane, assassinato come altri militanti di destra e di sinistra in un periodo particolarmente buio della storia d’Italia – sottolinea – si persegue un obiettivo, quello della cosiddetta ’pacificazione’ in un Paese che non ha mai fatto davvero i conti con il suo passato fascista e che poco si interroga sulle cause profonde del terrorismo tra gli anni Sessanta e Ottanta.Una logica, quella della ’pacificazione’ di cui sentono il bisogno esclusivamente le formazioni politiche neofasciste o comunque eredi di una tradizione politica uscita sconfitta dalla Storia, che ha portato la il Paese in guerra, che ha vessato la classe lavoratrice, che ha limitato fortemente il processo di emancipazione femminile, che si fonda sull’odio e la violenza”.
"Nardò, e non solo – sottolineano la Cgil e la Flc Cgil Lecce – già vivono l’onta di una toponomastica che presta il fianco al revisionismo storico. Una città che è Medaglia d’oro al merito civile per aver accolto i reduci dei campi di sterminio nazifascisti non merita questa ulteriore umiliazione. Resta un mistero come possa rispondere ai valori costituzionali, come si legge nella delibera di giunta, l’idea di intitolare una scuola ad un giovane neofascista, giacché la nostra Costituzione è intrinsecamente antifascista, vieta la ricostituzione del Partito Fascista, è democratica, ripudia la guerra, combatte il razzismo e l’autoritarismo, valorizza le libertà individuali, il pluralismo e l’uguaglianza”. Infine un appello ai componenti degli organi collegiali della scuola e dell’Ufficio Scolastico provinciale, “che sono le uniche istituzioni a potersi esprimere sull’intitolazione della scuola: rivendichino l’autonomia dell’istituzione che rappresentano, valorizzino il ruolo della scuola intesa come agenzia educativa che trasmette i valori fondanti della Repubblica: solidarietà, inclusione, rispetto dei diritti e dell’uguaglianza e non luogo di celebrazione di figure divisive. Non si facciano condizionare – conclude la Cgil – dalle simpatie del ministro dell’Istruzione e dalle scomposte forzature istituzionali di un sindaco”.
Trovo aberrante che la CGIL di Lecce abbia espresso profondo sdegno per l’intitolazione di una scuola a Sergio Ramelli nel Comune di Nardò. Un atteggiamento indegno, che contribuisce ad alimentare un clima d’odio che dovrebbe essere definitivamente superato. A Milano, presso l’Istituto Molinari, proprio quest’anno il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e il Sottosegretario Paola Frassinetti hanno scoperto una targa in memoria di Sergio Ramelli, in occasione del 50° anniversario della sua uccisione. Ricordo che stiamo parlando di un ragazzo di appena diciotto anni, ucciso nel 1975 da militanti di Avanguardia Operaia, colpevole soltanto di aver espresso le proprie idee in un tema scolastico contro le Brigate Rosse. Un omicidio politico brutale che dovrebbe unire tutti nel ricordo e nella condanna della violenza. Come si può, ancora oggi, a distanza di cinquant’anni, accanirsi contro una vittima innocente? Purtroppo continua a riemergere quel clima di odio tipico degli anni ’70 e ’80, che noi della Destra speravamo fosse definitivamente archiviato. Invece, dopo mezzo secolo, c’è ancora chi sembra indulgere in nostalgie violente e chi, ancor più gravemente, finisce per schierarsi dalla parte degli assassini”. Così il deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente della commissione Affari Costituzionali della Camera ed ex vice sindaco delle Giunte di centrodestra milanesi, Riccardo De Corato.