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 2025  dicembre 27 Sabato calendario

Lite Lega-FI sulle sanzioni degli Usa. L’imbarazzo di Meloni

Nella chat dei ministri il clima è ancora vacanziero-natalizio. Ma fuori da Whatsapp, gli alleati di governo se le suonano, l’ultimo intoppo sono le sanzioni Usa contro cinque alte personalità europee, tra cui l’ex commissario Ue Thierry Breton. «Auguri di un santo Natale alla mia bellissima squadra», scrive Giorgia Meloni nel gruppo Whatsapp del consiglio dei ministri (dopo essersi lamentata proprio nell’ultimo Cdm di dover rivedere i suoi a stretto giro di posta, già lunedì, «mi rode»). «Auguri a te Giorgia e a tutti noi», rispondono Matteo Salvini e Antonio Tajani. Gli auguri non si negano a nessuno.
Sul rullo delle agenzie, perfino il giorno di Natale, compaiono però smarcamenti e attriti. Comincia la Lega, che applaude i divieti emessi dall’amministrazione Trump. La narrazione è sempre quella: stiamo con The Donald e contro Bruxelles. Per il Carroccio «a differenza dell’Europa, incapace di difendere sé stessa, gli Stati Uniti decidono di mettere regole stabilendo chi far entrare e chi no». Il partito di Salvini si dice «orgoglioso di aver votato contro il Digital Services Act voluto da un pugno di burocrati di Bruxelles, vera legge-bavaglio europea». Meloni manda auguri su Whatsapp, ma resta muta sugli schiaffi degli Stati Uniti che indignano Bruxelles e mezzo continente. Macron parla, Berlino e Londra si muovono, a Palazzo Chigi tutto tace. Sui parlamentari di FdI piomba la consegna del silenzio. Ordine di scuderia: aspettare.
Forza Italia osserva la scena con l’aria di chi non vuole rovinare il pranzo, ma neppure digerire tutto. Tajani non alza la voce («non entro nelle questioni di altri paesi», dice ai suoi). Ci pensa Massimiliano Salini, vicepresidente del gruppo Ppe in quota azzurri: «La Lega? Mi aspetterei più prudenza, credo che ancora una volta sia più un posizionamento che un giudizio sul merito. Dobbiamo difendere quello che con fatica abbiamo costruito in Ue, non va svenduto il progetto europeo per quattro voti».
Secondo l’esponente forzista, la mossa di Washington svela in realtà «una grande debolezza da parte dell’amministrazione americana, più che mostrare muscoli, scoprono le loro fragilità». Certo, per FI «anche l’Ue deve accettare la sfida dell’autocritica su molte materie», ma se c’è un tema «su cui la strada imboccata dall’Ue è stata giusta è il Digital Service Act, il provvedimento che ha originato queste sanzioni nei confronti di Breton e altri».
L’opposizione naturalmente ha gioco facile a incunearsi nelle reazioni contraddittorie che arrivano da destra. O nei silenzi della premier e di FdI. Per il dem Piero De Luca le restrizioni di viaggio adottate dagli Stati Uniti nei confronti di funzionari e cittadini europei «rappresentano un fatto gravissimo e del tutto inaccettabile, ci aspettiamo una presa di posizione chiara da parte del governo italiano nel quadro Ue, no ad ambiguità». Anche Riccardo Magi di +Europa bussa alla Farnesina e a Palazzo Chigi: «È preoccupante che la Lega, secondo partito di governo, prenda posizione a favore della scelta di Trump. Meloni e Tajani dovrebbero quanto prima prendere le distanze dal Carroccio, che isola l’Italia in Ue». Per Carlo Calenda di Azione «sulla Lega che gioisce possiamo solo stendere un velo pietoso, è la natura che spinge Salvini a cercare un padrone, Putin o Trump poco cambia per lui». Nella chat dei ministri forse qualcuno sta ancora rispondendo agli auguri. Fuori, però, la Befana arriva dall’America. E non porta dolci.